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La sua vita è stata segnata da tragici eventi fin dall’adolescenza: prima la perdita dei genitori, poi il suicidio della fidanzata durante l’università. Oggi resta solo un uomo che dopo aver provato cosa significa uccidere, discende una spirale di dolore e vendetta…

Romanzo di esordio di Giuseppe Priolo, al Thriller Café oggi vi presentiamo Cain Cox – come trova origine il Male.

La storia comincia con un uomo che si presenta alla stazione di polizia di Pittsburgh con una missione precisa: chiede del detective Edward Loone, suo vicino di casa e amico, e inizia a raccontargli di un delitto del passato, poi di uno appena accaduto, con dettagli che nessuno potrebbe avere. Se non l’omicida. E a entrambi gli assassinii l’uomo accosta un nome surreale: Cain Cox. Una figura ineffabile che opera nel Dark Web, che nessuno conosce, che molti pensavano immaginaria. Può essere che sia davvero lui? Il detective Loone inizia a porsi delle domande, mentre la tensione sale, al punto di esplodere quando l’uomo rivela di avere da tempo una relazione sessuale con sua figlia ventenne.

Ma qual è il vero motivo per cui l’uomo si è presentato da Loone? Perché sta raccontando tutte queste cose, e qual è il vero scopo della “missione” che dice di dover compiere?

Per saperne di più, dovrete leggere il romanzo di Priolo. Ma intanto vi lasciamo qui degli estratti.

Estratti

CAPITOLO I

Distretto di Polizia Pittsburgh Zone 2 – martedì 09:27 AM

«Buongiorno, posso aiutarla?»

«Penso di sì, sto cercando il detective Loone, Ted Loone, dovrebbe prestare servizio qui.»

«Capisco e chi lo cerca?»

«Gli dica Rob, Robert il suo vicino.»

«Bene, la prego d’attendere qui, vedo se è in ufficio.»

«Ok, non mi muovo.» Il distretto di polizia di Pittsburgh è esattamente come uno si immagina debba essere, spaventosamente caotico, con agenti in divisa, alcuni in borghese, chi parla al telefono, chi si muove da una parte all’altra del grande atrio fin troppo pieno di box, con all’interno l’essenziale per farlo assomigliare a una specie d’ufficio ma, soprattutto, quel continuo, costante vociferare di sottofondo accompagnato dall’incessante squillo dei telefoni. Beh, sono entrato da solo pochi minuti e già ho la conferma, la certezza, che non è sicuramente questo il posto in cui avrei mai potuto trascorrere la mia vita. Tutta questa confusione, tutte queste parole nell’aria, gente che arriva e che va di continuo, le urla che rimbalzano da chi sa quale ufficio, mi danno la sensazione di trovarmi in un grande ingorgo, un grande ingorgo di vite, un intreccio di relazioni più o meno reali, vere, forzate, malate, sottomesse… No! Cerco di estraniarmi per un attimo da tutto questo mentre lascio i miei occhi frugare in quell’immenso salone, concentrandomi sul perimetro, su quelle pareti alternate da porte e vetrate, quasi tutte oscurate da veneziane chiuse dove immagino all’interno si trovino gli uffici dei vari detective, tenenti o, che cazzo ne so, di qualche mega ispettore. A un tratto, con la visuale periferica del mio occhio destro, noto aprirsi una porta, proprio una di quelle poste sul perimetro dell’atrio, a trenta, trentacinque metri da me e vedo sporgersi Ted[…]

CAPITOLO IX

Vanessa Annette Hayley

Dal primo istante in cui la vidi non vi fu niente, niente della sua persona, della sua figura, che non mi travolgesse completamente lasciandomi intorpidito, nella mente e nell’anima, praticamente traumatizzato dalla presa di coscienza che al mondo potesse esistere un essere con tanti e tali doni tutti per sé. I suoi capelli lunghi appena sotto le spalle di un castano che ricordava le prime foglie cadute all’arrivo dell’autunno. Quegli occhi, così grandi, di quel colore che non esiste, che non puoi identificarlo citandone uno perché non sarebbe corretto, non sarebbe preciso, così tante le sfumature che lo definiscono, dal verde all’azzurro senza poter tralasciare il grigio. Alta quanto me, slanciata, un fisico così definito e perfetto, quella pelle chiara che cercava perennemente un compromesso con il sole della Florida, e quel viso, non certo dolce, sebbene fatto di lineamenti delicati e morbidi, più di tutto rassicurante, gentile e allo stesso tempo deciso. Insomma, appena la vidi capii che se avessi avuto la fortuna di parlarle, conoscerla, avrebbe cambiato la mia vita. Questa era Vanessa, Vanessa Annette Hayley. Ricordo come l’incontrai. L’incrociai di mattino, non erano ancora le nove, mentre uscivo da una caffetteria del campus, nei pressi della W University Avenue. Era metà ottobre e l’anno accademico era iniziato solo da qualche settimana e, non avendo allora ancora abbracciato la passione per sostanze che potessero aiutarmi rapidamente a riprendere contatto con il mio cervello e la realtà circostante, specie al mattino presto, non mancavo mai di sostare a farmi una tazza di caffè con una goccia di vaniglia, illuso che questo potesse velocemente darmi il giusto sprint per affrontare la giornata. Mi trovavo sulla soglia per andarmene quando[…]

Giuseppe Priolo

Giuseppe Priolo, nato il 5 dicembre 1974 in provincia di Vicenza, ha un background tecnico-commerciale e lavora nel settore del credito. La sua passione per la scrittura, nata in tenera età, è stata influenzata dai gialli di Agatha Christie e dai thriller di Jeffery Deaver. Appassionato della realtà nordamericana, Priolo visita spesso gli Stati Uniti ed è per questo che ambienta qui il suo romanzo dall’autentico sapore americano.

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