Romanzo corale, uscito nel 2018 ma ancora attualissimo, che mescola più stili ma soprattutto amalgama una serie di storie che scorrono contemporaneamente in un tranquillo borgo della cintura milanese – Baggio – ormai inglobato nella città ma ancora orgogliosamente autonomo.

Quello che Angelo ha scritto – e su cui ci ha simpaticamente intrattenuto a Risolto Giallo (n.d.r. “Risolto Giallo” non è una iniziativa di Thriller Café) – è un giallo, con i classici cadaveri e i classici detective – di cui uno porta la divisa e l’altro porta, a seconda dei momenti, un saio o un giubbotto di pelle – ma caratterizzato da tratti sovrannaturali che, ben lontano dal dar fastidio o sembrare un ibrido innestato senza stile, lo portano sullo scaffale originalissimo dell’urban fantasy.

Piano reale e piano ultraterreno si intrecciano e quasi si confondono tra loro nella rappresentazione del male, dove il primo è impersonato da un personaggio apparentemente oltre ogni sospetto, un irreprensibile, un alto borghese, sotto il cui vestito (anzi, camice da primario) si nasconde un predatore schifoso, un essere abietto che si ritiene potente e impunibile, e il secondo è il male incarnato, un licantropo che a determinate condizioni si impadronisce di un corpo umano e fa strage nel borgo.

A cercare di fermare l’assassino (purtroppo solo il licantropo, perché lo stalker la fa sempre franca) convergono a Baggio il classico investigatore sulla via del tramonto, un po’ bolso, un po’ stufo, molto disilluso eppure ancora pieno di brio ed energia nella corsa spasmodica alla cattura, ed un personaggio molto misterioso, affascinante, che di quel mostro è la prima vittima ma, incredibilmente, guarito da quelle sue ferite che il personale medico riteneva mortali.

Chi sia Elazar poi al lettore viene svelato, e questo non toglie nulla all’aspetto un po’ spicy-storico del suo personaggio che, come molti altri nel romanzo, ha una faccia chiara, un lato noto, a quella scura, segreta nel suo caso laddove per altri – come il primario- è cattiva, dolosamente crudele.

La caratteristica principale della storia, però, quella che personalmente ho apprezzato di più (anche se Angelo mi ha confessato che sono una delle poche ad aver individuato la pagina in cui seminato l’indizio che porterà a svelare chi sia il licantropo) è quella che ho indicato sin dalle prime righe, ossia l’aspetto non del tutto comune che pone al centro della vicenda non un binomio assassino- investigatore, ma un intero quartiere coinvolto nella vicenda, di cui parla, si interroga, si organizza e si raccoglie attorno ai punti di incontro classici, dalla parrocchia alla pasticceria, dolendosi dei morti e unendosi agli sforzi di chi ricerca l’autore di quello scempio. Ci sono pagine in cui Angelo Basile passa abilmente da una scena necessaria alla trama, ove “accade” qualcosa di utile a farla procedere, a paragrafi apparentemente di contorno ove spigola tra quel che contemporaneamente, in quello stesso istante, altri abitanti del borgo stanno facendo e questo rende – e magistralmente, perché va proprio dato questo meritatissimo tributo all’autore – l’idea che il male non è qualcosa di astratto, di lontano, che a noi non capita, ma è proprio qui accanto, tra di noi.

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  • Basile, Angelo (Autore)

Articolo protocollato da Alessia Sorgato

Alessia Sorgato, classe 1968, giornalista pubblicista e avvocato cassazionista. Si occupa di soggetti deboli, ossia di difesa di vittime, soprattutto di reati endo-famigliari e in tema ha scritto 12 libri tra cui Giù le mani dalle donne per Mondadori. Legge e recensisce gialli (e di alcuni effettua revisione giuridica così da risparmiarsi qualche licenza dello scrittore) perché almeno li, a volte, si fa giustizia.

Alessia Sorgato ha scritto 103 articoli: