Perla nera - Liza Marklund

Il 2 luglio scorso per la collana “Farfalle” dell’editore Marsilio, tradotto da Laura Cangemi, è uscito l’ultimo romanzo della svedese Liza Marklund, intitolato “Perla Nera”. L’autrice, nata nel 1962 in un villaggio vicino al Circolo Polare Artico, è una giornalista nonché co-fondatrice di una tra le più grandi e importanti case editrici della Svezia (la Piratförlaget).  È anche una donna impegnata politicamente e nel sociale, nella difesa dei più deboli. In particolare si occupa di schiavitù infantile, ha realizzato documentari su bambini malati di HIV e AIDS, e altri sul tema della violenza domestica. Grazie a questo suo encomiabile impegno è stata insignita della nomina di ambasciatrice per l’Unicef. Al grande pubblico è nota però soprattutto per i suoi romanzi polizieschi, divenuti best-seller internazionali con circa 15 milioni di copie vendute, in particolare la serie poliziesca della reporter Annika Bengtzon, che consta di undici titoli tradotti in ben trenta lingue, alcuni dei quali acquisiti per riproduzioni cinematografiche e assurti ad autentico successo mondiale.

Dopo un accattivante e breve prologo “in media res”, le prime pagine di “Perla Nera” ci immergono in un’ambientazione esotica. Siamo sulle roventi spiagge di Manihiki, un piccolo atollo sulle isole Cook, in mezzo all’oceano Pacifico, vicino all’equatore. Le stagioni si susseguono tutte uguali, nel ritmo monotono e bonario dell’esistenza delle popolazioni indigene. Kiona vive qui, a Manihiki, con la propria famiglia. Il padre Tane è un allevatore di ostriche, così lei ogni giorno si immerge nelle acque cristalline dell’oceano a caccia delle gemme custodite sotto la conchiglia dei pregiati molluschi: le perle. Da circa due anni non arrivano più navi da Rarotonga, la vicina isola da cui provengono i rifornimenti di beni di prima necessità. Il gasolio per il generatore che fornisce energia elettrica all’isola è finito da un pezzo. L’elettricità manca da sei mesi. Tutto contribuisce a cristallizzare questo angolo remoto di mondo in una bolla senza tempo. Finché un giorno l’idillio si infrange. Siamo alla fine della stagione degli uragani del 1990 e la raccolta delle perle è appena cominciata, quando Kiona si imbatte in una “perla nera”: Erik Bergman, uno svedese con una misteriosa valigetta e una chiave (che servirà per aprire una cassetta di sicurezza), la cui barca (uno yacht Santana da trentacinque piedi) rimane incagliata nella barriera corallina al largo dell’atollo. L’incontro tra i due sarà gravido di conseguenze. Il naufragio di Erik stravolgerà infatti la serena e abitudinaria esistenza di Kiona, che si innamorerà di lui, ma presto si ritroverà a inseguire passato di quell’uomo misterioso, a ripercorrere le sue tracce subissata da inquietanti interrogativi, inseguita e minacciata, costretta a spostarsi nei quattro continenti: da Los Angeles a Londra, da Dar es Salaam a Lund. Diviene così interessante seguire il percorso della protagonista all’interno di ambientazioni e scenari sociali e culturali così diversi (l’autrice stessa ha vissuto in Italia, Israele, Gran Bretagna, Stati Uniti, Spagna, Svezia). La scelta di una protagonista femminile, affatto casuale, rende inoltre possibile una riflessione sul ruolo della donna nei vari differenti Paesi in cui si sposta la nostra protagonista.

A livello di relazioni umane questo romanzo affronta anche la complessa questione dell’appartenenza, e ci presenta la fatidica domanda “fino a che punto siamo disposti ad arrivare per proteggere le persone che amiamo?” Al tempo stesso il lettore più accorto non tarderà a scorgere delle allusioni attraverso le quali la fiction ci porta a interrogativi di livello superiore e impersonale, che riguardano la realtà e le sue controverse problematiche, l’economia globale e quale sia il prezzo che una società è disposta a pagare per il proprio agio e benessere.

Data la caratura dell’autrice e dell’editore, è quasi superfluo annotare che “Perla nera” è un giallo-thriller molto corposo (circa 500 pagine) ma confezionato in modo impeccabile, dotato di una narrazione avvincente, di personaggi intriganti e ben caratterizzati, di una trama adeguatamente intricata e coinvolgente.

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Articolo protocollato da Leonardo Dragoni

Romano, classe 1974, dottore in scienze politiche con due master e varie esperienze umane e lavorative, si è tardivamente innamorato di scrittura creativa e di narrativa, in particolar modo quella gialla e noir ad ambientazione storica, generi nei quali ha pubblicato due romanzi ("La psicologia del viola", 0111 Edizioni, 2015; "I figli dell’oblio", Clown Bianco Edizioni, 2018 - candidato al premio internazionale Lattes Grinzane).

Leonardo Dragoni ha scritto 59 articoli: