Il cammino – Anya Niewierra
Non per tutti il passato è un posto tranquillo. Per alcuni è un luogo pericoloso da cui fuggire, da cui nascondersi per non farsi più ritrovare, perché quando il tuo passato ti scopre, allora non resta altro da fare se non morire. Lo sa bene Emil Jukić che, arrivato alla fine del suo percorso lungo il Cammino di Santiago, si suicida recidendosi la giugulare. Un suicidio apparentemente inspiegabile, il suo, che getta nello sconforto la moglie Lotte e i due figli. Per la prima volta Lotte si rende conto che non sa nulla della vita condotta dal marito, un profugo bosniaco, prima di arrivare come rifugiato in Olanda. Solo quando scopre che il corpo del vero Emil Jukić è stato ritrovato in una fossa comune, dove i serbi di Milosevich avevano gettato i resti dei bosniaci trucidati nel corso la loro pulizia etnica, Lotte comprende che Emil non era chi diceva di essere e comincia a sospettare che il passato di suo marito nasconda dei lati oscuri che lui non le ha mai rivelato, ma dei quali non è mai riuscito a liberarsi, perché “ce lo portiamo sempre appresso, il passato, anche quando ce lo siamo ormai lasciato alle spalle. E quanto più è oscuro, tanto più pesante è il fardello.”
“Il Cammino” è un bel libro, uno di quelli che spinge il lettore ad andare avanti e che evoca, in quelli non più giovanissimi come me, il ricordo di un passato terribile che nessuno vuole si ripeta.
Nella ex Jugoslavia Bosniaci, Croati e Serbi hanno convissuto in maniera pacifica per decenni. Spesso hanno unito le loro vite in matrimonio. Anche nel paese di Emil Jukić hanno vissuto tre amici inseparabili: uno bosniaco, uno croato e l’altro serbo, insieme fin dai tempi della scuola. Amici più legati di fratelli, uniti da un sentimento che pareva indissolubile. Eppure, l’odio etnico non ci ha messo molto a scalfire prima e a distruggere poi quel sentimento ritenuto incrollabile. A trasformare tuo fratello nel tuo carnefice.
Come dice uno dei personaggi del libro, quella della ex Jugoslavia è una lezione che tutti dovrebbero tenere a mente, perché è un fenomeno che tende a ripetersi. Non a caso, Anya Niewierra nota che “Negli ultimi decenni quasi ogni conflitto è iniziato con qualche personaggio assetato di potere che è riuscito a conquistarsi un gruppo di seguaci grazie alla disinformazione e alla manipolazione dei mezzi di informazione.”.
Ẻ un’affermazione che condivido. Basta guardarsi intorno, dall’Ucraina attaccata e distrutta, al Medio Oriente in fiamme, all’avanzata potente delle destre xenofobe in Europa. Negli ultimi anni sembra che l’odio etnico si sia impossessato dell’umanità. Come Anya Niewierra non si stanca di ricordare l’odio etnico, stupido, assassino e xenofobo è già esploso in Bosnia, nel 1995. Non ci è bastato l’orrore di allora per capire? Perché abbiamo dimenticato? Perché l’essere umano continua sempre a ripetere gli stessi, terribili errori?
Forse, lo studio e la cultura potrebbero rappresentare una via di salvezza, non a caso il personaggio più positivo del libro è un uomo intelligente e istruito che viene da una famiglia colta, ma la cultura nel nostro mondo sta diventando un optional e la disinformazione e le fake news regnano sovrane.
Mi vengono in mente le ultime righe de “La coscienza di Zeno”. La storia è sempre quella che ci ha raccontato Svevo oltre cento anni fa: basta che uno più folle, più cattivo, più malato degli altri dia fuoco alle polveri e troverà migliaia di pecore belanti pronte a seguirlo finché il nostro mondo non salterà in aria. Vogliamo entrare tutti nel gregge o scegliamo di restarne fuori? Possiamo farlo. Abbiamo il diritto di restare umani.
Ecco, io del libro ho vissuto soprattutto l’aspetto preoccupante di un’umanità disumana. Un aspetto che negli ultimi anni mi tormenta (le storie si ripetono sempre perversamente uguali), ma il romanzo è anche uno splendido noir, in cui si avvicendano spaccati di vita diversi mentre Lotte insegue una verità che fino alla fine non vuole mostrarsi nella sua interezza.
A dirla tutta, un piccolo difetto “Il Cammino” ce l’ha: un’eccessiva ridondanza nelle descrizioni. lo avrei sfrondato alcuni passaggi per giungere subito alla conclusione. Ma sono una lettrice impaziente e morivo dalla voglia di sapere la verità.
Una lettura da non perdere.
Redazione di Maria Cristina Grella.
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