Il respiro del drago - Michael ConnellyDopo quasi tre anni (la nostra segnalazione dell’edizione statunitense, 9 Dragons, è del 2009) è uscito anche in Italia Il respiro del drago, nuovo romanzo di Michael Connelly con protagonista Harry Bosch): a questo libro dedichiamo la recensione di oggi.

Titolo: Il respiro del drago
Autore: Michael Connelly
Traduttore: Stefano Tettamanti, Giuliana Traverso
Editore: Piemme

Dopo la pausa con L’uomo di paglia (novembre 2011) con protagonista Jack McEvoy, cronista di nera, con Il respiro del drago ritorna Harry Bosch, apprezzato da chi ama il personaggio ormai protagonista di 14 volumi. La nuova vicenda vede un Harry Bosch più maturo, padre di famiglia part-time che ha imparato a convivere con una separazione e a rientrare in casa dopo una dura giornata di lavoro senza nessuno ad attenderlo. Dopo aver lavorato come ‘topo’ delle gallerie nella guerra del Vietnam, Bosch è passato alla prestigiosa Divisione Rapine-Omicidi per otto anni per poi arrivare, a causa di un’investigazione da parte degli affari interni finita male, alla Divisione Omicidi di Hollywood come detective. Bosch è un personaggio ben costruito tanto che lo stesso Connelly gli regala per dargli maggiore forza una trasposizione cinematografica, creando finzione nella finzione: la casa nella quale abita sulle colline di Hollywood è stata acquistata grazie ai diritti cinematografici pagati per aver usato il suo personaggio in un fantomatico film poliziesco.
Il personaggio di Bosch nacque negli anni ’90 a seguito delle rivolte che coinvolsero la città di Los Angeles, contagiando di un clima razziale e di oppressione tutta la popolazione. I media diedero ampio spazio alla vicenda proiettando in tv le immagini di un pestaggio, infervorando così l’opinione pubblica. Questo contesto spiega perché Connelly condizionato da quel clima, abbia dato al suo personaggio il nome di un pittore olandese del 1450, Hieronymus Bosch. Le tele di questo artista erano ricche di scene cruente, di conflitti, di supremazia del male sul bene, il medesimo sentimento che si viveva nella realtà in quei giorni a Los Angeles. Ma c’è qualcosa di più profondo che accumuna questo detective al pittore cui porta il nome, la consapevolezza dell’esistenza di forze negative nella società con le quali si trova a confrontarsi ogni giorno. I colori delle tele riscoprono un po’ della cupezza del personaggio stesso.
La vicenda de ‘Il respiro del drago’ ha inizio quando Bosch viene chiamato a indagare sull’omicidio del negoziante John Li, cinese trapiantato in America che gestisce da diversi anni un negozio di liquori. La zona in cui svolge l’attività non è tra le più tranquille ma Bosch non ha mai creduto al caso e fin da subito si accorge che quel delitto non è una semplice rapina. Perché l’uomo non ha provato a difendersi con la pistola che è rimasta sotto il bancone senza un ultimo tentativo per estrarla?
L’indagine presto prende una piega diversa risultando un po’ meno macchinosa rispetto alle indagini cui ci ha abituato Connelly, ma è anche vero che Bosch non è mai stato toccato così da vicino come in quest’ultimo caso che vede la figlia Maddie coinvolta. Si parla di omicidi, perché Bosch ritrova la propria dimensione solo quando ha un caso per le mani, si parla di triade cinese, ovvero della mafia orientale che tesse le proprie tele all’interno del sistema americano, e si parla di sentimenti, perché Bosch anche se è un duro, uno cui non piace sottostare a delle regole e incapace di avere una relazione duratura, questa volta lascia spazio al padre che vede realizzarsi il peggiore dei propri incubi.
Un romanzo che valeva la pena di aspettare e che lascerà, come ci ha abituati Connelly, piacevolmente sorpresi per un finale che ha grandi colpi di scena. Un riscatto per l’autore nei confronti di chi aveva espresso dubbi sull’ultimo libro: non è sempre vero che dopo vent’anni di scrittura non si riesca ad essere più originali, perché se la pensate così allora non avete mai letto Connelly.

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Articolo protocollato da Arianna e Selena Mannella

Arianna e Selena Mannella Collaborano al magazine Albatros per il quale intervistano personaggi del jet set nazionale e internazionale e con Thriller Magazine, nel quale curano la rubrica “Ordinaria Follia”. Sono addette stampa e editor.

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