Uno dei primi libri di non fiction che siano mai stati scritti, impreziosito dalla sensazionale penna di Truman Capote.

A sangue freddo è considerato il capolavoro di Truman Capote, autore di fama mondiale grazie anche al film tratto dal suo romanzo omonimo: Colazione da Tiffany (1961) di Blake Edwards, con Audrey Hepburn.

L’ispirazione per la stesura del romanzo nacque quasi per caso quando la mattina del 16 novembre 1959 Capote lesse sul New York Times un trafiletto di cronaca nera. La notizia raccontava della sterminio della famiglia Clutter avvenuta  in Kansas; una vera e propria strage dove furono massacrati Herbert Clutter, sua moglie Bonnie e due dei quattro figli Kenyon ed Eveanna.

Capote decise di recarsi sul luogo del delitto prima ancora che gli autori venissero catturati. Ad accompagnarlo nell’impresa la scrittrice, e amica di una vita: Harper Lee (Vincitrice nel 1960 del premio Pulitzer con il romanzo Il buio oltre la siepe).

Gli agenti che si occupano del caso hanno poco elementi a disposizione: quattro cadaveri, sangue ovunque, cavi telefonici tagliati due impronte e un bottino di pochi dollari rubati. Mentre i due scrittori  interrogarono le persone del luogo e gli investigatori assegnati al caso, le indagini  portano alla cattura dei colpevoli. Dopo varie vicende, vengono arrestati, processati e condannati a morte, condanna che verrà eseguita sei anni dopo per impiccagione.

Gli assassini hanno i nomi di Perry Edward Smith e Richard Eugene Hickock. I due appena usciti dal carcere in libertà vigilata, fidandosi di una vaga informazione fornitagli da un compagno di cella sull’esistenza di una cassaforte nella casa di un agricoltore, si erano diretti nella cittadina di Holcomb, Kansas. Nella notte, una volta  penetrati in casa, non trovando né denaro né la cassaforte, avevano deciso di fare fuori tutti i membri della famiglia per poi darsi alla fuga.

Grazie alla confidenza di un carcerato la polizia riuscirà a identificarli come gli assassini dei Clutter e poi a catturarli.

Truman Capote vuole dare un resoconto giornalistico della vicenda che, inizialmente, pubblica a puntate sul New Yorker, ma poi finisce per trasformarlo in un romanzo-reportage, dando vita ad un nuovo genere letterario: il romanzo verità. Capote passerà sei anni a lavorare al libro.

A sangue freddo si apre con una fedele descrizione dello scenario: un classico e rurale villaggio del midwest, dove le persone sono poche, ci sono molti animali domestici e la gente è semplice, burbera ma gentile. Clutter è uno dei più ricchi del villaggio, dà spesso lavoro a dei forestieri nei suoi campi ed è proprio uno di questi, finito in carcere, che darà poi la falsa notizia di una cassaforte agli assassini.

Capote analizza le circostanze di questo terribile crimine e l’effetto che ha avuto sulle persone coinvolte, scavando nella natura più profonda di un crimine così efferato e sulle cause che hanno scatenato questo terribile atto di violenza che ha segnato la società americana. Sceglie di raccontare la vicenda con continui cambi di scena e ambientazione passando da Halcomb, dove avviene prima avviene il delitto e poi si svolgono le indagini, alle vicende e ai vari spostamenti degli assassini in fuga.

Lo scrittore decide di frequentare con assiduità i luoghi dell’evento e le persone che ci vivono. Inizia a descrivere la vita dei Clutter, poi intervista gli abitanti, gli investigatori,  e infine gli assassini, tutto però con apparente distacco giornalistico, senza far trasparire alcuna partecipazione emotiva.

La maggiore  attenzione viene rivolta nei confronti dei due assassini, Richard Hickock e Perry Smith, infatti non solo Capote fa conoscere gli eventi che li portano prima a uccidere i Clutter per poi essere condannati a morte, ma ne ripercorre il vissuto, l’ambiente in cui sono cresciuti e le circostanze che li hanno portati a diventare dei criminali. La cronaca degli eventi viene sviscerata fino al più piccolo, insignificante, particolare.

Capote stringe uno speciale rapporto confidenziale con uno di loro, Perry. Lo scrittore è molto colpito dal percorso di vita di quest’ultimo perché ha avuto un’infanzia e una prima giovinezza molto difficile, piena di sofferenza, di abbandoni, priva di affetto. Tutto questo fa riaffiorare in Capote dei ricordi dolorosi collegandoli alla sua infanzia altrettanto difficile e portandolo a delle similitudini con la sola differenza di aver intrapreso una strada diversa. Questa esperienza segnò a tal punto l’esperienza artistica ed umana di Capote da rimanere l’ultima sua opera portata a termine.

Nonostante il grande successo, il libro suscitò accese polemiche di carattere letterario ed etico-sociale: Capote fu accusato di una di cinismo e voyeurismo, per aver raccontato, con un distacco oggettivo, un fatto di cronaca nera così cruento.

In realtà si tratta quasi certamente del primo “romanzo-reportage” o “romanzo-verità” della storia della letteratura: dove l’autore vuole affermare il valore superiore dell’imparzialità della cronaca e dell’oggettività dei fatti, e dichiarare così l’inadeguatezza della forma del romanzo “classico” nella riflessione sulla realtà e complessità della società americana contemporanea.

A distanza di cinquant’anni, A sangue freddo viene riconosciuto da molti esperti come il libro che ha dato origine a un nuovo genere letterario, una combinazione unica di abilità giornalistica e potere immaginativo. Un romanzo avvincente e ricco di tensione emotiva: Truman Capote ha saputo riassumere con la sua scrittura brillante vari meccanismi narrativi, prendendo accorgimenti di più generi, dal giallo al thriller.

Il libro si divide in quattro parti: Gli ultimi a vederli vivi, Persone sconosciute, Risposta e L’angolo, e costringe costantemente il lettore a interrogarsi sulla società in cui vive, e ancora di più sulla sua stessa natura di essere umano.

L’abilità di Capote sta nel coinvolgere il lettore nella storia,  facendolo vivere in prima persona tutte le emozioni di una vicenda.  Il lettore, subisce poco alla volta tutta una serie di sensazioni forti: lo sconforto e la pietà nei confronti della famiglia Clutter, brutalmente assassinata, la paura che si diffonde nella piccola comunità agricola presso la quale i Clutter vivevano, la frustrazione e l’impotenza degli inquirenti che non riescono a trovare il movente per una vicenda troppo folle e cruenta per la comunità in cui sono stati abituati a vivere.

Ma la forza del romanzo sta soprattutto nella centralità e nell’importanza che riveste la storia  umana dei due autori del delitto, nella cui vita, Capote ci trascina sin dentro ai più minuti dettagli, ed è lì che troveremo le risposte sul perché, forse inevitabilmente, si è giunti a tale pazzia. Tanto che il lettore finirà, suo malgrado, ad immedesimarsi nelle figure dei due assassini, Dick Hickock e Perry Edwards. Sopratutto il secondo, Perry, (vista l’empatia di Capote nei suoi riguardi), è un personaggio talmente coinvolgente che il lettore quasi si ritrova a sperare che riesca a scampare alla forca che lo attende “all’angolo”.

Truman Capote, grazie alla sua scrittura potente, riesce a spiegare il percorso che ha portato uno dei colpevoli sia arrivato a compiere gli omicidi narrati, si convinse che Perry era uno di quelli che si possono definire  un «assassino nato»,  privo di coscienza, capace di ammazzare con il “massimo sangue freddo”.

Nonostante i due assassini provino odio verso un mondo che quasi li ha costretti a diventare come sono, il mondo normale della cosiddetta  “gente per bene,” Capote chiude con il dubbio finale sulla validità o meno della pena di morte.

Il massimo coinvolgimento con cui vive la composizione del libro sarà per Capote devastante, come dice lui stesso dichiarerà più volte, tanto da non riuscire a completare più nessun altro romanzo.

La narrazione include altri elementi oltre alla colpa inesorabile (nessuno tocchi Caino!); esiste la solitudine, l’abbandono, il disamore per la vita e per il prossimo, la follia cieca e la cattiveria ragionata, esiste la famiglia luogo di amore e di crescita e la famiglia terreno di rancori ed indifferenza.

È un libro di inchiesta fondamentalmente, che nasce come un tentativo di romanzare un fatto di cronaca, e diventa poi un reportage. Quello che lascia tra le pagine è l’affresco magnifico di una società multiforme, un’ America genuina fondata su famiglia, lavoro e rispettabilità ed un’America che genera e nutre famiglie sbagliate.

Un romanzo che  scava a fondo nei “perché” senza mai intravedere tra le pagine una sentenza di condanna o assoluzione.

Il lettore viene lasciato libero di maturare la propria opinione, dopo aver avuto modo di raccogliere tutti gli elementi strada facendo.

La nuova edizione con traduzione di  Alberto Rollo a cinquant’anni dalla prima pubblicazione celebra uno dei libri più significativi del ventesimo secolo. A sangue freddo di Truman Capote, rappresenta un caposaldo letterario ma, prima di tutto, è un grande libro, capace di emozionare e far riflettere.

Una lettura consigliata senza riserve.

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A sangue freddo
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A sangue freddo
  • Capote, Truman (Autore)

Articolo protocollato da Salvatore Chianese

Salvatore Chianese è sociologo e vive e lavora a Napoli. Adora la lettura, la musica e il cinema. Sin da bambino è attratto dal mondo del mistero e dell’horror. È cresciuto ascoltando la musica dei Queen, Led Zeppelin, Black Sabbath, Metallica, Iron Maiden, Y.J. Malmsteen… e tutto il rock hard and heavy. Nutre una venerazione per la letteratura horror di Stephen King, e dei maestri E.A. Poe e H.P. Lovecraft. Le letture che hanno segnato la sua esistenza sono Dracula di Bram Stoker, Il fuggiasco di Carlotto e Il conte di Montecristo di Dumas.

Salvatore Chianese ha scritto 41 articoli: