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Al Thriller Café presentiamo oggi Eclissi di cuore, romanzo di Enrico Violet edito da Rossini Editore. Si tratta di un libro che racconta uno scenario crudele, una rappresentazione senza filtri di due esistenze sull’orlo del precipizio: Matteo e Andrea, destinati a incontrarsi in un vortice di tormento e disperazione.

Matteo è un uomo con gravi problemi mentali, un emarginato che si aggira nell’ombra della società con un’ossessione malata, desideroso di possesso e deciso ad annientare la vita della donna che ama ossessivamente, Andrea.

Dall’altra parte, Andrea è una donna che ha conosciuto il successo e la felicità, ma dopo il crollo del suo matrimonio si trova ad affrontare una profonda depressione. Imprigionata in relazioni tossiche e schiava dei propri demoni interiori, alimenta il suo rancore verso il genere maschile.

Il loro destino si intreccia in una spirale di violenza psicologica, con Andrea incapace di resistere al richiamo oscuro di Matteo, una vittima succube delle circostanze che sembra destinata a subire il suo tormento senza fine.

Ma anche quando sembra che la vita abbia finalmente deciso di sorridere alla donna, regalandole sicurezza e prosperità, Matteo non si arrende. Si trasforma nel suo incubo personale, un’ombra minacciosa che la perseguita senza tregua.

La tragedia colpisce ancora quando un incidente stradale stravolge il volto di Andrea, costringendola a rifugiarsi dietro una nuova identità per sfuggire al suo aguzzino. E così, certo di non essere riconosciuta, lei affronterà la sua vendetta personale con determinazione e coraggio.

Questa in sintesi la trama di Eclissi di cuore; se vi ha incuriosito, qui a seguire riportiamo un estratto delle prime pagine del romanzo.

Estratto

1. Andrea

Ero una puttana.

Ma non nel senso di una che si fa pagare. Mi piaceva darmi via, al primo che capitava, soprattutto quando ero sbronza, senza freni, con la mia autostima prossima allo zero e la voglia di sentirmi una nullità.

Non ero sempre stata così. Credo di essere una persona sensibile. Ho sempre creduto all’amore e penso persino di essere romantica. Ho amato tanto, mi sono data e mi sono buttata in avventure assurde, senza senso e senza futuro, con persone ignobili, ma che io ero convinta di redimere e di salvare da una vita sbagliata. Invece io, la persona giusta, mi ero persa per strada. Dopo quindici anni di matrimonio ‒ devo ammettere, la maggior parte anche felici ‒ avevo deciso che volevo nuove emozioni, volevo innamorarmi ancora. Sapete quel sentimento particolare che ti fa formicolare lo stomaco, ti fa battere forte il cuore e ti fa svegliare la mattina serena perché sai che c’è lui nella tua vita? Ecco, una cosa del genere.

Pensavo di aver fatto una bella vita. Avevo quarantanove anni, mi sentivo ancora una ragazza, infatti mi capitava di scopare con ragazzi giovanissimi che volevano sperimentare l’esperienza proibita della “milf”. Io invece mi sentivo come loro, ragazza anch’io, ma avrei potuto essere la loro madre.

Questa cosa mi creava vergogna? Assolutamente no. Mi faceva sentire puttana. Mi piaceva quando i loro cazzi giovani entravano esitanti dentro di me. Io mi auguravo ogni volta di provare almeno un orgasmo, ma spesso non era così. Quando si è giovani si pensa al proprio piacere e basta. Ma questa cosa mi piaceva.

Il peggio veniva quando ero particolarmente sbronza. Allora mi piaceva cercare nei locali i personaggi più squallidi, magari vecchi e grassi, e guardarli mentre mi penetravano. Io, così tonica ancora grazie alle mie ore di pilates, e loro così allo sfascio. Mi piaceva farlo senza preservativo. Rischiare l’AIDS, le malattie veneree, perché questi uomini chissà con chi andavano. Mi piaceva guardare la linea perfetta delle mie gambe, aperte sotto di loro, mi piaceva sentirli ansimare come animali mentre si muovevano dentro di me. Io, fresca di doccia, profumata, depilata. Loro, puzzolenti e trasandati. Per me era il massimo della trasgressione. Vaffanculo a tutti. Mi sentivo puttana e ne avevo bisogno. Per tutta la vita avevo fatto la figlia perfetta, la fidanzata ideale, la mogliettina tuttofare. Adesso vivevo da sola. La mia casa era un casino. Non mi ricordavo l’ultima volta che l’avevo pulita. C’erano avanzi di cibo sparsi per terra, carte, libri e una marea di cose inutili sparsi ovunque. Mi stavo lasciando andare da due anni ormai. Da quando avevo perso il mio ultimo lavoro sicuro, da quando mi ero separata. Da quando mi avevano convinta, tutti i miei conoscenti benpensanti e ordinari, che avevo solo fatto cazzate nella mia vita.

La realtà era che la mia vita era stata bellissima, con i suoi alti e bassi, ma mi ero divertita. Avevo sempre fatto quello che mi piaceva e ogni cosa che mi annoiava la lasciavo subito per qualcosa di nuovo. È forse una colpa questa? Tentare di vivere la propria vita al meglio, cercando di evitare la routine, la noia, le costrizioni? Non so chi possa rispondere a questa domanda. Io so solo che la mia realtà ora era quella. Ero in splendida forma perché andavo in palestra ogni giorno, ma non per amore del mio fisico, per carità… ci andavo perché lì potevo fare ogni mattina una doccia calda… Vivevo in un misero monolocale dove non avevo lo spazio neppure per cagare. Eppure… eppure fino a qualche anno prima vivevo in una splendida casa, con un marito che adoravo, i miei cani, i soldi non mi mancavano… Figli? No, quelli prima non li volevo, poi quando li avrei voluti avevo scoperto di non poterne avere. Quindi game over… Ma, quando vedevo la vita di certi poveri disgraziati che chiedevano l’elemosina, mi facevano quasi ribrezzo. Erano un mondo troppo lontano dal mio. Invece… invece la vita è strana. A quel mondo mi ero avvicinata, ero arrivata a sfiorarlo quando mi ero trovata a farmi inculare dal mio padrone di casa perché non avevo i soldi dell’affitto. Era da quel momento che ho scoperto che mi piaceva sentirmi puttana. Dare via il mio corpo a chi non lo meritava, autopunirmi quasi facendomi sottomettere. Una volta ero stata quasi violentata. Ero particolarmente ubriaca, in un locale lungo il fiume, e avevo conosciuto tre ragazzi giovanissimi. Lo sapevo cosa volevano da me e dopo l’ennesimo Vodka Tonic li avevo seguiti in una squallida mansarda dove mi avevano fatto di tutto. Ma, tra l’alcol e la droga assunti, mi era quasi piaciuto essere penetrata in continuazione, succhiare cazzi dei quali distinguevo a malapena la differenza di sapore. Quella notte pensavo mi avrebbero ammazzata. Invece me ne ero tornata con le mie gambe a casa alle sei di mattina, con il sangue che mi colava tra le cosce e il culo. Era in quel momento che avevo capito che la mia vita di prima era finita. Mi sembrava impossibile non avere più bancomat e carte di credito a disposizione, dover guardare i prezzi della merce esposta al supermercato prima di acquistarla, non entrare in qualsiasi negozio se c’era qualcosa che mi piaceva. Dovevo fare i conti con una realtà che mi vedeva mangiare il cheeseburger da McDonald’s in offerta a un euro e cinquanta. Andare a dormire con lo stomaco vuoto, sopra le coperte per non sporcare le lenzuola e non doverle lavare. Fare a meno dell’abbraccio dei miei cani, con i quali adoravo addormentarmi. Ero sola. Quello stronzo del mio ex marito aveva già trovato un’altra, era sereno, quasi felice. Alla fine, quella che cercava una vita migliore aveva trovato solo merda. La vita è fatta anche di queste beffe. La mia decisione aveva migliorato la sua vita e distrutto la mia.

Quarantanove anni. Sola. Lavoro precario. Quale poteva essere l’unica cosa che una donna nelle mie condizioni potesse fare? Ero arrivata a un’unica soluzione: non pensare, quindi essere sempre fusa, ubriaca, sballata… e scopare, scopare sempre con chiunque. L’orgasmo mi faceva sentire ancora più una merda. Non pensate che mi rilassasse o mi facesse sentire meglio. No, era quell’ulteriore scalino verso il basso, verso la perdita di me stessa. Non volevo più ritrovarmi. Mi stava bene essermi persa.

Eppure… la mia vita era stata bella. Forse ne stavo pagando il prezzo.

L’autore

Enrico Violet ex speaker radiofonico di successo con il nome d’arte di Claudio Manzoni, d.j. e produttore discografico,  ha pubblicato i seguenti romanzi: L’eco di Radiosa (2007, Morgani Miller Editore), Le strane lingue dell’amore (2010, Prospettiva Editrice), Serena anormalità, il saggio Sara, storia di una madre assassina (2011, Akkuaria Editrice), Una diabolica Celeste (2012, Booksalad Editore), Il paradiso (a volte) è a portata di mano (2013, Genesi Editore), Una meravigliosa leggerezza (2015, Il Ciliegio Editore), Una piccola grande storia americana (2019, Prospettiva Editrice), Eclissi di cuore (2024, Rossini Editore).

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Eclissi di cuore
  • Violet, Enrico (Autore)

Articolo protocollato da Simone Della Roggia

Appassionato di gialli e thriller, della buona cucina, e di bassotti (non necessariamente in quest'ordine). Scrittore a tempo perso, ovvero di notte. Passo molto tempo sui treni italiani, lo inganno leggendo.

Simone Della Roggia ha scritto 177 articoli: