Bentornati al Thriller Café! Se vi state chiedendo perché abbiamo imbottito le pareti e al posto dei cocktail vi stiamo servendo delle strane pillole colorate… beh, non preoccupatevi! Stiamo soltanto preparando l’atmosfera per la graphic novel “Mr. Evidence”, opera del trio Adriano Barone, Fabio Guaglione e Fabrizio des Dorides, edita da Sergio Bonelli Editore. Quindi, abbandonatevi comodi e fiduciosi all’abbraccio delle vostre camicie di forza e… buona lettura.

Da queste parti non parliamo spesso di fumetti, ma siamo sicuri che questo volume, il primo di una serie di otto, potrà suscitare l’interesse di molti di voi. Del resto, come afferma un saggio, il mondo si divide in due categorie: quelli che leggono fumetti e quelli che non sanno cosa si stanno perdendo.

Quattro matti, un manicomio e un mistero. La trama della storia, ridotta all’osso, è tutta qui. Il Mulholland Institute è un ospedale per la cura delle malattie mentali. Qualcuno dei suoi ospiti, però, inizia a sospettare che, al di sotto dell’apparente normalità delle terapie mediche, si celi qualcosa di inquietante. Uno strano quartetto di pazienti, ciascuno affetto da una propria particolare patologia che è al tempo stesso un punto di forza e di estrema debolezza, inizia ad indagare e a raccogliere indizi. Il primo dei quattro è Mr. Truth, il Signor Verità. Ha una memoria da elefante e soffre di un disturbo ossessivo compulsivo a causa del quale vorrebbe mettere in ordine ogni cosa, poiché a suo dire la verità sta nell’ordine.

Viene poi Mr. Pain, il signor Dolore. Ha il volto e il corpo ricoperti da garze a causa di una grave forma di eruzione cutanea, e per lui il mondo ha un solo colore: quello del dolore e della sofferenza. Questo disturbo gli garantisce però una straordinaria empatia nei confronti degli altri.

Miss Nerve, la Signora Sangue Freddo, al contrario soffre di una rara sindrome che le impedisce di percepire il dolore fisico, facendo di lei una sorta di letale macchina da guerra.

E infine c’è Mr. None, il Signor Nessuno, una specie di camaleonte delle emozioni che tende a copiare in maniera incontrollata le personalità di chi gli sta accanto, arrivando a duplicarla alla perfezione. Il suo passato è un buco nero, e tra una fase e l’altra soffre di gravi amnesie, dalle quali soltanto un tatuaggio che ha sulla mano può salvarlo.

La prova della tua esistenza”, il primo volume di questa saga, impiega gran parte delle sue ottanta pagine a schierare sul campo di gioco questi quattro personaggi e a caratterizzarli. Alla base del meccanismo narrativo, però, ci sono interrogativi profondi e molto interessanti: che cos’è il male? Qual è il suo rapporto con la sanità mentale? Siamo proprio sicuri di essere capaci di tracciare una linea di confine tra patologia e salute? E se invece fosse proprio la follia a fornirci la chiave di lettura per comprendere la realtà che ci circonda?

Sono interrogativi vertiginosi, che scatenano dubbi abissali, domande degne di filosofi come Cartesio, che sul dubbio ci ha insegnato parecchie cose, o come Michel Foucault, uno dei più acuti osservatori della follia che io abbia mai incontrato. Intrecciate a questa struttura filosofica, mille suggestioni e citazioni cinematografiche, forse troppe per elencarle tutte senza annoiarvi. Gli autori citano il film Joker con Joaquin Phoenix come una grande fonte di ispirazione, insieme a serie TV come Criminal Minds o Mindhunter. Personalmente, ci ho visto anche qualche riferimento al Memento di Christopher Nolan, o allo Split di Night Shyamalan, due dei registi che amo di più al mondo. Il sapore complessivo dell’opera, poi, mi ha fatto tornare in mente il John Doe di Roberto Recchioni, che per me è un gran bel ricordo.

Va detto, però, che malgrado il (o forse grazie al) fitto intreccio di citazioni, il trio Barone, Guaglione e des Dorides è riuscito a dare vita a un prodotto originale, che convince e coinvolge il lettore sin dalle prime pagine.

Certo, non basta una buona sceneggiatura a fare un buon fumetto. I disegni di Fabrizio des Dorides meritano un discorso a parte, perché sono semplicemente sublimi. Colori perfetti, linee dettagliate ed estremamente realistiche, ma tutt’altro che fredde. La precisione del tratto mi ha ricordato Steve Dillon (e direi che già questo è un bel complimento: se non lo conoscete andate a cercare Preacher, Hellblazer o The Punisher) ma forse è più corretto dire che des Dorides assomiglia soprattutto a se stesso, e che è molto bravo.
In breve, pensiamo che la “fabbrica dei sogni” abbia sfornato un prodotto interessante e di grande qualità. Attendiamo con ansia l’uscita dei prossimi numeri, perché pare che un serial killer si aggiri tra i corridoi del Mulholland Institute…

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Articolo protocollato da Gian Mario Mollar

Classe 1982, laureato in filosofia, Gian Mario Mollar è da sempre un lettore onnivoro e appassionato. Collabora con siti e riviste di ambito western e di recente ha pubblicato I misteri del Far West per le Edizioni il Punto d’Incontro. Lavora nell’ambito dei veicoli storici e, quando non legge, pesca o arranca su sentieri di montagna.

Gian Mario Mollar ha scritto 96 articoli: