Qualche settimana fa ci è stato recapitato dalla gentile Fazi editore un plico, apriamo la busta gialla imbottita e ci troviamo davanti a un manoscritto, fogli A4 tenuti insieme da una fascetta di plastica, abbiamo la fortuna di leggere il romanzo in anteprima! Il libro ovviamente è ancora in stampa presso l’editore ma l’intestazione assicura che il romanzo sarà in libreria a partire dal 23 di Luglio, il libro in questione è “Il bambino nella valigia” scritto da due autrici danesi, Lene Kaaberbol e Agnete Friis, conosciute anche come finaliste al Glasnyckeln il premio scandinavo più prestigioso per una Crime Story, lo stesso vinto negli anni passati da Stieg Larsson. Le due autrici scrivono da anni e sono davvero molto affiatate. Le abbiamo rivolto qualche domanda e loro hanno risposto con un pizzico di ironia.

[D] Che cosa ha ispirato la vostra collaborazione?
[R] Sono stata io, Lene, la prima a pensare di scrivere insieme. Mi ero da tempo fatta ossessionare da un’immagine che non mi andava via – quella di un ragazzino nudo intrappolato in una valigia e abbandonato in un deposito bagagli a Copenaghen – Stazione Centrale – ancora vivo, che respirava. A quel tempo ero conosciuta quasi esclusivamente come scrittrice di narrativa fantastica per i bambini, ed è stato subito chiaro che questo non sarebbe stato certo un racconto fantasy, tanto meno adatto come libro per bambini. Eppure, questa è stata una storia impegnativa da scrivere. Ho deciso di fare questo salto verso l’ignoto, pensando che sarebbe stata una buona idea avere un partner, e per fortuna Agnete si è dimostrata d’accordo. Non eravamo amiche prima di questa impresa, ma discutendo su un precedente libro di Agnete ci siamo convinte che avevamo una buona chimica quando si trattava di inventare e dirigere il flusso di una narrazione. Come si è scoperto, è stato un “matrimonio” creativo voluto dal cielo. In questi ultimi tre anni abbiamo fatto un sacco di risate, c’è stato un meraviglioso flusso di idee, una facilità di invenzione e solo poche righe sulle quali non eravamo d’accordo, e ora, nella pianificazione del nostro terzo romanzo con protagonista Nina Borg, abbiamo già promesso che ci sarà sicuramente un quarto romanzo, perché se non ci fosse ne sentiremmo troppo la mancanza. È interessante notare che da quando scriviamo insieme abbiamo scoperto che abbiamo una voce distinta comune che è diversa dal nostro modo di scrivere abituale nella nostra carriera da autrici singole, e fino ad oggi, nessuno (nemmeno i nostri genitori) hanno indovinato chi di noi ha scritto certe scene.

[D] Logisticamente come fate a scrivere? Come si combinano i vostri talenti per crearne uno unico? Questa volta lo chiediamo ad Agnete.
[R] Prima di tutto facciamo un sacco di pianificazione. Parliamo dei personaggi, delle emozioni, la trama e delle scene da sviluppare. Per essere sicure di avere entrambe le stesse immagini mentali, abbiamo fatto un sacco di ricerche per scrivere questo romanzo. Siamo andate in Lituania per esempio per visitare la città natale di Sigita, una delle protagoniste, abbiamo visitato la scuola che avrebbe potuto frequentare, visto il fiume dove avrebbe potuto incontrare il suo innamorato e poter parlare con la gente di come è stato crescere in una piccola città della Lituania.
Tornate a casa abbiamo abbozzato i capitoli, e poi iniziato a scrivere – separatamente. A causa dei nostri impegni abbiamo scritto da sole ogni capitolo, ma mentre scrivevamo ne parlavamo e leggevamo molto, per assicurarci che avremmo continuato nella stessa direzione e soprattutto per godere di alcune idee che l’altra aveva messo a punto, per quando riguardava Nina, Morten, Sigita e tutto il resto. Per “Il bambino nella valigia” abbiamo impiegato nove mesi per pianificare la trama e tre mesi per scriverla.

[D] A breve regalerete qualcosa ai lettori come autrici singole?
[R] Il romanzo di Agnete è ancora in lavorazione, le ci vorrà ancora qualche mese per finirlo, io sto lanciando due progetti in Danimarca per il prossimo autunno, una nuova serie di libri per bambini e un altro romanzo giallo per adulti. La serie per i giovani lettori si chiama “Wild Witch” e racconta di Clara, dodici anni che scopre di aver ereditato una incredibile capacità di comunicare con gli animali e che nella sua avventura incontrerà un nemico pericoloso. I miei libri hanno un loro fascino che coinvolge gli animali di ogni tipo. Il romanzo per adulti, “Doctor cadavre”, invece, è la storia un po’ più sinistra di una serie di morti misteriose in una provincia immaginaria sulla frontiera con la Francia del 1894. Il personaggio principale, Madeleine Karno, è una giovane donna con una forte vocazione scientifica che ha l’ambizione di seguire le orme di suo padre patologo forense. Una ragazza di diciassette anni è stata trovata morta nella neve di Febbraio, con qualcosa nelle narici che si trova normalmente solo nei cani e nei lupi, insieme al commissario Des Mortes, Madeleine e suo padre devono lavorare sodo prima che altre persone muoiano.

[D] Che cosa succede se avete opinioni differrenti su un personaggio o sullo svolgimento della trama Agnete?
[R] Fino ad ora non è stato un problema. Siamo d’accordo sulla maggior parte delle cose riguardanti la lingua, carattere e trama, ma ci sono ovviamente diversi stili e diverse opinioni. Lene è un po’ più sentimentale rispetto a me e a volte insiste sul sentimentalismo e io ci devo per forza convivere. Abbiamo un sacco di queste piccole discussioni ma fino ad ora siamo sempre riuscite a trovare compromessi ed essere entrambe soddisfatte.

[D] Parliamo de “Il bambino nella valigia” qual è la cosa più ridicola che avete pensato di far fare a uno dei vostri personaggi, ma che poi non avete inserito nel romanzo Lene?
[R] Ebbene, a un certo punto avremmo voluto che Nina, l’infermiera della croce rossa che si occuperà del bambino, si desse più da fare in amore rispetto a quello che effettivamente poi concretizza nel romanzo, in quanto sembra essere piuttosto di moda tra le eroine di un thriller. Tuttavia, dopo l’inseguimento da parte di uomini cattivi e armati, la sofferenza per i colpi ricevuti alla testa e – nel secondo romanzo – i periodi di malattia a causa delle radiazioni, non sembra trovarne il tempo. Dopotutto il pericolo, la situazione fisica e la travolgente nausea non sono certo degli afrodisiaci così forti.

[D] Qual è il vostro target di riferimento, Agnete?
[R] Non scriviamo pensando a un lettore specifico, dato che abbiamo una protagonista femminile, ci si potrebbe aspettare che la figura di Nina Borg facesse presa soprattutto sulle donne, ma è stato gratificante constatare che piace anche agli uomini, forse perché non è un modello di virtù domestica. Si sente in genere più adatta a salvare i bambini degli altri che a parlare con i suoi, è il tipo di donna insomma che si sente più a suo agio nell’affrontare la perdita di sangue di una ferita da arma da fuoco che il broncio ribelle della propria figlia adolescente.

[D] Quando avete iniziato a scrivere? Quali aspetti del lavoro da scrittrici vi è piaciuto di più? Scrivete ogni giorno, Lene?
[R] Sono una scrittrice pubblicata fin dall’età di 15 anni, Agnete invece ha debuttato più tardi. Probabilmente ciò che ci piace di più è creare dei personaggi che prendano vita. Diventano un po’ come le persone di cui conosciamo i pettegolezzi, (ride) tuttavia, abbiamo entrambe progetti individuali e non scriviamo ogni giorno, ma a momenti molto intensi, come è stato per i tre mesi impiegati per questo romanzo. Il resto del tempo facciamo ricerca e parliamo dei nostri progetti. Specialmente io, sono un fiume in piena nello scrivere libri. Solo per il 2010 ho tre libri in uscita.

[D] A cosa state lavorando ora? Avete delle ambizioni e dei sogni da scrittrici che dovete ancora realizzare?
[R] Lene come si diceva prima sta completando il secondo libro della serie “Wild Witch”, io sto lavorando ad una sorta di romanzo umoristico in cui il protagonista si ritrova intrappolato in una situazione indigente dovuta principalmente alla sua fertilità sorprendente che gli ha assicurato quattro figli, nonostante ogni mezzo contraccettivo conosciuto. Lotterà per salvare il figlio più grande dalla pressione dei suoi coetanei e dalla delinquenza.
Per quanto riguarda le ambizioni… Lene decise circa 30 anni fa che avrebbe voluto scrivere libri e questi sono stati ampiamente venduti, le persone li comprano anche negli aeroporti e nelle stazioni ferroviarie! La mia ambizione invece era più rivolta a vincere premi internazionali per un brillante e coraggioso giornalismo investigativo. La prima ambizione è diventata realtà per tutti e due, ora la seconda, si è quasi avverata con i romanzi di Borg Nina con una nomination per il “Scandinavian Glass Key Award”, conferito al migliore romanzo poliziesco nordico dell’anno. E naturalmente, anche noi vorremmo un giorno camminare sul tappeto rosso degli Oscar perché per il romanzo “Suitcase Boys” è stato realizzato anche un film internazionale di grande successo.

[D] Bene, allora ve lo auguriamo anche noi di calpestare quel tappeto in futuro. C’è qualcos’altro che volete aggiungere Lene?
[R] Oh, andare avanti così direi… Acquistate il libro per favore lettori di Thriller Cafè. Siamo sicure che vi piacerà e poi voglio trasformare il mio appartamento di Copenaghen in modo che i miei tre figli abbiano una stanza ognuno (ride).

[D] A questo punto ci uniamo anche noi a questa richiesta e non ci resta altro da dire se non ringraziarvi e augurarvi, anche se forse non ne avete bisogno, un grande successo anche con le prossime pubblicazioni. Grazie ragazze!
[R] Grazie a voi amici, un caro saluto a tutti!

Articolo protocollato da Arianna e Selena Mannella

Arianna e Selena Mannella Collaborano al magazine Albatros per il quale intervistano personaggi del jet set nazionale e internazionale e con Thriller Magazine, nel quale curano la rubrica “Ordinaria Follia”. Sono addette stampa e editor.

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