Andrew VachssOggi al ThrillerCafé ho l’onore di ospitare uno degli autori più significativi dell’hardboiled contemporaneo, uno scrittore che non esito a definire *fondamentale* nella libreria di ogni lettore, di genere e non, per la profondità e la drammaticità dei temi che i suoi romanzi trattano e per la sua quotidiana battaglia in difesa dei più deboli, combattuta con le armi della penna e non solo. A voi, Andrew Vachss. Uno che non le manda a dire.

[ThrillerCafe] Andrew Vachss: avvocato, investigatore federale, assistente sociale, direttore di un carcere di sicurezza per minori disadattati, inviato dell’ONU in Biafra durante la guerra. A un certo punto ha cominciato a scrivere. Come mai?
[Andrew Vachss] Volevo raggiungere una giuria più grande di qualunque altra potessi sperare di trovare in un tribunale. Ciascuno dei miei precedenti lavori (e molte delle esperienze a essi legati), mi convinsero che non potevamo sperare di *cambiare* senza conoscere la verità. Così scrissi un libro. Mentre ebbe una certa influenza nell’ambito delle comunità che si occupavano di protezione dei minori, non raggiunse il grande pubblico. Essendo un uomo della classe lavoratrice, vidi la scrittura come un modo per parlare direttamente alle persone senza possedere un giornale o un’emittente televisiva. Non avevo nessun grandioso schema, e non ho mai immaginato che sarei stato *ancora* uno scrittore dopo un quarto di secolo. Ma tutto ciò che mi serve per dimostrare che questo esperimento è stato un successo oltre i miei sogni più sfrenati sono le opportunità che mi ha dato di scrivere opere *non-fiction* sullo stesso argomento, come questo pezzo per il New York Times o questo per Parade (il magazine più distribuito d’America), e ovviamente la tangibile esistenza di PROTECT, la prima organizzazione politica per la protezione dei bambini in America.

[TC] Sono già passati 25 anni dal primo romanzo, Flood. Cosa è cambiato da allora in Andrew Vachss come scrittore? E come uomo?
[AV] Non c’è differenza nell’uomo Andrew Vachss, né nello scrittore. Tutto ciò che è cambiato è l’acquisizione di nuove armi nell’unica “guerra santa” che ne valga il nome… e l’opportunità di parlare a cittadini di altre nazioni come Fanucci mi ha appena offerto è sicuramente un’aggiunta di valore inestimabile a quell’arsenale. Percorro una linea dritta lungo il percorso che scelsi *molti* anni prima di Flood. Per alcuni, è ammirevole. Per altri, inaccettabile. Per esempio, quando incontro una vecchia fidanzata che dice: “Non sei cambiato per niente”, questo *non* è certo un complimento.

[TC] Attraverso i suoi libri ha veicolato il suo costante messaggio a favore della tutela dei minori, utilizzando il noir come mezzo di denuncia e di sensibilizzazione. Quanto è importante per lei sapere che i suoi fan la amano per questo, piuttosto che per il solo intrattenimento della lettura?
[AV] Non è importante per me *perché* la gente legge i miei libri. Ciò che è *vitale* è l’effetto che hanno su di loro. Non importa per quale motivo tu accetti l’invito al mio party, ma *io* sceglierò la musica. Se non ti piace, puoi andartene. Ma se ti piace abbastanza, ti unirai alla danza. Mi rendo conto che gran parte del mio pubblico sono “Figli del Segreto”, ma ci sono molti che arrivano grazie a recensioni, al passaparola… vogliono harboiled noir. E lo ottengono. Ciò che *davvero* ottengono (leggi: capiscono) è poi determinato dalle loro azioni.

[TC] Burke e Vachss: siete simili in tante cose, no? Ma in cosa siete diversi?
[AV] Burke è un criminale di professione. Io sono un avvocato. Ci sono persone che direbbero che le due cose sono equivalenti. Dato che Burke e io condividiamo dei valori fondamentali – come la “famiglia” scelta – le differenze riguardano più tattiche e strategie che le personalità.

[TC] In Italia abbiamo potuto leggere solo alcuni dei libri di Burke: può tracciare in breve il percorso umano del suo personaggio principale da Flood a Another Life? Come mai ha deciso di chiudere la sua serie?
[AV] Non posso descrivere brevemente il percorso di un personaggio (e una famiglia) che si è evoluta nel corso di 25 anni. La serie è stata chiusa perché l’arco della storia era completo. Una famiglia di criminali che sia una *vera* famiglia non vorrebbe mai che i suoi figli seguissero la loro strada, ma trovassero, be’, un’altra vita. Era giunto il tempo.

[TC] Al di fuori della serie, ha scritto dei romanzi stand alone, tra cui The Getaway man, in uscita a breve in Italia. Che ci può dire su questo libro, che sembra parecchio diverso per tematiche dai suoi soliti?
[AV] Non sono un fan delle sinossi – tendono a essere un mucchio di inutili aggettivi. Comunque sono *totalmente* in disaccordo sul fatto che il tema principale di questo romanzo sia differente dai miei altri. Eddie è uomo davvero innocente a cui capita anche di essere un criminale di professione. La sua ricerca di una vita per una connessione vera… una famiglia… lo pone su un percorso da cui non sterza mai. Ma il suo bisogno di una donna, di amore, e la sua ambizione di mettere le mani su abbastanza soldi per suo fratello Tim – in attesa di essere giustiziato – sigillano il suo destino.

[TC] Che progetti di scrittura e non ha in cantiere per il futuro? Prevedono in qualche modo anche l’Italia?
[AV] Avendo esplorato il mondo del vero sottoproletariato con “Haiku”, i miei prossimi due progetti saranno “Heart Transplant”, contro il problema del bullismo, specialmente tra i giovani, e che offrirà delle soluzioni *reali*, e “The Weight”, un romanzo di genere crime che mostra che gli STESSI problemi penetrano e dominano anche le vite di coloro che giurano fedeltà al codice dei criminali. Tutti questi progetti *certamente* comprendono l’Italia, un paese tra i più influenti nel mondo. Comunque, certe scelte non sono mie. Capisco bene la semplice proposizione: se “The Getaway man” vende significativamente abbastanza da convincere il suo editore che sono un investimento produttivo, vedrete allora tutti quei lavori (e altri) in Italia.

[TC] Bene, direi che è tutto: la ringrazio per la disponibilità, Mr. Vachss. Spero di poterla ospitare presto nuovamente qui, al ThrillerCafé. Indipendentemente dalle pubblicazioni italiane, la porta del locale per lei sarà sempre aperta 😉
[AV] Certamente voglio tornarci. *La* più importante arma nel kit di ogni catalizzatore di mutamenti è il passaparola. Questo necessita di un grande lavoro per diventare virale, specialmente quando il tema è così controverso che molte persone semplicemente preferiscono voltare lo sguardo… e quindi non è possibile a ogni lettore del mio lavoro farlo partire. Sono grato per l’opportunità che mi hai offerto, e spero, un giorno, che potremo parlare faccia a faccia… queste interviste via email non permettono quello che più mi piace… la sfida.

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L’intervista termina qui, ma di Andrew Vachss riparleremo a breve a proposito di The Getaway man, in pubblicazione per Fanucci. Tornate nei prossimi giorni da queste parti e ne saprete di più…

Articolo protocollato da Giuseppe Pastore

Da sempre lettore accanito, Giuseppe Pastore si diletta anche a scrivere e ha pubblicato alcuni racconti su antologie e riviste e ottenuto vittorie e piazzamenti in numerosi concorsi letterari. E' autore (assieme a S. Valbonesi) del saggio "In due si uccide meglio", dedicato ai serial killer in coppia. Dal 2008 gestisce il ThrillerCafé, il locale virtuale dedicato al thriller più noto del web.

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