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Al bancone del Thriller Café c’è oggi lo scrittore Luca Zaffini, di cui presentiamo l’ultimo romanzo, il thriller apocalittico Penny Apocalypse.

La complessa trama si sviluppa in tre momenti: due storie, una ambientata nel 1962 a Gioia del Colle, in Puglia e una nel 2000 a Ginevra, confluiscono e si intersecano in una terza che ha luogo qualche anno dopo il 2000 in un luogo imprecisato e nebbioso del Nord Italia. È qui che l’ispettore capo presso la Seconda Divisione del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine di Roma Ettore Zema viene chiamato per una consulenza: una ragazza è stata barbaramente uccisa e il truce scenario che si presenta agli occhi degli investigatori ha tutta l’aria di celare un delitto rituale. Mediante le sue indagini e le visioni e precognizioni di cui è vittima, Ettore ha modo di appurare che si tratta effettivamente di un omicidio rituale e che è il preludio di un’apocalisse imminente ad opera di una setta di fanatici capeggiata da un certo DD. Ettore conosce bene il luogo, lui stesso ci viveva fino a due anni prima e lì vivono ancora la ex moglie e la figlia Maddalena. E proprio di loro si serviranno DD e i suoi adepti per colpire Ettore, per fermare le sue indagini, per distruggerlo. Ma perché prendere di mira proprio lui? Diviene forte il sospetto che Ettore non si trovi lì per caso… e spuntano legami col passato che, se possibile, prospettano un futuro fosco per l’intera umanità: l’intento di DD è incidere la sua volontà nella materia sin dalle origini del mondo, cancellando la creazione e cambiando la storia e il futuro. Per il passato, qualcosa è già stato fatto: prima di quella che Ettore sta cercando di sventare, altre due apocalissi sono state scatenate, una nel 1962, mediante una guerra nucleare tra Urss e Stati Uniti, e una nel 2000. Di quest’ultima è stata testimone Vera, una ricercatrice del Cern. Sarà proprio lei a fornire ad Ettore Zerma le chiavi giuste per capire e, chissà, forse anche l’aiuto necessario per opporsi a ciò che pare già scritto. Un thriller fantascientifico ambizioso e interessante che, sebbene ambientato in casa nostra, in Italia, ci riporta agli scenari futuristici di saghe intramontabili.

Luca Zaffini è nato a Pesaro nel 1974.

Il suo romanzo Painlog (Delos Books) è risultato miglior romanzo di fantascienza italiano al Premio Italia 2007. Il suo romanzo Fine del mondo a Roncosambaccio (GeMS) è stato selezionato come finalista da IoScrittore, il più importante torneo letterario del web, tra oltre 1200 candidati. Vi lasciamo qui qualche riga dell’incipit di Penny Apocalypse.

“-Con quella pannocchia ha seviziato la ragazza, e poi se l’è mangiata.
-La pannocchia?
-No.
Ettore Zema si sposta, liberando la visuale della sponda del fiume in autunno. Rami contorti minacciano un capanno di lamiera. Vi si avvicina, nel giubbotto di pelle macchiato dalle nubi plumbee e dalla vischiosa foschia che sale dalla melma. Il cielo color grafite crea un dipinto impressionista mescolandosi col sottobosco fangoso infestato da ortiche. Le foglie morte sono sangue sulla tela di un artista pazzo.
Ettore, entrando, sfiora Benvenuto Poliseno. Questi, il Sovrintendente del Gabinetto provinciale di Polizia Scientifica, è solo una macchia pallida che sbuca da un goffo cappotto canna di fucile. Ha impercettibili baffi canuti in mezzo a guance butterate da malevola acne giovanile. È lui che gli ha fornito i dettagli sulla pannocchia e sulla ragazza.
Presso l’impianto di sollevamento acque, custodito solo da sterpaglie, due tute della Polizia Scientifica vagano come bianchi fuochi fatui tra la vegetazione. Guardano verso il capanno, e fanno qualche cenno a Benvenuto. Uno dei due agenti regge in mano un oggetto come fosse una lanterna. È la pannocchia. Guanti di lattice la stringono, evanescenti idre gommose cosparse di sangue rosa, contenenti l’acido sudore dell’agente.
Ettore osserva la stamberga. Il tardo pomeriggio autunnale non riesce a illuminare l’interno delle pareti ondulate, fredde lastre rosse di ruggine e vernice scrostata. Se il fetore potesse assumere un colore sarebbe il grigio della carne avariata in un frigo ingiallito dall’età e dalla sporcizia. Il fiume scorre a pochi metri, silenzioso e letale come un boa nero. Un lampo divora l’opacità dell’aria, rendendo tutto azzurro e asettico. Le cellule fotovoltaiche feriscono Ettore con una fitta dietro gli occhi, ma ora gli consentono di vedere chiaramente.
Una smorfia increspa le labbra secche di un poliziotto a fianco di Ettore e Benvenuto. Ettore si sente la mano destra tremante, gelida e sudata. È bianca come la pancia di un pesce. La porta a coprirsi gli occhi.
C’è un tavolo di metallo, rigato e bozzato, tipo quelli per autopsia, con fori per far scolare i liquidi. Un amico di Ettore, veterinario, ne ha uno simile, con una bilancia incorporata. Il suo cane pesava 15 chili, più della manciata d’ossa composte sul tavolo. Marrone. Un osso anulare. Il resto dello scheletro scarnificato di ragazza è dormiente sul ripiano metallico. La testa è l’unica cosa perfettamente conservata. I residui di tessuti attaccati alle ossa hanno iniziato ad annerirsi e a emettere un tanfo dolciastro.
Il poliziotto dalle labbra sottili spara una battuta. – Causa di morte anoressia.
Ettore ringhia senza voltarsi.
Quando si avvicina, una nuvola nera si solleva dal corpo, volteggia nel capanno con un ronzio e torna a posarsi sullo scheletro. Mosche che posano le loro larve nelle giunture delle ossa, alla ricerca dell’ultimo calore della vita. Ettore sente un forte prurito sulla guancia, come ruvide e velocissime zampette che gli si arrampicano verso l’occhio.
Lo scheletro ha le braccia incrociate sul bacino. All’altezza del collo comincia la testa della bionda: dove le è stata tagliata la gola la pelle è sfrangiata in tanti piccoli lembi bianchi di cellule morte e asciutte, e dal grumo marrone che è il collo spuntano cose che si spandono come lacci di scarpe bagnati”.

Articolo protocollato da Simone Della Roggia

Appassionato di gialli e thriller, della buona cucina, e di bassotti (non necessariamente in quest'ordine). Scrittore a tempo perso, ovvero di notte. Passo molto tempo sui treni italiani, lo inganno leggendo.

Simone Della Roggia ha scritto 177 articoli: