Ciò che stringi nella mano destra ti appartiene - Pascal ManoukianCiò che stringi nella mano destra ti appartiene è il romanzo di Pascal Manoukian che oggi recensiamo, edito da 66th and 2nd con traduzione di Francesca Bononi.

Karim e Charlotte vivono a Parigi e sono in attesa del loro primo bambino. Lui è figlio di algerini musulmani, lei di armeni cristiani, ma l’unica religione che riconoscono è «la loro felicità». Una sera, mentre è fuori con le amiche, Charlotte rimane vittima di un attentato terroristico al bistrot Zébu Blanc, dove due uomini armati di kalashnikov aprono il fuoco sui tavolini all’aperto. A rendere ancora più insopportabile la duplice perdita di Karim è una scoperta atroce: uno dei due jihadisti che ha ucciso Charlotte è Aurélien, suo compagno di classe alle elementari. Spinto dalla sete di vendetta e dal desiderio di capire cosa si nasconda dietro le scelte dell’attentatore, Karim entra in contatto con una cellula dell’Isis e decide di imbarcarsi in una lunga odissea che, attraverso Belgio e Turchia, lo porterà fino in Siria.

Il romanzo di Manoukian è complesso, con molti piani di lettura: non siamo nell’ambito del romanzo thriller strettamente detto, anche se vi sono moltissimi elementi d’azione, anzi potrebbe essere più vicino al romanzo di guerra per come la guerra è diventata nel mondo contemporaneo. E’ anche un accurato romanzo storico, con informazioni di natura geopolitica ed economica,  che beneficiano dell’esperienza dell’autore come giornalista e che forse rappresentano la parte più interessante del romanzo.

La trame è ben costruita, e nonostante le vicende di Karim siano il filo conduttore di tutto il romanzo, si intrecciano le storie di molti personaggi che raccontano – attraverso le loro storie individuali – i percorsi di radicalizzazione di chi ha scelto di far parte dell’ISIS: la realtà che viene rappresentata è molto lontana dall’immaginario di molti, e in questo il romanzo  Manoukian riesce nell’intento di rappresentare una realtà che spesso non viene raccontata, o che – forse e anche –  non interessa a un lettore distratto (e l’Italia, da questo punto di vista, si distrae facilmente).

L’informazione contemporanea è fatta spesso più di opinionismo che di indagine giornalistica e di fatti, e l’opinionismo non richiede competenza: chi fruisce dell’informazione, indipendentemente dal media utilizzato, è più frequentemente alla ricerca di una conferma alle proprie convinzioni che alla ricerca della verità o per lo meno di una rappresentazione veritiera della realtà. Il racconto dei metodi di reclutamento, dell’abile uso degli strumenti digitali, delle tecniche di marketing applicate all’ideologia usati  in questo caso dal Califfato, la descrizione di una realtà nella quale le donne non sono solo vittime inermi ma possono essere anche consapevoli efferate carnefici di una ideologia radicale è qualcosa di nuovo, interessante e importante che rende quindi Ciò che stringi nella mano destra ti appartiene una lettura non facile e probabilmente non estiva ma sicuramente consigliabile per chi volesse andare oltre la banalizzazione del fenomeno ISIS e più in generale del mondo arabo e islamico.

Da un punto di vista strettamente stilistico – che è anche il punto di vista più strettamente soggettivo e condizionato dal gusto personale – vi è forse una eccessiva ricerca estetizzante che stride con la durezza di un racconto che a tratti si fa davvero disturbante (e in questo caso non si tratta di una scelta narrativa, la guerra dovrebbe sempre essere realmente disturbante).

Manoukian ricerca l’empatia con il lettore, e per raggiungere il suo scopo tende ad eccedere in immagini retoriche. Nelle prime pagine del romanzo, ad esempio,  l’elemento scatenante della radicalizzazione di Karim è la morte violenta della donna che ama: questo dovrebbe essere già sufficiente in termini di impatto emotivo, non si sente realmente la necessità che Charlotte sia anche incinta. Questa scelta sa di scorciatoia, sa di sceneggiatura di fiction pomeridiana ed è un peccato perché alla lunga la necessaria e lucida durezza del romanzo – il suo più grande pregio – si stempera in uno stile un po’ troppo levigato, troppo ricercato. La realtà beneficia della sottrazione più che dell’abbellimento.

L’aspetto stilistico – soggettivo – non deve far perdere però di vista l’oggettivo valore di questo romanzo, in un momento storico che necessità più che mai di cultura e informazione.

Compra su Amazon

Sconto di 0,81 EUR
Ciò che stringi nella mano destra ti appartiene
11 Recensioni

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 135 articoli: