black-black-blackL’ho detto altrove per un altro libro: talvolta, per apprezzare un testo, bisogna fare uno sforzo maggiore del solito. Non tutti gli autori sviluppano la trama del loro racconto in modo lineare, diciamo ‘classico’. Ci sono quelli che cambiano le regole, chiedono al lettore un piccolo atto di fede, stringono con lui una sorta di patto quando inizia la lettura: la sua pazienza e la sua attenzione, in cambio di una bella storia e di un bel finale a sorpresa. Perché è vero che un giallo deve avercelo necessariamente, il finale a sorpresa – altrimenti, che giallo sarebbe? – ma è anche vero che il percorso che porta dall’apertura a quest’ultimo può essere molto diverso.
Marta Sanz, nel suo “Black, black, black” fa questo. Il suo romanzo, pur tenendo fede ai punti di base di una trama di genere giallo – antefatto delittuoso, indagine e soluzione finale del mistero – li reinterpreta a modo suo, rompe con lo schema caratterizzato dalla successione delle evidenze che svelano poco a poco l’enigma a favore di un approccio che invece sembra volere arricchire in continuazione la storia, inizialmente confondendo le idee del lettore, per trovare senso e soluzione soltanto alla fine.
Per raccontarci la sua storia Marta Sanz sceglie tre narratori, tre punti di vista differenti, che ci permettono di cogliere angolature diverse di una vicenda intrigante che presenta sin dall’inizio molti lati oscuri. Essi sono Arturo Zarco, investigatore privato incaricato di indagare sull’omicidio irrisolto di Cristina Esquivel; Luz Arranz, casalinga dotata di una fervida fantasia e di un diario segreto; e infine Paula Quiñones, ex moglie di Zarco ora solo sua confidente e sparring partner dialettico. Black, black, black, per l’appunto. Ognuno di loro interpreta a modo suo il nero presente nelle righe del narrato.
L’ambientazione del romanzo è perfetta. Un condominio di Madrid. Porte che si aprono sugli spazi comuni per riversarvi voci, suoni, odori e sguardi indiscreti, momenti di vita esteriore che si contrappongono all’intimità delle mura domestiche dove si consumano drammi silenziosi, si custodiscono segreti, si lasciano agonizzare farfalle in vasetti di vetro e si covano rancori che possono sfociare in tragedie.
Arturo Zarco ispeziona queste intimità ma non le comprende a fondo; donna Luz le viola con elaborate e sanguinose fantasie; Paula sembra essere il passepartout che aprirà tutte le porte. Ognuno di essi ha un ruolo, ognuno aggiunge una tessera al cupo mosaico di questa trama davvero affascinante e ben costruita.
Lo stile della scrittura è elegante, ricco di perle delle quali va dato senz’altro merito anche a una traduzione decisamente all’altezza della situazione. Marta Sanz è una signora del giallo spagnolo, ma merita con questo libro un posto nella considerazione dei lettori italiani che ancora non la conoscono. Perché “Black, black, black” è un gran bel libro, un giallo atipico, forse, come atipici sono i suoi personaggi, ma colpisce e convince proprio per questo.
Come ho detto all’inizio, ci sono scrittori che propongono ai lettori un patto, gli chiedono di fidarsi di loro e di lasciarli fare. In cambio, promettono loro una bella storia.
Nel caso di “Black, black, black” si è trattato di una promessa mantenuta.

Articolo protocollato da Oreste Patrone



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