Esiste un pericoloso Barbablù che, nel suo castello maiorchino, vive indisturbato la sua esistenza da finto benefattore, protetto da una corte di lacché e spie. Ma il bibliotecario Melchor Marìn, con l’aiuto dei suoi fedeli ex sodali poliziotti, dovrà incastrarlo per rendere giustizia alla sua Cosette, caduta nelle grinfie dell’orco. Sembrerebbe la trama di un poema cavalleresco, mentre è la cruda realtà moderna che lo scrittore spagnolo Javier Cercas ci narra nel suo Il Castello di Barbablù, edito da Guanda.

Barman, qui ci vuole una pinta di cerveza fria de hielo, perché la storia è lunga…

Il padre aveva scelto il mestiere di bibliotecario che era stato quello di sua madre, per stare in qualche modo con lei e rinchiudersi con il suo fantasma o il suo miraggio nella biblioteca in cui si erano conosciuti e in cui sua madre aveva lavorato fino alla morte. fu questo che sentì, senza sapere esattamente di sentirlo: che il miraggio aveva sconfitto la realtà, il fantasma l’uomo in carne e ossa. Fu la prima volta che si vergognò di suo padre.

Cosa fare quando una figlia adolescente con la quale si sta vivendo un periodo complicato decide di non ritornare subito dalla vacanza a Maiorca e manda a dire dall’amica, che invece è rientrata, di non cercarla perché ha bisogno di giorno ancora per stare sola e pensare? Nella testa di un genitore passerebbero mille pensieri disparati ma nella testa di un genitore che è stato poliziotto, quei pensieri prendono subito un aspetto minaccioso.

Melchor Marìn, però, nelle primissime ore in cui la sua Cosette ha deciso di non rientrare, decide di mantenere a freno le sue paure e di concedere una chance a quella figlia tormentata, più che altro per mettere a tacere i propri sensi di colpa. Da pochissimo, infatti, Cosette ha saputo che quattordici anni prima sua madre non è morta investita da un pirata della strada ma è stata vittima di una vendetta nei confronti di suo padre, allora poliziotto, che aveva sgominato la banda del caso Adell. Lui non aveva avuto cuore, o forse fegato, di spiegarle cosa fosse davvero successo e, ora che la ragazza ne è venuta a conoscenza casualmente, capisce di averne tradito la fiducia.

In poco più di mezza giornata, però, le paure di Marìn diventano incubi. Cosette non è rientrata in albergo e il suo telefono risulta spento. Decide di precipitarsi a Maiorca per spingere le autorità locali a iniziare celermente le indagini, col supporto da remoto dei suoi ex colleghi, alcuni dei quali sono rimasti buoni amici. L’ispettore capo del commissariato della Terra Alta Blai e la comandante dell’Unità investigativa Paca Poch saranno decisivi nell’assalto al castello di Barbablù, dove un miliardario ricco e potente, travestito da benefattore sempre in prima linea nelle cause umanitarie, agisce con una calcolata spietatezza, approfittando di giovani donne in festini a cui sono invitati personaggi illustri, per poi filmarne le malefatte per poterli ricattare.

Parte così una concitata inchiesta personale che porterà l’ex poliziotto a confrontarsi rudemente con il suo passato.

La invase il sospetto complementare che a volte il padre la guardasse cercando sua madre morta e ne trovasse soltanto una versione banale e svalutata. era stato così che aveva iniziato a svilupparsi il fantasma (o il miraggio) ed era stata così che aveva iniziato a combattere senza saperlo contro di lui, o semplicemente a cercare di mettersi alla sua altezza. Era una lotta destinata in partenza alla sconfitta, della quale neanche lei era del tutto consapevole, e che avrebbe potuto distruggerla, o almeno trasformarla in una persona sminuita, arrendevole e insicura.

Il personaggio centrale di questa storia è proprio il personaggio assente, Cosette, della quale sembra che nessuno, tanto meno suo padre, abbia capito la psicologia.

A Cercas basta intercalare piccole parti in flash back vissute dall’interno dell’animo della giovane, per illuminarne il carattere, permettendo al lettore di capire che il gesto di Cosette è, sì, avventato ma non irragionevole, e che dietro la sua mancata volontà di ritorno a casa c’è molto di più di un capriccio di un’adolescente.

La poca avvedutezza di Cosette sta solo nel fidarsi di una ragazza conosciuta pochi giorni prima in una discoteca a Palma e di recarsi ad una festa privata in sua compagnia, circostanza che la porterà dritta nelle grinfie di Barbablù.

Cosette, l’orfana di madre, finita in mani piene di perfidia. La piccola Cosette, che porta il nome della protagonista de I Miserabili, perché era il romanzo preferito dai genitori. Cosette, l’adolescente tormentata, che non riesce a stabilire un rapporto di fiducia neanche con l’amica Elisa. Cosette, sola nel suo mondo, dalla quale neanche abili strategie psichiatriche sembrano riuscire a farla tornare. Cosette, la trasfigurata, colei che riuscirà a prendere nelle sue mani i brandelli della propria vita per farne un capolavoro.

Non aveva risposte alle domande di sua figlia. Non sapeva cosa dire […] e lui non si era azzardato a raccontarle la verità, non era stato capace di parlarle di sua madre prostituta, della sua infanzia selvaggia nel quartiere di Sant Roc, di suo padre assente, della sua rabbiosa adolescenza da orfano, dei suoi periodi in riformatorio e del suo lavoro da pusher e da pistolero per un cartello colombiano, del suo arresto e del suo processo, della sua reclusione nella prigione di Quatre Camins e della sua amicizia con il Francese e della sua scoperta dei Miserabili e della sua vocazione da poliziotto.

Alla fine della lettura de Il Castello di Barbablù, mi è rimasto un bel punto interrogativo stampato in fronte. Non sono riuscita a penetrare del tutto il personaggio di Melchor e forse ho anche capito perché. Questo resumé della vita del personaggio in poche righe mi disorienta: come è mai potuto succedere che un uomo con questo passato possa essere diventato un valente poliziotto? Come sia diventato bibliotecario alla fine credo di averlo capito, ma tutto il background umano del personaggio è impossibile che affiori in un solo romanzo.

Insomma, mi sono sentita come chi arriva in ritardo ad una festa dove non conosce nessuno, ma capisce dall’atteggiamento degli altri invitati che è appena successo qualcosa di importante, e deve aggirarsi tra la folla a carpire brandelli di conversazioni.

Lo considero ingiusto nei confronti del lettore che non ha letto i precedenti romanzi. Meno male che ho potuto orientarmi sulle puntate precedenti, leggendo l’ottima recensione di Terra alta il romanzo con cui Cercas vinse il premio Planeta nel 2019, recensito per Thriller Café da Damiano Verda.

Ho letto il secondo, perché Vero m’ha detto che c’ero io” spiega Vázques. “Indipendenza, s’intitola… poi ho letto il primo. e sai che ti dico? Che non sono male. Almeno sono divertenti, non come altri mattoni che ho dovuto mandare giù… però è vero che quel tizio s’inventa tutto. Insomma, quasi tutto: secondo me, quello stronzo non si è informato abbastanza, almeno per scrivere il secondo…”

L’espediente che usa lo scrittore per raccontare il passato del gruppo di poliziotti amici di Melchor è quello di autocitarsi, ossia di far dire ai personaggi che hanno letto le loro gesta nei libri dello scrittore Cercas, Terra Alta o Indipendenza, ma che in fondo non ci si ritrovino più di tanto perché le bugie vendono più della verità, perché sono più piacevoli e più facili da raccontare.

Non ho amato questo escamotage, perché ricorre per ben otto volte nel corso del romanzo, acuendo il mio senso di estraneità alla storia di cui sopra.

Un personaggio invece che ho amato molto è Carrasco, l’ex guardia civil, una sorta di cavaliere Jedi che attende si palesi l’eroe dall’animo cristallino per poterlo istruire sul come combattere l’orco. Solitario e dolente, coraggioso e generoso, Carrasco sarà la chiave che farà aprire il ponte levatoio del castello di Barbablù.

Chi ne uscirà, non riporterà solo la vittoria ma conseguirà la sapienza per afferrare il senso della propria vita.

Who is who?

Javier Cercas Mena è uno scrittore e saggista spagnolo. Lavora anche come opinionista per il quotidiano spagnolo El País, e per anni è stato insegnante universitario di filologia. La sua opera è principalmente narrativa, e si caratterizza per la mescolanza di vari generi letterari, l’uso del cosiddetto romanzo non-fiction e l’unione di cronaca e saggio con la finzione. Ha anche realizzato varie traduzioni di opere di altri autori. A partire dal suo romanzo di successo Soldados de Salamina, le sue opere sono state tradotte in più di venti paesi e in più di trenta lingue.

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Il castello di Barbablù
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Il castello di Barbablù
  • Cercas, Javier (Autore)

Articolo protocollato da Monica Bartolini

Monica Bartolini (Roma 1964) si afferma nel mondo della scrittura gialla con i romanzi della serie del Maresciallo Nunzio Piscopo (Interno 8 e Le geometrie dell'animo omicida, quest'ultimo finalista al Premio Tedeschi nel 2011). Nel 2010 vince il Gran Giallo Città di Cattolica per il miglior racconto italiano in ambito mystery con il racconto Cumino assassino, compreso nell'antologia 10 Piccole indagini (Delos Digital, 2020). Autrice eclettica, per I Buoni Cugini Editori pubblica nel 2016 Persistenti tracce di antichi dolori, una raffinata raccolta di racconti gialli storici che ha per filo conduttore le vicende legate al ritrovamento di alcuni reperti storici, che ancora oggi fanno bella mostra di sé nelle teche dei musei di tutto il mondo, e nel 2019 la terza investigazione del suo Maresciallo dal titolo Per interposta persona. Collabora con i siti www.thrillercafe.it e www.wlibri.com per le recensioni ed è membro dell'Associazione Piccoli Maestri - Una scuola di lettura per ragazzi e ragazze che si occupa di leggere i classici nelle scuole italiane. Bibliografia completa in www.monicabartolini.it Contatti: [email protected]

Monica Bartolini ha scritto 89 articoli: