Da un’opera prima di solito ci si attende entusiasmo, il sacro furore del narratore che finalmente trova sfogo, la freschezza di chi dà voce a idee meditate forse per tutta una vita. La posatezza tende a essere la cifra stilistica di opere più di maniera, ben addentro alla carriera di uno scrittore, quando il riciclo diventa più probabile dell’originalità, se non altro espressiva. Nel caso di P. D. James, l’opera prima è Copritele il volto, romanzo pubblicato nel 1962 che vede l’esordio del personaggio di Adam Dalgliesh, senz’altro ben noto agli amanti del mystery. Sempre nel caso dell’autrice eletta a erede di Agatha Christie, tuttavia, gran parte del fervore di cui parlavamo poc’anzi è perlomeno attenuato, a rischio di usare un eufemismo.

Di per sé l’idea di base sarebbe degna della tradizione inglese più classica. Una giovane ragazza madre, Sally Jupp, viene assunta come cameriera dalla famiglia Maxie, proprietaria di una tenuta di campagna dal passato glorioso ma attualmente male in arnese. La vecchia casa è permeata da un’atmosfera decadente che incombe sulla famiglia: la madre Eleanor dedica tutta sé stessa a prendersi cura del marito Simon, gravemente invalido; il figlio Stephen è un chirurgo dalla personalità irrisolta, per certi versi imbelle, ma capace di esercitare grande fascino sul gentil sesso; sua sorella Deborah mostra un carattere più deciso, pur con varie concessioni alla superficialità. Intorno alla famiglia orbitano poi altri personaggi, come Felix Hearne, reduce di guerra e spasimante di Deborah, o la signorina Liddell, che gestisce un ricovero per ragazze madri del cui consiglio di amministrazione fa parte anche Eleanor. È proprio la Liddell a raccomandare Sally per il posto di cameriera, dando inizio di fatto alle tragiche vicende che seguiranno.

Si parte con un primo capitolo dall’atmosfera densa, carica di presagi. Il ritmo della narrazione suggerisce l’imminenza di una disgrazia, ma inspiegabilmente la storia impiega molto, fin troppo, a decollare. La James si dilunga in elaborate descrizioni dei pensieri che agitano i personaggi, al limite del didascalico. D’altra parte, non fornisce pressoché alcun dettaglio fisico dei personaggi in questione: sappiamo che Dalgliesh è alto e di bell’aspetto, abbiamo presente che Sally è rossa di capelli e minuta, ma al di là dei pochi particolari forniti al lettore per farsi un’idea di protagonisti e comprimari, c’è ben poco materiale descrittivo su cui si possa far leva per sviluppare empatia verso di loro. Per riprendere il parallelo con la Christie, quest’ultima abbondava di dettagli nel tratteggiare i suoi personaggi, guidando i lettori nell’immaginare ambienti e volti. P. D. James invece delinea le sue figure con qualche pennellata, e spetta alla fantasia di chi legge colmare i vuoti, come se colorasse un album di disegni in bianco e nero. Da una parte, questo è certamente un afflato più moderno, ma la James spinge troppo sul pedale della cerebralità. I suoi personaggi pensano, rimuginano, architettano, rivangano, calcolano, ma di tangibile fanno ben poco. Soprattutto, fa ben poco Dalgliesh, che rimane sostanzialmente sullo sfondo per gran parte del tempo, cedendo di fatto il ruolo di motore della trama a Deborah e Felix. A giudicare soltanto da questo romanzo, viene difficile immaginare come questo investigatore sia potuto diventare un caposaldo del genere, non perché al personaggio manchino gli spunti d’interesse, ma per la parsimonia con cui l’autrice li centellina nel corso del romanzo. Manca cioè quell’elemento forte, d’impatto, dinamico, distintivo e riconoscibile che tanti autori di gialli si preoccupano di mettere fin da subito in bella evidenza, per agganciare il pubblico e fidelizzarlo.

Anzi, Copritele il volto è un esordio fin troppo compassato. La trama, dal punto di vista formale, ha tutto quello che serve per solleticare il gusto di un amante del giallo classico, ma nel suo insieme questo romanzo dà l’idea di essere un’opera a dir poco acerba, un mosaico dalle tinte sbiadite che non riesce a coinvolgere a pieno il lettore.

Semmai, decisamente riuscita è la miniserie in sei episodi prodotta nel 1985 dalla ITV Anglia. Pur discostandosi per alcuni aspetti dalla trama del romanzo, e introducendo una vera e propria sottotrama, viene valorizzata dalla buonissima prova attoriale del cast e risulta tutto sommato piacevole.

Recensione di Alessandra Ghilardi e Alessandro Rossi

 

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Copritele il volto
  • James, P. D. (Autore)

Articolo protocollato da A. Ghilardi & A. Rossi

Alessandra Ghilardi e Alessandro Rossi, rispettivamente un avvocato e un traduttore, sono due entità che condividono il medesimo spazio vitale e diversi hobby, in un accogliente open space vicino al mare. Dopo il lavoro, amano guardare serie tv, ascoltare musica e leggere, oltre naturalmente a recensire gialli e thriller, soprattutto di scuola anglosassone. Sono due appassionati camminatori, e nella prossima vita vorrebbero trasferirsi a Londra per aprire una piccola libreria indipendente.

A. Ghilardi & A. Rossi ha scritto 9 articoli: