L'ombra del sicomoro - John GrishamA venticinque anni di distanza dal suo primo successo, Il momento di uccidere, John Grisham rispolvera il personaggio dell’avvocato Jack Brigance in L’ombra del sicomoro, un romanzo politically correct, molto più legal che thriller.

Titolo: L’ombra del sicomoro (Sycomorerow)
Autore: John Grisham
Editore: Mondadori
Traduttori: Nicoletta Lamberti e G.L. Staffilano
Anno: 2013

Incipit: “Trovarono Seth Hubbard nel posto in cui aveva detto di essere, anche se non esattamente nelle condizioni previste. Era all’estremità di una corda, a un metro e ottantatré centimetri da terra, e ondeggiava appena nel vento.”

Clanton, Mississipi, 1988. All’avvocato Jack Brigance viene recapitata a studiouna missiva di un tale che si è suicidato due giorni prima. Seth Hubbard, un imprenditore nel ramo del legname dalla salute minata da un cancro in fase terminale, infatti, aveva deciso di farla finita impiccandosi ad un albero nella sua proprietà, ma non prima di aver lasciato precise disposizioni a Brigance in merito al proprio patrimonio: ventiquattro milioni di dollari alla domestica di colore, una piccola somma all’unico fratello che non incontrava da anni e non un centesimo ai due figli. La battaglia legale che verrà ingaggiata in tribunale per l’omologazione del testamento olografo sarà senza esclusione di colpi e Brigance più volte rischierà di soccombere sotto i colpi delle spregiudicate ma efficaci strategie dei legali dei familiari del defunto, costituitisi a frotte. L’interrogativo però che l’avvocato Brigance si pone va ben oltre il quesito posto alla giuria dal giudice Atleesulla capacità o meno di testare del suicida: perché Hubbard ha lasciato tutte le sue sostanze proprio a Lettie Lang? Un’antica disputa getta un’ombra sull’intera famiglia Hubbard, alimentando tensioni razziali mai sopite.

Se siete lettori abituali delle mie recensioni, immagino abbiate già notato che quasi sempre inizio l’analisi del testo dal titolo originale del romanzo. Anche questa volta non farò eccezione, perché la chiave di volta dell’intera vicenda narrata da Grisham sono le impiccagioni avvenute sullo stesso appezzamento di terra che ospita “la fila” di sicomori (row, come sostantivo), cagione di “una disputa” (to row, predicato) le cui vicende risalgono agli inizi del secolo scorso. Detto ciò, per l’immensa stima che ho di Grisham e per la devozione nei confronti di alcune sue opere del passato – autentiche pietre miliari del filone legal-thriller – ho divorato L’ombra del sicomoro, addirittura alternando la lettura tra la versione cartacea standard e la flipback, di minor peso e quindi più consona ai viaggi aerei. Ma mentre macinavo pagina su pagina in Patria e altrove, la lettura acquistava un retrogusto amaro perché, nonostante gli evidenti richiami a fatti e personaggi del suo primo fortunatissimo romanzo A time to kill (Il momento di uccidere) e la magistrale fluidità della prosa, Grisham questa volta mi stava deludendo proponendo un finale troppo scontato per un thriller. Giunta all’ultima pagina e scontratami con una delusione che sarebbe potuta essere cocente se fossi rimasta della miope idea che un finale a sorpresa sarebbe stato più efficace, ho fatto un passo indietro e ho iniziato a ragionare ‘a libro chiuso’.

Quando ebbi la fortuna di ascoltare la conferenza di Grisham a Libri Come, lo scorso marzo, captai un messaggio urgente che lo scrittore voleva inviare alla platea, come Uomo del Sud, prima che come scrittore, avvocato o politico, e che, presa dalla foga della lettura, avevo completamente dimenticato: l’odio razziale è ancora vivo e, nonostante gli sforzi profusi a tutti i livelli dalle istituzioni e dal governo federale, la mala pianta non è stata sradicata.
Alla luce di ciò, mi sono persuasa che il tornare indietro alla fine degli anni ’80 nella narrazione, in una sorta di continuum con il caso Hailey, sia servito allo scrittore per poter rappresentare con maggior forza che la situazione sociale è ancora sostanzialmente ferma ad allora, nonostante l’avvento di epocali cambiamenti come quello, su tutti, della recente riconferma alla Casa Bianca di un Presidente di colore.
L’ombra del sicomoro, quindi, rappresenta un ulteriore passo avanti nell’impegno politico che Grisham riversa nella scrittura, impegno al quale può anche permettersi di sacrificare qualcosina sul versante thriller: stigmatizzare con rinnovato vigore qualsiasi manifestazione anche strisciante di odio razziale e introdurre a chiare lettere il concetto di tolleranza.
Se l’impegno sociale di Grisham, quindi, sembra aver preso il sopravvento sulla parte letteraria, non v’è dubbio, invece, che la genialità di Grisham-avvocato ha fatto sì che il diritto successorio sia stato elevato a più nobili fini letterari. In quest’ottica il romanzo si può certamente definire un capolavoro…legale!

Note della Rossa

“Ho scelto lei perché ha la reputazione di persona onesta e perché ho ammirato il suo coraggio durante il processo di Carl Lee Hailey. Ho la netta sensazione che sia un fautore della tolleranza, qualcosa di cui si avverte tristemente la carenza in questa parte di mondo.” (pag. 57, versione Flipback)
SOTTOLINEATO perché… viene esplicitato il motivo – di cui parlavo poco sopra – per cui Grisham ha rispolverato il personaggio di Jack Brigance.

“Vedi! Sei troppo coinvolto emotivamente per cavarne qualcosa di buono. Hai uno sciocco per cliente.” (pag. 331)
CASSATO perché… un tipo in gamba come Jack avrebbe dovuto sapere che “un avvocato che si difende da solo ha uno sciocco per cliente”!

Curiosità sul libro

L’albero di sicomoro del titolo originale non deve essere confuso con il sicomoro “biblico”. La foglia che campeggia sulla copertina, infatti, non appartiene al ficus sycomorus diffuso in Africa e in Medio Oriente, ma al platanus occidentalis o platano della Virginia, chiamato anche sicomoro americano. Vero è, comunque, che nell’immaginario collettivo il sicomoro rimanda immediatamente ad un suicidio per impiccagione, tema centrale dell’intera trama. Perché questa puntualizzazione “arborea”? La foglia del platano la riconoscerei tra milioni perché sono allergica al polline della pianta!

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L'ombra del sicomoro
  • Grisham, John (Autore)

Articolo protocollato da Monica Bartolini

Monica Bartolini (Roma 1964) si afferma nel mondo della scrittura gialla con i romanzi della serie del Maresciallo Nunzio Piscopo (Interno 8 e Le geometrie dell'animo omicida, quest'ultimo finalista al Premio Tedeschi nel 2011). Nel 2010 vince il Gran Giallo Città di Cattolica per il miglior racconto italiano in ambito mystery con il racconto Cumino assassino, compreso nell'antologia 10 Piccole indagini (Delos Digital, 2020). Autrice eclettica, per I Buoni Cugini Editori pubblica nel 2016 Persistenti tracce di antichi dolori, una raffinata raccolta di racconti gialli storici che ha per filo conduttore le vicende legate al ritrovamento di alcuni reperti storici, che ancora oggi fanno bella mostra di sé nelle teche dei musei di tutto il mondo, e nel 2019 la terza investigazione del suo Maresciallo dal titolo Per interposta persona. Collabora con i siti www.thrillercafe.it e www.wlibri.com per le recensioni ed è membro dell'Associazione Piccoli Maestri - Una scuola di lettura per ragazzi e ragazze che si occupa di leggere i classici nelle scuole italiane. Bibliografia completa in www.monicabartolini.it Contatti: [email protected]

Monica Bartolini ha scritto 96 articoli: