Cari avventori del Thriller Café, oggi mi sento un pochino emozionato, dato che ho il compito di recensire il nuovo episodio della saga Millennium. Dopo due cicli da tre episodi scritti da uomini, Stieg Larsson che la saga l’ha inventata e David Lagercrantz, gli editori hanno affidato il compito a una scrittrice: Karin Smirnoff. Il nuovo romanzo si chiama “Il grido dell’aquila” e, lo voglio dire subito, non ha nulla da invidiare alle puntate precedenti, anzi. L’editore, come per gli altri episodi è Marsilio e la traduzione di Laura Cangemi e Katia De Marco.

Mi colpisce fin da subito lo stile personale della Smirnoff, tagliente e un po’’’ nervoso. Periodi brevi, narrazione incalzante, un flusso non sempre ordinato, direi da ricostruire, ma molto vivido ed evocativo. Siamo nel Nord della Svezia, nel paesino immaginario di Gasskas. Per caso, sia Lisbeth Salander, la nostra eroina della serie, a metà tra spia e hacker, e il giornalista d’inchiesta Mikael Blomqvist, che scrive sul periodico Millennium, si ritrovano in quest’angolo della Lapponia. Sono lì per motivi diversi, la prima per occuparsi della nipote adolescente Svala, rimasta sola, vista la morte della nonna e la scomparsa della madre, mentre il padre Ronald Niedermann, fratellastro di Lisbeth, era morto nelle puntate precedenti. Il giornalista è lì perché la figlia si sposa con un manager locale, anzi con “il” manager locale. Henry Salo, city manager di Gasskas. Le loro storie finiranno per intrecciarsi e i due per aiutarsi, contro un crimine che in questo caso ha la forma di una spietata azienda che punta a distruggere foreste per realizzare un enorme parco eolico.

L’intreccio funziona, anche se lo stile della Smirnoff non riesce sempre a essere decifrabile. Un po’ come quando vi tocca rifare pezzi di puzzle perché qualcuno vi ha mandato il disegno per aria. Ma ne guadagna il ritmo, incalzante e appassionante. La storia è interessante. Natura in cambio di energia: fino a che punto vale la pena sacrificare la natura? La nostra società energivora si fermerà mai? Arriveremo fino a distruggere le nostre stesse basi vitali? Temi molto impegnativi, perché è chiara fin da subito una cosa, la Smirnoff è una scrittrice molto “politica”. Certo, le interessa anche scrutare nelle pieghe della società, come chiunque scriva di crime vuole fare, ma in quella parte della società che più direttamente ha a che fare con la politica. Consiglio comunale, istituzioni, potere dei rappresentanti eletti dai cittadini.

Sono ambienti che se Mikael frequenta perché ne ricava sempre qualche utile notizia da pubblicare, Lisbeth, si sa, detesta con tutto il cuore. Ambienti che però sono decisivi per stabilire se una grande opera debba essere costruita oppure no. Ambienti che la Smirnoff descrive come sordidi covi di serpi, rifugio per carrieristi senza scrupoli. Che vanno spazzati via senza indugio, come prova a fare anche la nipotina prodigio di Lisbeth, Svala, intelligentissima e assai capace. Personaggio nella quale Lisbeth si rivede più giovane e che si fa fatica a non associare alla coetanea Greta Thurnberg, come credo che anche la Smirnoff voglia, visto che la cita in più occasioni. Le donne sono protagoniste con la Smirnoff e, come spesso accade di questi tempi, qui il tema è l’attacco a una società patriarcale malata. Divorata dall’interno da falsi miti, sete di potere, volontà di dominio sui più deboli. Molto svedese il Millennium della Smirnoff, che ambienta il suo racconto laddove hanno origine le tradizioni più profonde del suo Paese. Lisbeth e Mikael sono meno internazionali nelle loro indagini, più attenti ai problemi interni, come la pericolosa avanzata dei partiti neonazisti e la corruzione di un sistema di potere che ha saputo troppo poco rinnovarsi negli ultimi anni. Così ci viene da pensare che, proprio dove la cultura ambientalista è stata in origine coltivata e sviluppata, si trovi oggi la frontiera di una riscossa ecologista radicale e libertaria, guidata dalle donne. Speriamo.

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Il grido dell'aquila. Millennium (Vol. 7)
453 Recensioni

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 127 articoli:

Libri della serie "Millennium"

Il grido dell’aquila – Karin Smirnoff

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