Favola per rinnegati - Alessandro Bongiorni

Avevo volutamente evitato di leggere tutte le recensioni che, da un paio di settimane, rimbalzano tra blog di libri e pagine FB dedicate all’ultimo romanzo di Alessandro Bongiorni. Il titolo mi aveva accattivato immediatamente ed annoveravo già l’autore tra le mie amicizie virtuali ma, sino a quando il nostro Giuseppe Pastore non mi ha dato il via, ho deliberatamente evitato di informarmi.

E poi la Favola per rinnegati è planata finalmente sul mio comodino. Questo è probabilmente il primo (e penso anche l’ultimo) letto solo a letto. Di solito approfitto anche di tragitti e trasferte ma sono di trasloco, in questi giorni, vivo semi accampata dai miei adorabili suoceri dove ho una stanza per me, come una ragazzina, mentre Enrico dorme nella sua di quando viveva lì. Quindi posso leggere anche fino a tardi, senza che lui mi mugugni di spegnere la luce.

La Favola è il terzo episodio della saga di Rodolfo – detto Rudi (nome aggettivante) – Carrera, il poliziotto ricco da eredità che vive in pieno centro a Milano e presta servizio al commissariato San Sepolcro, alle spalle di via Torino. Praticamente il suo quartiere. Fa un mestiere da proletari, come sosteneva Pasolini (grazie Alessandro per avermelo rammentato) e si tiene la vita coi denti, rosicchiato dall’interno dal cocente senso di colpa di non aver salvato in tempo le “sue donne”, ossia le vittime del romanzo precedente. Rischia continuamente la deriva esistenziale, affogando l’angoscia in bicchieroni di scadente J&B o fracassando mobilia – messa lì appositamente- con la mazza da baseball.

Viene incaricato dell’indagine sulla strage di via san Marco quando, in una tiepida serata da aperitivi in Brera, vengono ammazzate sette ragazze e un uomo e ferite altre dieci persone, donne nella gran parte. Sembra un attacco terroristico, la stampa richiama il Bataclan, in Questura si convocano gli esperti in jihadismo, ma ben presto la pista effettua una svolta a U e i veri responsabili emergono in tutta la loro apparente innocuità. Due ragazzi, coetanei delle vittime, ma molto distanti psichicamente. Sono due incel.

Due cosa?

Esatto, nemmeno io sapevo chi fossero. E Bongiorni un po’ ce lo spiega e un po’ – bravi gli scrittori che aprono finestre di sapere stimolando approfondimenti – ci spinge a cercare notizie. Così anche io ho appreso che gli Involontary Celibate costituiscono una “subcultura online di persone che affermano di non riuscire a trovare un partner sentimentale e/o sessuale nonostante ne desiderino uno”, ma che a ben vedere non si accontentato di un/a quisque de populo ma pretendono le influencers più mipiacciate sui social, e così nella frustrazione tra ciò cui ambiscono e ciò cui pervengono (tutto-niente) si indignano e si armano. E ammazzano. Sono misogini, razzisti, incoraggiano hate speech e incitano alla violenza. Negli Usa e in Canada hanno già compiuto attacchi. Forse avete sentito parlare di Teoria Redpill, di chad (il maschio alfa) contrapposto ai c.d. normie (la gente normale) e ai c.d. betabux, gli uomini brutti ma ricchi con cui vanno le stacy, quelle avvenenti e pretenziose.

Due incel della periferia hanno compiuto la strage, d’accordo, ma il vero tema è: chi li ha armati? Dove hanno recuperato l’arma, niente meno che un kalashnikov?

Ecco affiorare il secondo tema del romanzo, anch’esso di rilevanza sociale, anch’esso di nicchia: la sorte dei c.d. under cover, gli agenti sotto copertura. Bongiorni ne tratteggia uno molto ben caratterizzato. Lo chiama Robin Rossi, detto l’Arciere, e lo colloca in situazioni borderline, dove si insinua in ambienti criminosi e traccheggia, sempre al limite fra infiltrarsi e immedesimarsi. Un personaggio fosco, decadente, isolato (la ex moglie ha persino ottenuto un ammonimento perché stia lontano dal figlio Michelino) e, come il Rudi a cui si affianca e contrappone, devastato da un senso di colpa straziante.

Il continuo palleggio di azione e di pensieri tra i due dà ritmo ad una trama originale, cucita a suon di sconfitte, di impulsività, di roghi di ciò che si era costruito, dove a metà della storia “diventano tutte questioni personali”: la strage per Carrera, il seduttore di ragazzine per l’ispettore Esposito (un imbonitore di folle molto riecheggiante il personaggio interpretato da Tom Cruise in Magnolia).

Insieme a loro e all’Arciere sfilano altri personaggi lievi, importanti, presenti: da Monica, che Rudi non riesce a lasciare andar via con l’Altro, a Marta Terrasanta, che forse ne prenderà il posto, sino a Raimondo, il clochard che ha scelto la vita di strada per espiare una colpa non esplicita, ma evocativa di sinistro stradale.

Alessandro Bongiorni è un giovane uomo molto simpatico, vivace e gentile. Quando è stato nostro ospite a Risolto Giallo ci ha regalato le sue chiacchiere (anche per merenda) e i suoi sorrisi così luminosi e in apparente contrasto con una scrittura singhiozzante, dal ritmo disarmonico, a tratti sincopata, poi più fluida e lunga. Gliel’ho paragonata al traffico, e lui si è messo a ridere.

Non so se ora andrò a leggermi le altre recensioni di Favola per rinnegati. Fatemi sapere voi se dicevano le stesse cose.

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Favola per rinnegati
  • Bongiorni, Alessandro (Autore)

Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 119 articoli: