Giuseppe Di Piazza, giornalista, scrittore e fotografo nasce nella sua amata Palermo nel 1958. Inizia la sua carriera giornalistica nel 1979 al quotidiano L’ora di Palermo e nel 1984, ormai divenuto giornalista professionista, si trasferisce a Roma per lavorare alla rivista Cooperazione del Ministero degli Affari Esteri. Proseguirà la sua folgorante carriera prima in diversi altri giornali romani e poi a Milano. Nel gennaio 2012 ha pubblicato il suo primo libro I quattro canti di Palermo (Bompiani) a cui sono seguiti: nell’aprile 2013, sempre per Bompiani, Un uomo molto cattivo, nel gennaio 2018 Malanottata (HarperCollins) che ha vinto il Premio Cortina 2018, nel marzo 2019 è uscito, sempre per HarperCollins, Il movente della vittima. A gennaio 2020 pubblica I cinque canti di Palermo che è una versione riveduta e arricchita del suo primo libro aggiungendo, ai quattro canti che hanno origine dal nome con cui gli abitanti della città chiamano la piazza che nasce dall’incrocio delle due strade principali, un quinto canto che è quello più intimo e personale che lo stesso autore definisce come il canto dell’assenza cioè quello di tutti coloro che, come lui, hanno dovuto per svariati motivi allontanarsi dalla loro mai dimenticata città natale.

Anni ottanta. Leo Salinas, poco più che ventenne, lavora come giornalista presso un quotidiano di Palermo. Anche se giovane mette tanta grinta nel suo mestiere e si trova, in quanto cronista di nera, a dover raccontare e indagare quanto succede in una Palermo stragista dove gli “ammazzamenti” per mano di mafia di uomini qualunque, picciotti, giudici e uomini dello Stato sono all’ordine del giorno. Si troverà pertanto a far luce sulla storia di Marinello e Rosalba che si amano ma purtroppo lui fa parte di una famiglia mafiosa alleata ai corleonesi e non può avere relazioni con una ragazza appartenente ad una famiglia di gente perbene e quindi i due giovani dovranno vedersela col cugino di lui che li ostacolerà affrontandoli anche con la pistola in pugno e arrivando addirittura a far pervenire loro un “avvertimento” di morte.

E poi c’è Vito Carriglio. Un mafallannu, uno che non sa fare niente, che ha sposato Rosaria Savasta ma si è dimostrato oltre che pelandrone anche violento con la moglie, che è figlia del boss Giuseppe Savasta. Dopo essere sopravvissuto a un agguato è stato buttato fuori di casa dalla stessa Rosaria ma i loro tre figli non sono più tornati dalla madre dopo un fine settimana con lui. Grazie a una telefonata anonima il nostro Leo che non ha paura “di ritornare a casa tutti i giorni con le suole delle scarpe sporche di sangue” riuscirà a capire che fine hanno fatto i tre bambini.

Incontriamo poi la storia di Giovanni Neglia che come lo definisce la famiglia era “un ladro che rubava onestamente”, ma poiché ha sbagliato a scegliere la vittima per lui le conseguenze sono state fatali. È stato, infatti, ammazzato e fatto ritrovare decapitato che secondo il codice mafioso, non scritto ma risaputo, risulta essere la massima ingiuria. Sarà la figlia Rosalia a ricostruire un puzzle con Leo per ritrovare dignità sia per il padre che per lei stessa in quanto “chi se la piglia la figlia di un uomo scippato della testa”.

Nel quarto canto viene raccontata una storia vera narrata però con altri tempi, nomi e modi. Conosciamo pertanto Mario Italo Serpotta primario di Chirurgia Vascolare presso l’Ospedale Camilliano. Il medico viene ucciso con un colpo alla nuca mentre si trovava, in compagnia della moglie, per strada fuori dal suo studio. Ma oltre al danno anche la beffa, come si suol dire, perché degli informatori della polizia, pilotati ad hoc, riferiranno che è stato ucciso in quanto collegato alla fazione perdente della mafia. Purtroppo la verità verrà fuori solo 17 anni dopo e sarà proprio Leo Salinas, tornato appositamente da Roma a Palermo, a far riaprire il caso e a ridare dignità a quell’uomo onesto il cui unico errore è stato quello di non scendere a compromessi con la mafia.

Tante sono le similitudini, evidenti, tra Giuseppe Di Piazza e il mitico Leo Salinas ed è lo stesso autore a confermarcelo in un’intervista ammettendo di essersi ispirato, nella costruzione del personaggio, proprio alle sue esperienze di giovane cronista ma ironicamente ci dice anche che Leo Salinas non è solo il suo alter ego ma è quello che lui avrebbe voluto essere da giovane.

Protagonisti principali sono senz’altro le stragi di mafia degli anni ‘80 ma c’è anche, in contrapposizione, una splendida Palermo un luogo unico ricco di storia, profumi, suoni, colori, buon cibo e mare, insomma tanta, tanta bellezza. A una lettura superficiale e poco attenta si potrebbe, erroneamente, intravedere uno scollamento tra le tragiche storie narrate e la vita dopo il lavoro al giornale del nostro cronista fatta, come quella di tutti i giovani suoi coetanei, di feste, buona musica, cene con gli amici e numerose avventure amorose ma, secondo me, qui sta proprio il messaggio che Giuseppe Di Piazza ci vuole comunicare e cioè che l’unica possibilità che ha il nostro protagonista di sopravvivere, psicologicamente parlando, è quella di tenere nettamente separato l’uomo dal cronista. Numerose, come detto prima, le donne che affiancano Salinas in quegli anni da Sophie, a Serena, a Lily ma il suo più grande sentimento, come si percepisce nell’ultimo canto, è quello per l’unica “fimmina” che, nonostante abbia un po’ tradito le sue aspettative, non può far a meno di amare: Palermo.

Tirando le somme questo bel romanzo scritto magistralmente e raccontato senza sconti e giri di parole non ha una vera e propria trama da giallo, con un movente ed un colpevole da scoprire, ma ha bensì continui confronti tra persone che rappresentano da anni il bene contro il male. In realtà forse il colore, anzi, i colori che lo contraddistinguono sono il rosa e il nero.. d’altronde… quali colori sarebbero più azzeccati per Palermo ?

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Articolo protocollato da Luisa Ferrero

Mi chiamo Luisa Ferrero, sono nata a Torino e vivo a Torino. Dopo una laurea in Materie Letterarie ho ricoperto il ruolo, per tre anni, di assistente ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino e ho poi, successivamente, insegnato nella scuola per oltre trent’anni. Divoro libri di ogni genere anche se ho una predilezione per i gialli, i thriller e i noir. Le altre mie passioni sono: il cinema, il teatro, il mare, la mia gatta e la compagnia degli amici... Di recente mi sono approcciata anche alla scrittura partecipando a numerosi corsi di scrittura creativa. Il mio racconto giallo "Un, due, tre… stella!" è stato inserito nell’antologia crime "Dieci piccoli colpi di lama" - Morellini Editore (luglio 2022) e il mio romanzo d’esordio "Cicatrici", finalista alla quinta edizione del concorso "1 giallo x 1000", è stato pubblicato il 31 marzo 2023 da 0111 Edizioni. Ah, dimenticavo... dal 2016 sono non vedente ma questo, in realtà, non è un problema in quanto per dirla come Antoine de Saint-Exupéry "l’essenziale è invisibile agli occhi".

Luisa Ferrero ha scritto 122 articoli: