Legittima vendetta – S. A. Cosby
Ike Randolph e Buddy Lee Jenkins hanno un passato criminale, ma oggi non potrebbero essere più diversi.
Afroamericano il primo, ex membro di una fra le più violente e temute gang, dopo il carcere ha svoltato e ora è un imprenditore di successo, con una bella casa e un’azienda di giardinaggio avviata.
Buddy Lee Jenkins, ex galeotto, vive invece ai margini della società in un campeggio per roulotte, ha qualche problema con l’alcool, con la salute e – talvolta – con i neri.
Quello che li accomuna è l’omofobia, che ha impedito loro di essere felici per il matrimonio dei loro figli e per l’arrivo di una nipotina.
Il giorno in cui Ike Randolph viene a sapere che suo figlio Isiah è stato ucciso a sangue freddo insieme al marito Derek, tutto sembra crollare, e nelle settimane successive l’incapacità – o forse la mancanza di volontà – della polizia a trovare una pista per il duplice omicidio fa montare la rabbia: con Buddy Lee, improbabile alleato, decide che non può lasciare che la morte dei loro due ragazzi resti impunita, e iniziano una loro personale ricerca di vendetta e espiazione.
Diciamolo subito, Legittima vendetta è un gran bel thriller: teso, incalzante, con scene d’azione intense e una storia credibile, il tutto supportato da una scrittura lineare che scorre con estrema facilità. Già questo sarebbe un ottimo motivo per scegliere questo romanzo, già premiato negli Stati Uniti e già opzionato per il cinema: e non c’è da stupirsi, perché dopo poche pagine si può facilmente immaginare Ike Randolph con le sembianze di Denzel Washington (avete presente The Equalizer?), e Buddy Lee con la faccia di Tommy Lee Jones nel più classico redneck sudista.
Sarebbe però veramente riduttivo ricondurre Legittima vendetta a un mero thriller, perché S. A. Cosby ci regala in realtà in romanzo che va al di là della pura storia, a partire dai suoi protagonisti.
Sia Ike che Buddy Lee sono frutto del loro ambiente, dove l’omosessualità è ancora inaccettabile: ma nello stesso tempo sia l’uno che l’altro amano profondamente i loro figli, di un amore che però non sono mai riusciti a esprimere perché seppellito dal pregiudizio. Ora che i due ragazzi non ci sono più, al dolore si aggiungono il rimpianto, la rabbia, il desiderio di colpa e la consapevolezza che il pregiudizio che ha avvelenato le loro esistenze, di fronte alla morte, è totalmente privo di significato: Cosby, senza retorica, accompagna il lettore nel viaggio attraverso il lutto di questi due padri, e attraverso la complessità di due uomini le cui scelte sbagliate e opinioni sono il frutto sia del loro modo di essere che dell’ambiente nel quale si sono trovati a vivere. Nella strada che li porta alla ricerca della verità i due dovranno imparare a conoscersi, e dovranno superare i reciproci pregiudizi razziali: ed è questo un modo e un pretesto per raccontare l’America profonda, razzista e omofoba, nella quale convivono predicatori bigotti e suprematisti bianchi, bande di bikers e politica.
Il risultato è un romanzo convincente, dove anche i personaggi minori non sono mai bidimensionali, che omaggia i grandi autori hard boiled, strizza l’occhio alle serie TV di eccellenza (in primo luogo la sempre rimpianta Sons of Anarchy) e riesce nel non semplice compito di offrire una riflessione progressista coniugata al più feroce e politicamente scorretto desiderio di vendetta.
Cosby ci racconta una nazione brutale e ipocrita, l’espiazione di due padri e la potenza dell’amore.
Consigliatissimo.
S.A. Cosby, originario della Virginia, ha vinto l’Anthony Award, il Barry Award e il Macavity Award con Legittima vendetta e il Los Angeles Times Book Prize con Deserto d’asfalto (2021). Prima di ottenere successo come scrittore ha fatto diversi lavori, tra cui il buttafuori, l’operaio, il giardiniere, il montatore di palchi e l’addetto alle pompe funebri.
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