La maledizione di Fossosecco - Corrado Peli

Fin dalla notte dei tempi il finale di una storia, tramandata oralmente o su carta, oppure, in tempi più recenti, rappresentata sotto forma di pellicola cinematografica, è l’essenza “catartica” della storia stessa. Quella parte in cui tutte le tessere del puzzle magicamente si incastrano conferendo un senso al quadro complessivo, e finalmente viene alla luce (o per lo meno dovrebbe) il disegno generale. È il momento che rimane maggiormente impresso nella memoria, l’elemento determinante che fa spostare l’ago della bilancia del gradimento, e a cui più o meno astutamente veniamo accompagnati durante la lettura o la visione, e ci arriviamo con quel senso di aspettativa che fa dire “ora voglio vedere come va a finire”.

Anche l’inizio, pertanto, ha un suo perché. Eccome se lo ha. Prepara al proseguimento, a certe illusioni da mantenere o ribaltare e che nel finale raggiungeranno il climax.

Credo che il capitolo di apertura del libro di oggi, La maledizione di Fossosecco, di Corrado Peli, primo volume della trilogia “La balotta dei tramonti”, rientri nel novero degli incipit che riecheggiano nelle pagine a seguire, stimolandone la lettura e l’attesa. In esso ci troviamo catapultati nel 1944, e si descrive la fucilazione del parrocco di Fossosecco, un paesino rurale dell’Emilia Romagna, da parte della Wehrmacht. L’esposizione è spiazzante, quasi inaspettata, dettagliata e allo stesso tempo brusca, in cui si trasmettono perfettamente la spietatezza e la disumanità perpetrate dalle Forze Armate tedesche di quel nefasto periodo, quando la parabola nazista è in fase discendente e le rappresaglie diventano più cruente. Sensazioni che dopo quasi un secolo, benché conosciute, analizzate e mostrate da tutte le angolazioni possibili, lasciano sempre impietriti e angosciati al cospetto del baratro umano che rappresentano.

A distanza di ottant’anni, siamo con Giuseppe e i suoi figli adolescenti Anna e Marco, che da Genova si trasferiscono proprio a Fossosecco. Qui Marco, paraplegico a causa di un incidente in cui ha perso la vita la madre, in sella alla inseparabile carrozzina Silver Bullet farà la conoscenza del posto e dei tipici personaggi strampalati che lo popolano, e soprattutto di alcuni coetanei. Incuriosito e attratto dall’inspiegabile apparizione di una misteriosa presenza che avviene solo di notte e che solo lui è in grado di vedere, Marco e altri quattro amici cercheranno di capire l’origine del fenomeno che ha tutta l’aria di essere soprannaturale, e scopriranno che la soluzione dell’enigma affonda le radici in drammatici fatti accaduti molto tempo addietro.

Per coloro che sceglieranno di immergersi nella trama e addentrarsi nei segreti di Fossosecco, un piccolo centro come tanti sperduto nelle campagne della Bassa Bolognese, e che hanno un po’ di dimestichezza con Stephen King, forse percepiranno, a ragione, il sapore di qualcosa di già sentito.

Sono inevitabili alcune similitudini con la cosmogonia dello scrittore del Maine: le amicizie giovanili, e il riferimento va al racconto Il corpo da cui è stato tratto il bellissimo film Stand by me.

Fossosecco, che ricorda i due più celebri luoghi immaginari kinghiani: Derry e Castle Rock. L’adolescenza, periodo fondamentale di formazione nonché fase della vita di rivalsa nei confronti di un’età adulta che nel corso della Storia si è spesso rilevata deludente. C’è la Pianura Padana, in estate, con i suoi campi che sembrano svanire nella calura all’orizzonte, punteggiati qua e là da casolari in gran parte abbandonati, che a tratti evoca particolari paesaggi di frontiera americani.

Il consiglio è quello di non farsi fuorviare perché, a parere di chi vi scrive, sono tutti indizi che incuriosiscono e invogliano ancor di più la lettura di questo romanzo “Made in Italy” che sicuramente non deluderà le aspettative. Di kinghiani e non.

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Articolo protocollato da Damiano Del Dotto

Mi chiamo Damiano, abito a Pistoia, sono sposato con Barbara e sono più vicino ai 50 anni che ai 40. Poche cose colloco nella memoria come il momento temporale e il libro che in qualche modo mi ha cambiato la vita e mi ha infuso la gioia della lettura: avevo 11 anni, frequentavo la prima media e il romanzo è IT di Stephen King. Da allora non posso fare a meno di questa passione viscerale che mi accompagna quotidianamente. Si sente spesso dire che siamo la somma delle nostre esperienze. Allo stesso modo credo che l'amore che provo per la vita sia la somma dei libri che leggo.

Damiano Del Dotto ha scritto 50 articoli:

Libri della serie "La balotta dei tramonti"

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