Pierre Lemaitre, classe 1951, è probabilmente uno degli scrittori contemporanei francesi di maggiore spessore, tra quelli che si dedicano sia al romanzo impegnato, che al giallo e al noir. Lo testimonia, ad esempio, la sua vittoria del premio “Meilleur Polar Francophone”, dedicato al romanzo giallo/noir nel 2009 con “Robe de marié” (pubblicato in Italia da Fazi Editore nel 2012, con il titolo “L’abito da sposo”), ma anche del prix Goncourt, il più prestigioso tra i premi letterari francesi, nel 2013, con “Au revoir là-haut” (pubblicato in Italia da Mondadori nel 2014 con il titolo “Ci vediamo lassù”).  

In altre parole, con la stessa maestria Lemaitre sa sviluppare la trama di un intrigo e di un delitto, ma anche raccontare con tagliente ironia, come in “Au revoir là-haut” un tentativo di truffa, ordito all’alba dei ruggenti anni venti di quello che sarà il secolo breve, da un reduce della prima guerra mondiale e da un ragazzo della buona borghesia parigina.

Anche perché, agli occhi di Lemaitre, il giallo non è solo il giallo, come chiarisce la citazione riportata nell’introduzione de “Il giallo secondo me”: “Tutta la letteratura, senza eccezione, si divide in romanzi d’amore e romanzi gialli. Citatemi un titolo qualsiasi e vedrete che si tratta o di un’indagine sulla violazione di un tabù, quindi di un crimine, o di una storia d’amore.” (Manuel Vázquez Montalbán, Conversazione con Lucía Iglesias Kuntz)

È naturale che, muovendo da tale convinzione e specialmente in questa fase della carriera, l’autore fissi per sé mete ambiziose, specialmente per quel genere giallo/noir che in Francia viene indicato come “polar”. Forse, è proprio così che nasce “Il giallo secondo me”, da poco disponibile in Italia (edito da Einaudi). Si tratta di un vero e proprio dizionario, una sorta di guida al genere, che spazia, voce dopo voce, dalle origini alla contemporaneità, dagli autori ai personaggi, dalle pietre miliari alle curiosità.

Si sarebbe tentati di dire che l’impresa è disperata: settecento pagine, d’accordo, ma neppure settemila sarebbero sufficienti a dire tutto ciò che del giallo un appassionato potrebbe voler sapere. Lemaitre, tuttavia, accetta la sfida con spirito potremmo dire combattivo, ma al contempo leggero, e forse proprio per questo riesce a vincerla.

Non si tratta, ci ricorda infatti l’autore fin dall’introduzione, di un’enciclopedia, quanto piuttosto di un “dizionario amoroso”, una fotografia, molto ricca e personale, dei gusti di Lemaitre in materia di giallo.

In questa carrellata, in rigoroso ordine alfabetico, troveranno spazio rassicuranti e immancabili certezze: si comincia, ad esempio dalla voce “Ackroyd, Roger”, che identifica per nome e cognome la vittima de “Dalle nove alle dieci”, romanzo che contribuì non poco a incoronare Agatha Christie come la regina del giallo.  

Proseguendo nella lettura del dizionario però, potremo incontrare anche voci che, muovendosi a partire dal giallo, ne trascendono i confini: ad esempio, “la congiura delle ombre” (romanzo di Theodore Roszak, inventore del termine “controcultura”), che comincia con: “C’è un po’ di Umberto Eco in Theodore Roszak, un po’ del Nome della rosa e del Pendolo di Foucault nella Congiura delle ombre”.

Ma forse è nella voce dedicata a Raymond Chandler che Lemaitre, citando proprio l’autore americano che deve la sua fama di giallista ai romanzi che hanno per protagonista Philip Marlowe, dice in realtà anche qualcosa di sé, e del suo dizionario: “Tutta la mia carriera – diceva – si basa sul principio che la formula non è importante, ciò che conta è il modo in cui la trattate”.

Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.

Compra su Amazon

Sconto di 1,20 EUR

Articolo protocollato da Damiano Verda

Genovese, classe 1985, ingegnere informatico, appassionato di scrittura. There’s four and twenty million doors on life’s endless corridor (ci sono milioni di porte lungo l’infinito corridoio della vita), cantavano gli Oasis. Convinto che anche giocare, leggere, scrivere possano essere un modo per tentare la scommessa di socchiudere qualcuna di quelle porte, su quel corridoio senza fine.

Damiano Verda ha scritto 56 articoli: