La donna nel lago - Raymond ChandlerÈ stato recentemente ripubblicato nella nuova collana digitale Zoom della Feltrinelli il racconto La donna nel lago di Raymond Chandler.

Howard Melton, direttore della Doreme Cosmetic Company, assume John Dalmas, investigatore privato di Los Angeles, per cercare sua moglie Julia. La donna èstata vista l’ultima volta presso il Little Fawn Lake, località montana dove i Melton hanno una villa. Prima di scomparire, Julia aveva inviato al marito un telegramma da El Paso, Texas, in cui gli comunicava l’intenzione di recarsi in Messico per chiedere il divorzio, per poi sposare Lancelot Goodwin, ex segretario privato di Melton.
John Dalmas si reca presso l’abitazione di Goodwin al numero 3416 di Chester Lane, dove trova l’uomo seduto su una poltrona, ucciso da un colpo di pistola. L’investigatore si reca quindi a Little Fawn Lake, dove incontra il burbero custode di villa Melton, Bill Haines, che in vena di confidenze, aiutate da una bottiglia di rye, gli confessa che la moglie Beryl lo ha lasciato. Mentre perlustra la villa e i dintorni del lago, Dalmas, sotto un pontile, scorge il cadavere di una donna. Il caso di scomparsa si trasforma in un caso di omicidio, e Dalmas è costretto a destreggiarsi tra inganni, violenze e un’assicurazione di cinquemila dollari,sino a scoprire che è stato assunto solo per ….

Perché leggere La donna nel lago

Il racconto La donna nel lago (The lady in the lake) esce nel gennaio del 1939 sulla rivista Dime Detective Monthly. Il titolo deriva dall’amore di Chandler per la saga dei cavalieri della Tavola Rotonda: la dama del lago, in Le Morte d’Arthur(1485) di Thomas Malory, è colei che dà ad Artù la spada Excalibur, mentre nel poema The Lady of the Lake (1810) di Walter Scott è Ellen Douglas, la donna contesa da tre cavalieri. Da notare che uno dei personaggi del racconto si chiama Lancelot (Lancilotto) Goodwin.

La donna nel lago fa parte di un gruppo di otto racconti che Chandler non volle mai raccogliere in volume. Questi racconti, infatti, dopo essere stati pubblicati su riviste pulp, erano stati cannibalizzati dallo stesso autore per i suoi romanzi. Solo dopo la sua morte furono ristampati. In Italia, esiste un’edizione intitolata Otto storie inedite di Raymond Chandler (Feltrinelli, 1964).

Chandler chiama «cannibalizzazione» il procedimento di autoplagio che caratterizza gli otto racconti fusi fra 1939 e 1943 nei tre romanzi. Non è poi niente di nuovo: senza dargli un nome e con qualche differenza tecnica nelle procedure, lo aveva già adottato Hammett; alla sua base c’è un sentimento di insicurezza.

(Tani, 2005, p. XXVI)

Nel 1939, infatti, Chandler inizia a scrivere il romanzo La signora nel lago, utilizzando le trame di tre racconti: Bay City Blues, pubblicato in Dime Detective Monthly (novembre 1937), The Lady in the Lake, sempre in Dime Detective Monthly (gennaio 1939) e No Crime in the Mountains in Detective Story Monthly (settembre 1941). In tutti e tre i racconti il protagonista è il detective John Dalmas.

“E’ chiaro che dal 1939, esattamente dal mese di giugno, sino all’aprile del 1943 ho avuto per le mani questa storia e ci ho accudito saltuariamente, salvo, forse, nel 1940”

(Chandler, citato in Del Buono, 2001)

Il romanzo, iniziato nel 1939, viene lasciato e ripreso più volte e sarà completato solo nel 1943, ulteriore prova del carattere irrequieto e incontentabile di Chandler, che era solito portare avanti più progetti contemporaneamente e stancarsi presto di essi (Cfr. Tani, 2005, p. XLIX).

The Lady in the Lakeè ambientato in parte sul lago Little Fawn, nella realtà il Big Bear Lakesopra San Bernardino, dove Chandler e la moglie Cissy trascorrevano le vacanze estive.Lo scrittore iniziò da Spanish Blood (1935 – Sangue spagnolo) ad inserire nei suoi racconti, sino a quel momento ambientati esclusivamente in città, paesaggi di montagna e laghi. Questa ambientazione tornerà anche in NoCrime in the Mountains (1941 – In montagna non c’è pace)e appunto in The Lady in the Lake.

In questo momento sto cercando di rimuovere l’elemento nazista da un racconto chiamato In montagna non c’è pace … Forse mi sono affezionato a questo racconto, perché sono o ero affezionato alla regione del Big Bear Lake che fino a una decina di anni fa conoscevo molto bene

(Chandler, lettera a James Sandoe, 19 novembre 1949, 2011, p. 278)

Molto importante nel racconto, come nei romanzi successivi dedicati a Marlowe, è la descrizione della città e della sua periferia. La città è il luogo in cui le persone vivono in quartieri malfamati e si trovano ogni giorno ad affrontare teppisti, poliziotti corrotti, criminali.  Lo scrittore americano descrive tutto con un stile asciutto quasi documentaristico, ispirato ad Hammett, a cui aggiunge però una sfumata vena poetica, un tratto pittorico stilizzato e una tragica malinconia esistenziale.

La California d’oggi è molto cambiata, d’accordo, ma conserva ancora qualche riferimento alla California di cui ci raccontò Raymond Chandler. Ovvero di un paese di castelli e ville che sapevano di paesi stranieri e dominavano le lussureggianti alture di Beverly Hills e di Bel Air con l’arroganza di insediamenti di una razza diversa. Nonostante l’arroganza di tali insediamenti, la California aveva comunque qualcosa di febbrilmente provvisorio, pareva apprestata per qualche film di Hollywood e pronta a essere sbaraccata per far posto a qualche altra pellicola di altro argomento. Un quasi-paradiso sull’orlo del baratro, di cui Raymond Chandler ha saputo tracciare la mappa da storico della cultura, maestro nel cogliere la schizofrenia della vita californiana.

(Del Buono, 2001)

Chandler, nelle sue opere, si dilunga a dipingere i paesaggi e le città che si possono ammirare, attraversando in auto le lunghe strade della costa californiana: Santa Barbara, Malibù, Long Beach, San Diego, Bay City, Los Angeles, Hollywood, San Bernardino, Palm Springs. Crea un’atmosfera reale, descrivendo anche nei particolari le strade, le montagne, il mare, gli edifici.

Nei tratti liberi c’era tutto un rigoglio di colori, manzanita verdissima, iris selvaggi, lupini bianchi e porporini, bugola e cespugli fioriti di ginestra gialla. La strada scese fino al livello del lago e su quel tratto superai mandrie di campeggiatori e di manzette, in pantaloncini corti, in bicicletta, motocicletta e a piedi, in mezzo alla strada o sedute ai margini, sotto gli alberi, con le gambe da fuori. Vidi tanta carne solo in quel poco di strada da fornire tutta una rete di industrie conserviere. Howard Melton aveva detto di lasciare il lago e imboccare la vecchia strada a un chilometro da Puma Point. Svoltai così su un nastro d’asfalto tutto buche e crepe che s’arrampicava su per la montagna. Qua e là, sui pendii, erano appollaiate casette di tutti i tipi. L’asfalto finì e restarono solo le buche; e dopo un po’ vidi sulla destra una strada stretta e erta. Al bivio, un cartello avvertiva: Strada privata per Little Fawn Lake. Vietato il transito. L’imboccai e affondai tra la polvere e i sassi; superai una cascatella d’acqua e mi tuffai tra i pini, le querce e il silenzio. Sul ramo di un albero scorsi uno scoiattolo …

(Chandler, 2012)

Come accennato, il racconto faparte della produzione chandleriana del primo periodo, quando lo scrittore divorava le riviste pulp. All’inizio Chandler è uno scrittore “commerciale” e “seriale”. Il suo stile, però, nei sei anni che vanno dal 1932, quando viene pubblicato il suo primo racconto, I ricattatori non sparano (Blackmailers don’t shoot), al 1939, si evolve rapidamente sino ad arrivare al romanzo The big Sleep (Il grande sonno). La differenza tra il racconto The lady in the lake e il romanzo omonimo è palese anche ad una lettura superficiale. Nonostante ciò, Dalmas è il detective che più si avvicina a Marlowe tra quelli creati da Chandler, anche se è sprovvisto della profondità psicologica del suo successore.

La struttura dei racconti e, ancora di più dei romanzi, di Chandler è caratterizzata dalla costruzione per singole scene: l’investigazione razionale del giallo classico, basata sul concatenarsi degli eventi e delle rivelazioni del detective, è abbandonata in favore dell’azione. La donna nel lago appartiene al genere hard boiled, in cui “l’osservazione degli indizi e i procedimenti razionali e psicologici sono sopraffatti dall’astuzia e dalla violenza; e, conseguentemente, il detective assume una nuova fisionomia” (Del Monte, 1962, p.209). I detective di Chandler, infatti, non sono più geniali e quasi onnipotenti, come i protagonisti del giallo inglese; spesso sbagliano, alcune volte vengono picchiati e feriti.

“La base emotiva del racconto poliziesco tipico era sempre consistita nella scoperta del colpevole e nel compimento della giustizia …  Nei racconti tipo “Black Mask”, invece, l’episodio prevale sulla trama, e si giudica buon intreccio quello che permette buone scene. La storia ideale è quella che leggereste anche se mancasse la fine …Per quanto riguarda le basi emotive della storia hard boiled, è chiaro che non ci si può affidare alla scoperta del colpevole e al compimento della giustizia”

(Chandler, Introduzione a “la semplice arte del delitto”, 2006, p. 1424)

Questo modo di costruire la storia poliziesca comporta, soprattutto nei romanzi (meno nei racconti brevi), la difficoltà per lo scrittore di creare uno svolgimento coerente e lineare. Resta famoso l’episodio, ricordato in quasi tutte le storie del cinema noir, in cui Howard Hawks e William Faulkner (lo sceneggiatore), impegnati nelle riprese de Il grande sonno telefonarono a Chandler per chiedergli perché lo chauffeur degli Sternwood venisse ucciso; Chandler rispose che non ne aveva idea. Pur rimanendo fedeli a questo tipo di costruzione, The Lady in the Lake e il successivo omonimo romanzo sono probabilmente le due opere in cui Chandler si è più impegnato per “concatenare gli eventi più disparati e approdare alle spiegazioni più totali …” (Del Buono, 2001). Il racconto mostra inoltre un altro dei pregi della prosa chandleriana: i dialoghi secchi e spesso sarcastici, perfetti per essere adattati al cinema.

John Dalmas, alter ego di Marlowe

L’eroe del giallo è il detective. Tutto dipende dalla sua personalità. Se non ce l’ha, resta ben poco. E restano pochissimi gialli belli sul serio …

(Chandler, Dodici note sulla “Mystery Story”, 2006, p. 1419)

Prima di arrivare a Marlowe, protagonista maturo e ormai ben definito del romanzo The Big Sleep (1939), Chandler scrisse una serie di racconti con protagonisti dei detective che avevano nomi diversi (Mallory, De Ruse, Carmady, Malvern), ma che si somigliavano in modo impressionante: tutti molto duri e cinici, ma anche uomini d’onore pronti a lottare sino alla fine contro il crimine e il male (Cfr. Oliva, 2013, pp. 107-108).  Partendo dai primi racconti, in cui il detective sembra quasi una fotocopia di Sam Spade di Hammett, Chandler sviluppa il suo eroe, creando un personaggio sempre più umano, combattuto e anche un po’ decadente.
I due detective che più somigliano a Marlowe sono sicuramente Carmady e Dalmas.
Carmady è il primo personaggio di Chandler a narrare la vicenda in prima persona. John Dalmas è forse il più famoso alter ego di Marlowe, cui somiglia molto per le battute sarcastiche e ironiche. Non è certamente un caso che alcuni dei racconti di Dalmas siano stati ripubblicati con il nome originario cambiato in Marlowe (Cfr.  Tani, 2005, p. XXVIII). John Dalmas è protagonista di sei racconti: appare la prima volta nel 1937 in Mandarini Jade, seguito da Red Wind, Bay City Blues, The Lady in the Lake e Trouble Is My Business.
Per comprendere quanto siano vicini i personaggi di Marlowe e Dalmas, è sufficiente leggere il racconto “Vento rosso” del 1938: il detective mente alla romantica Lola, innamorata del solito approfittatore e farabutto, concedendole così di continuare a vivere con l’illusione del grande amore, e creando così “un’altra infelice sacerdotessa dell’impossibile come lui” (Chandler, 2005, p. 1583).
Oltre al detective, Chandler è molto abile nel descrivere anche gli altri personaggi, di solito donne e uomini cinici e spietati, pronti ad uccidere per denaro: “Chandler è il Balzac della società americana; ne rappresenta con implacabile efficacia gli aspetti mercantili e nevrotici, cinici e luttuosi” (Crovi, 2000, pp. 228-229).

BIBLIOGRAFIA

  • Bonfantini M. A. – Oliva C., I maestri del giallo. Conan Doyle, Hammett, Agatha Christie, Chandler, Simenon, Scerbanenco, Ati Editore, Milano, 2013, pp. 103-133;
  • Chandler Raymond, La donna nel lago, Feltrinelli, Milano, Prima edizione nella collana “Zoom” ottobre 2012;
  • Crovi Raffaele, Le maschere del mistero, Passigli, 2000;
  • Del Buono Oreste, Un cannibale di nome Chandler, in Raymond Chandler, La signora nel lago, Feltrinelli, 2001;
  • Del Monte Alberto, Breve storia del romanzo poliziesco, Bari, Laterza, 1962;
  • Orsi G.F., Hardboiled Blues. Raymond Chandler e Philip Marlowe, Alacran, Milano, 2005;
  • Orsi G.F. – Volpatti L., C’era una volta il giallo II. L’età del piombo, Alacran, Milano, 2006, pp. 30-60;
  • Ranieri Polese, Dal giallo ai classici la rinascita di Chandler, in Il corriere della Sera – 20 luglio 2006:
  • Tani Stefano, Cavalieri senza Graal Raymond Chandler e Philip Marlowe, in RAYMOND CHANDLER ROMANZI E RACCONTI, Volume primo 1933-1942, I Meridiani – Mondadori, Milano, 2005;
  • RAYMOND CHANDLER ROMANZI E RACCONTI, Volume secondo 1943-1959, a cura di Stefano Tani – Traduzione dei Romanzi di Laura Grimaldi, I Meridiani – Mondadori, Milano, 2006;
  • Parola di Chandler. Appunti, scritti, lettere dal padre di Philip Marlowe, a cura di Dorothy Gardiner e Kathrine Sorley Walker, Coconino Press, 2011.

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Articolo protocollato da Alessandro Bullo

Alessandro Bullo è nato a Venezia. Si è laureato in lettere con indirizzo artistico, mantenendosi con mestieri occasionali; dopo la laurea ha lavorato per alcuni anni presso i Beni Culturali e poi per la Questura di Venezia. Successivamente ha vissuto per quasi dieci anni a Desenzano del Garda per necessità di lavoro. Attualmente vive a Venezia e lavora come responsabile informatico per un’importante ditta italiana. Sue passioni: Venezia, il cinema noir, leggere, scrivere. Autori preferiti: Dino Buzzati, Charles Bukovski, Henry Miller. Registi preferiti: Elia Kazan e Alfred Joseph Hitchcock. È arrivato per due volte in finale al premio Tedeschi e una al premio Urania. Nel 2012 con “La laguna degli specchi” (pubblicato sotto lo pseudonimo Drosan Lulob) è stato tra i vincitori del concorso “Io scrittore”.

Alessandro Bullo ha scritto 66 articoli: