Dopo la virtuale gita Californiana con la sempre gradita (almeno per me) compagnia di Harry Bosch, si torna oggi tra i confini dello stivale per sostare all’ombra del Duomo. A tenerci compagnia sarà Per cosa si uccide, “romanzo” d’esordio del milanese Gianni Biondillo.
Titolo: Per cosa si uccide
Autore: Gianni Biondillo
Editore: Guanda
Anno di pubblicazione: 2004
ISBN: 9788882466527
Pagine: 285
Prezzo: € 14,50
Trama in sintesi:
Inizia d’estate, con un cane sgozzato, una serie di omicidi lunga un anno nel quartiere di Quarto Oggiaro, periferia di Milano. Protagonista è, suo malgrado, l’ispettore Ferraro, uomo senza particolari qualità. Separato con un figlio, vive da solo. Attorno a lui ruotano poliziotti surreali, spacciatori, imprenditori rampanti, contrabbandieri, informatori, pendolari, “sciure” e manifestanti: il popolo di una città e della sua periferia. Le indagini di Ferraro servono da pretesto narrativo per raccontare il ventre molle di Milano, vera protagonista del romanzo. “Una città – sostiene l’autore – che non vuole morire e che, se muore, comunque rinasce, con orgoglio”.
(Dalla scheda su Ibs)
Vi capita tra le mani questo libro e non ne conoscete l’autore. Lo guardate e vi chiedete: “Biondillo sì, o Biondillo no?” Bene, non vi lasciate angustiare dal dubbio, il vostro thriller barman è qui apposta per aiutarvi a decidere. Iniziamo allora con la seguente domanda: quattro episodi distinti con lo stesso protagonista sono un “romanzo”? La risposta, a mio modo di vedere, è che non lo sono. Sono quattro racconti, tenuti assieme dai personaggi e dalla cornice temporale delle stagioni che si susseguono, ma sempre racconti, indipendenti e funzionanti autonomamente l’uno dall’altro. Non necessariamente ciò dev’essere visto come un difetto, ma la dicitura in copertina è fuorviante e potrebbe deludere qualcuno, è bene che lo sappiate. Detto questo, restano non molti particolari contro cui puntare l’indice. Alcuni, come frasi forse non tanto “giuste” dal punto di vista sintattico, sono in fondo di poco conto; altri, invece, potrebbero avere più peso per alcuni lettori. In particolare c’è da dire che le trame non sono molto articolate, se non l’ultima: per gli appassionati del giallo puro potrebbero risultare insufficienti. Di contro però il libro si fa leggere facilmente e in più di un passaggio riesce a strappare un sorriso, grazie al piglio ironico con cui Biondillo narra. Per qualcuno questo sarà delizia, forse per altri croce (emblematico a tal proposito è il personaggio dell’ispettore capo Lanza, che con la sua surreale incapacità di cogliere le battute si può amare oppure odiare a seconda dei casi). A tirar le somme, in ogni caso, direi che Per cosa si uccide merita una possibilità: provatelo, potrebbe piacervi.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.