Alla fine di un giorno noioso - Massimo CarlottoAtteso dai tanti lettori che hanno apprezzato Arrivederci amore, ciao, recensiamo oggi Alla fine di un giorno noioso, nuovo romanzo di Massimo Carlotto che ripropone protagonista Giorgio Pellegrini.

Titolo: Alla fine di un giorno noioso
Autore: Massimo Carlotto
Editore: E/O
Anno: 2011

Trama in sintesi:
Dopo 10 anni di vita “onesta”, Pellegrini si ritrova costretto a diventare galoppino della mala a causa del suo avvocato. Vittima di un complicato incastro di interessi, è una pedina di macchinazioni più grandi di lui, costretto a subire, quando in passato non aveva esitato a rubare, rapinare, stuprare e uccidere per arrivare in alto. Adesso vorrebbe ribellarsi, tornare alla sua tranquilla esistenza di facoltoso imprenditore del Nordest ma gli anni passano per tutti e a 54 anni capisce di non essere in grado di far fronte da solo ai propri avversari… Le vie del crimine, però, sono infinite (o almeno sono tante), e Pellegrini non ha nessuna intenzione di rassegnarsi a interpretare ancora a lungo il ruolo di vittima.

Nuovo libro per Massimo Carlotto, che da alle stampe per i tipi di e/o Alla fine di un giorno noioso, seguito del bellissimo Arrivederci amore, ciao di circa dieci anni fa. Il protagonista è sempre lui, Giorgio Pellegrini, lo spietato criminale che dopo essersi ripulito il passato da terrorista commettendo le azioni più abiette, si ritrova proprietario di un locale in una città del Veneto, sposato con una donna dalla personalità insulsa che tratta come una schiava, e gestore occulto di un giro di prostituzione di alto bordo.
Brianese, l’avvocato per il cui tramite Pellegrini era riuscito a smacchiarsi la fedina penale, è ora lanciato nella carriera politica, e usa il locale del suo pupillo come base per cene ed incontri elettorali. I due fanno soldi insieme usandosi l’un l’altro in maniera quasi schietta, senza amicizia e con la fredda diffidenza di chi conosce il calibro del personaggio che ha di fronte.
Il tutto sembra andare per il meglio sino a quando Pellegrini scopre di essere stato fregato da Brianese, e di aver perso così una considerevole somma di danaro.
E’ allora che la Bestia che cova in lui, sopita ma non domata da una parvenza di civiltà affannosamente costruita, ritorna a farsi sentire reclamando vendetta. Pellegrini esce dal torpore in cui una vita appiattita dalla routine l’aveva imprigionato, e lentamente capisce di essere diventato la vittima dopo tanto tempo passato a far la parte del carnefice. Ancora una volta gli amici diventano nemici, ma questa volta il gioco è di quelli importanti, e gli avversari più forti. Brianese si rivelerà un osso assai duro da mordere, capace di contrattaccare colpo su colpo alle manovre dell’ex terrorista che tenterà prima di rifarsi dei soldi perduti, e più avanti di riprendersi la vita che l’avvocato minaccia di portargli via.
Riproporre un libro con Giorgio Pellegrini è un’idea esaltante, ma crea inevitabili aspettative nel lettore. Arrivederci amore, ciao era un libro costruito attorno a un concetto chiave, ovvero la contraddizione di uno Stato che certifica con il timbro della riabilitazione il reinserimento nella società di un uomo palesemente non reinserito, ma più cinico e malvagio che mai; un elemento disturbante che denunciava con asprezza una delle tante ragioni di malfunzionamento del nostro sistema giudiziario. Per farlo si serviva dell’essere più spregevole che Carlotto potesse inventare, cinico e cattivo, capace di qualsiasi nefandezza pur di arrivare al suo traguardo.
Con Alla fine di un giorno noioso, le legittime aspettative non vengono soddisfatte del tutto. C’è sempre il cinismo, c’è sempre la visione pessimistica del mondo, ma manca una bussola che dia direzione alla storia, e i pretesti si susseguono. Per dimostrare la cattiveria di Pellegrini si creano situazioni che a volte rischiano di sconfinare nell’incredibile, come certi aspetti del suo perverso rapporto con la moglie-burattino o con l’inevitabile amante, un po’ carenti di vitalità.
Tuttavia è bene precisare che le brutte notizie finiscono qua. Una volta scontate queste piccole delusioni di fan devoto, non può che riconoscersi come in fondo Carlotto sia sempre Carlotto: non un’oncia in meno di talento noir in questo ultimo libro. La scrittura come sempre essenziale e diretta, il ritmo degli eventi dosato alla perfezione e senza mai (e dico mai) cali di interesse nella lettura.
Si dice dei grandi scrittori che c’è un punto della loro carriera in cui potrebbero scrivere qualsiasi cosa senza che il pubblico se ne lamenti. Per alcuni significa produrre schifezze che vengono lette per pura devozione (per esempio un certo Re nato nel Maine), per altri vuol dire usare il talento come polvere magica, capace di dar sostanza a storie e personaggi che in mano ad altri funzionerebbero poco o niente. Carlotto appartiene forse a quest’ultima categoria: una penna ormai sicura di sé che scivola da sola sul foglio.
Attendendo il proseguo (non propriamente il sequel) de L’amore del bandito, Alla fine di un giorno noioso riesce a tener alta la voglia di noir.

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Articolo protocollato da Cristiano Idini

Magistrato Onorario alla Procura di Sassari, scrittore per passione e diletto, grande divoratore di libri e fumetti. Non necessariamente in quest'ordine.

Cristiano Idini ha scritto 30 articoli: