L'ora più buia di Joe WrightL’ora più buia è un film che appartiene al genere storico e biografico, è diretto da Joe Wright e ha come protagonista principale Gary Oldman. Distribuito da Universal Pictures, L’ora più buia è arrivato nelle sale italiane i 18 gennaio 2018 e, per una fortuita combinazione, lo abbiamo potuto vedere pochi mesi dopo Dunkirk di Christopher Nolan, in una visione combinata che obbliga a determinati tipi di confronti e riflessioni.

La produzione del film risale a inizio 2015 quando Universal ha acquistato lo script di Anthony McCarten, una sceneggiatura incentrata sui giorni durante i quali Winston Churchill, diventato Primo ministro della Gran Bretagna in seguito alle dimissioni di Neville Chamberlain, è costretto alla più importante decisione della sua vita.

Il suo predecessore (interpretato da Ronald Pickup) è arrivato alle dimissioni dopo una serie di mosse e decisioni altamente impopolari, su tutte l’ostinazione a cercare una soluzione politica e pacifica nei confronti dell’aggressiva espansione nazista. Churchill è stato appena nominato premier e, nel maggio 1940, si trova subito di fronte a un impegno quasi impossibile. Prendendo atto della resa francese e di una situazione europea disastrosa, che comprende fra le altre cose l’accerchiamento delle truppe britanniche e delle forze franco-belghe a Dunkerque, Churchill deve in sostanza decidere fra il tentare di trovare un accordo di pace con il regime di Hitler o, al contrario, continuare a resistere e combattere.

In precedenza Joe Wright ha diretto i seguenti lungometraggi: Orgoglio e pregiudizio (Pride & Prejudice, 2005), Espiazione (Atonement, 2007), Il solista (The Soloist, 2009), Hanna (2011), Anna Karenina (2012) e Pan – Viaggio sull’isola che non c’è (Pan) (2015).

L’ora più buia a questo punto è già stato analizzato e sviscerato in ogni possibile modo e non intendiamo inventarci nulla al solo scopo di riuscire originali, anche perché doti e pecche del film sono molto evidenti e trovano concordi quasi tutti.

Uno dei maggiori punti di forza di parecchie pellicole del regista è da sempre l’attenzione alla retorica, alla potenza del linguaggio e ai suoi effetti, e scegliendo un personaggio storico come Winston Churchill il cineasta dichiara in sostanza di voler girare un film summa di tutta la sua poetica, una pellicola che predilige l’orazione all’azione.

E avendo a disposizione alcuni fra i più noti, discussi e conosciuti discorsi del secolo scorso, così come un buon insieme di aforismi, la parte retorica de L’ora più buia è effettivamente in cassaforte.
L’altro elemento di forza del film è colui che queste parole le pronuncia. O meglio, l’attore che l’interpreta.

Gary Oldman non ha mai vinto un Oscar e ha al suo attivo solo due nomination per il più importante trofeo cinematografico: quella del 2012 per La talpa e quella di questa edizione, per L’ora più buia, alla quale arriva forte della vittoria ai Golden Globes.
Come se non bastasse l’incredibile qualità della sua recitazione, questa volta Oldman è facilitato anche da una competizione relativamente più debole rispetto ad altre annate. Dovrà infatti confrontarsi con il bravissimo Daniel Day-Lewis, che però ha già vinto qualche statuetta; con il troppo giovane Timothée Chalamet; con un Daniel Kaluuya che non pare ancora all’altezza e infine con un Denzel Washington che ha già parecchie nomination e vittorie.

Sembra quindi la congiunzione astrale migliore per il talentuoso attore britannico, anche perché è aiutato dal monumentale lavoro al trucco di Kazuhiro Tsuji, allievo di uno dei numi tutelari del campo, l’immenso Rick Baker, che di Oscar vinti nel settore make up ha ormai perso il conto.
Ora tocca al discepolo, e scopriremo presto se le oltre duecento ore passate da Oldman a farsi manipolare il volto riusciranno a fruttare qualcosa all’Academy Awards.

Per il resto ci troviamo però di fronte a una pellicola piuttosto ordinaria, fatta di molti interni e parecchi passaggi che sarebbero noiosi se non ci fosse la stella inglese a illuminarli.
Dove Dunkirk è cinèsi, L’ora più buia è stasi; dove il primo è film corale il secondo è pellicola al singolare; dove il primo corre all’aperto fra gli elementi, il nascondo si rintana negli interni, fra fumo di sigari e lauti pasti; dove Nolan filma la guerra Wright, al massimo, ne parla.
Ma non occorre guardare a queste opposizioni e contrasti come a una serie di valori positivi e negativi, ancora di più per il fatto che, appunto, abbiamo la fortuna di poter vedere entrambi i film nello stesso anno, di utilizzarli l’uno accanto all’altro come spettacolari strumenti di analisi, comprensione e decodifica storica, una coincidenza ben rara della quale dobbiamo approfittare e godere.

Sono tanti, nella storia del cinema, i film che brillano intensamente e sono ricordati più che altro per la prova dell’attore o attrice protagonista: possiamo aggiungere al gruppo anche L’ora più buia, e incrociare le dita per Gary Oldman in attesa della notte degli Oscar.

Al momento della pubblicazione di questo post, L’ora più buia ha ottenuti responsi positivi sia da parte del pubblico che dalla critica: Metacritic riporta un 75/100, IMDb ha uno score di
7,4 su 10 e infine Rotten Tomatoes concede un ottimo 86%.

Titolo italiano: L’ora più buia
Titolo originale: The Darkest Hour
Regno Unito, 2017, colore, 114 minuti
Regia: Joe Wright
Sceneggiatura: Anthony McCarten
Fotografia: Bruno Delbonnel
Montaggio: Valerio Bonelli
Musica: Dario Marianelli
Produzione: Working Title Films
Cast: Gary Oldman, Lily James, Kristin Scott Thomas

Sito ufficiale

Articolo protocollato da Simone Della Roggia

Appassionato di gialli e thriller, della buona cucina, e di bassotti (non necessariamente in quest'ordine). Scrittore a tempo perso, ovvero di notte. Passo molto tempo sui treni italiani, lo inganno leggendo.

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