Ana e Lucia, amiche come solo si può essere a undici anni in un paesino nascosto sui Pirenei. Un posto incredibilmente tranquillo, dove tutti si conoscono, dove i bambini vanno a scuola a piedi: eppure un giorno le due ragazzine non torneranno a casa. Nonostante le ricerche, non ci sono tracce, né indizi.
Cinque anni dopo, Ana riappare dai rottami di un’auto precipitata in una scarpata, e il caso si riaccende. Dov’è Lucia? Dove sono state le ragazze per qui lunghi interminabili anni? E chi è l’uomo, morto nell’incidente, che guidava l’auto?
Sul posto sono inviati da Madrid gli agenti Santiago Baín e Sara Campos che affiancano la polizia locale, la Guardia Civil: Ana non ricorda, o sembra non voler ricordare, cos’è successo, e la vita di Lucia potrebbe essere appesa a un filo.
Atmosfere montanare e clima di sospetti per questo bel romanzo di esordio dell’autore, che in Spagna è diventato un caso editoriale. Le indagini che Santiago e Sara devono affrontare sono difficili, il clima di omertà e di chiusura verso quei poliziotti che vengono da fuori è palpabile: anche un piccolo paese di montagna nasconde molti brutti segreti, e quello più grande di tutti – chi ha preso le due bambine 5 anni prima? – è quello più difficile da rivelare perché nessuno vuole ammettere una temibile verità: che il mostro sia uno di loro, uno che hanno incontrato tutti i giorni, forse il vicino di casa, forse l’amico.
Ognuno ha qualcosa da nascondere, a Monteperdido: sia l’agente della Guardia Civil dal passato misterioso che le famiglie delle bambine scomparse, ognuna con il suo carico di angoscia e di cose non dette. E anche Sara Campos porta in questa indagine tutto il peso del suo passato di adolescente in difficoltà, popolando le sue notti di incubi nei quali l’atmosfera di Monteperdido sembra insinuarsi.
Martínez è molto bravo a raccontare il clima che si vive in un paese di montagna, dove la natura ha qualcosa di sontuoso e nello stesso tempo minaccioso: si addentra in complessi rapporti familiari, nei quali ognuno nasconde qualcosa di sé agli altri e nessuno può dire di conoscere veramente le persone con le quali vive, e poco per volta , attraverso i due poliziotti madrileni, racconta il lato oscuro nascosto dietro la facciata da esibire ai turisti di un posto bellissimo. C’è talvolta una percezione di qualcosa di sovrannaturale che aleggia su Moteperdido, un legame profondo con la montagna che passa attraverso luoghi simbolici e miti, come una corrente sotterranea: l’autore utilizza l’elemento paesaggistico creare una atmosfera cupa che aiuta a tenere alta la tensione rispetto a una storia inquietante di violenza sui minori.
I caratteri dei personaggi sono tratteggiati con intelligenza e profondità, in particolar modo quello della misteriosa Ana che viene costruito poco per volta raccontando anche il suo legame di amore odio con Lucia.
Talvolta la storia sembra non proseguire, avvolgendosi su sé stessa, ma verso il finale – che sembrerebbe indirizzato con sicurezza verso una chiusura prevedibile – i susseguono colpi di scena che hanno la capacità di riaccendere la storia.
Un buon romanzo, nel complesso, forse non memorabile ma scritto bene e con un occhio alla trasposizione sul piccolo schermo. Ed in effetti Agustín Martínez è uno scrittore e sceneggiatore spagnolo, e con questo romanzo di esordio ha raggiunto il successo letterario: Monteperdido è stato tradotto in 10 lingue, e ne è stata tratta una serie televisiva di grande popolarità, recentemente trasmessa anche in Italia.
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