Abbiamo raggiunto telefonicamente l’autore Fulvio Ervas in procinto di partire per la Sardegna dove andrà a presentare il romanzo di cui parliamo oggi “Finché c’è prosecco c’è speranza” edito da Marcos y Marcos (nota di ThrillerCafe: l’intervista è stata realizzata qualche settimana, ma pubblicata solo ora per piccoli inconvenienti tecnici).
Con l’occasione veniamo a sapere che Ervas vive vicino all’aeroporto militare e che le sue onde interferiscono con la linea telefonica, subito non gli crediamo, così lo chiamiamo sul telefono fisso. Dall’altra parte ci giungono dei suoni poco chiari, forse Fulvio ci sta dicendo che è il caso di credergli. Tentiamo ancora una volta, non si mai che le interferenze militari non stiano captando qualche altro segnale facendoci fare il nostro lavoro senza troppi intoppi. Ci guardiamo basite senza capire una parola di ciò che ci viene detto, il vivavoce del telefono funziona a perfezione, a quel punto decidiamo di chiamare senza tariffa agevolata sul cellulare dell’autore. Sentire la voce nitida e pulita non ha prezzo! La prima domanda è spontanea… ma con questi disguidi il canone del telefono lo dovete pagare lo stesso?
(ride) Direi di sì, siamo masochisti…
A questo punto iniziamo con l’intervista vera e propria…
Ervas non è nuovo a questo genere di romanzo ecco perché fin dalle prime battute ci troviamo davanti un thriller che nella sua schiettezza narrativa ci regala anche della sottile ironia, caratteristica sempre apprezzata quando miscelata a dovere con una trama ben orchestrata.

[D] Perché un thriller ambientato tra i vigneti delle colline venete?
[R] Perché le colline sono belle, sono uno sfondo meraviglioso e il prosecco è buono! Così ho fatto questo gioco di parole…

[D] Qual è l’ambientazione più giusta per creare un thriller?
[R] Adoro il territorio quindi immagino una serie di crimini ambientali, cattivi che inquinano, un poliziotto simpatico e poco sangue perché l’adrenalina arriva anche senza un’immagine troppo violenta.

[D] Come mai ha deciso di dare un tono ironico a una storia nera?
[R] Un po’ così… perché credo di essere una persona che si gode le cose, per giocare e poi mi ha preso la mano, non è stato un pensiero razionale, è solo il mio modo di vedere le cose, di ironizzare.

[D] E’ così simpatico anche nella vita?
[R] Ancora meglio nella vita.

[D] Allora diremmo proprio che ci sono delle buone premesse… Il titolo del romanzo suggerisce che lei sia un intenditore di vini, è così?
[R] Sono un agronomo pertanto conosco le cose di cui parlo, mi sono occupato anche di prosecco nello specifico per conto mio, volevo poi scrivere anche un saggio sul vino ma ho scoperto che era troppo impegnativo e ho lasciato stare, devo dire che ho viaggiato in tutta Italia per questo motivo con dei veri esperti…

[D] Perché non ha parlato per esempio di un vino rosso che poteva magari suggerire meglio l’idea del noir?
[R] Ho giocato sul vino bianco perché secondo gli esperti, il bianco è utilizzato in periodi di crisi economica. Ho scritto il romanzo nel 2009, nel pieno della crisi economica. Il rosso corposo, più caro, è sinonimo di un migliore tenore di vita, inserire il prosecco è stato un voler raccontare attraverso il vino l’atteggiamento del nostro paese. Io comunque preferisco i vini rossi.

[D] Il romanzo tratta un tema attuale come quello dell’inquinamento, quanto si sente coinvolto da questo tema?
[R] E’ una delle mie passioni che chiamerei civili, insegno chimica a scuola e insisto molto sul riciclaggio, poi possiedo due orti biologici, sono un amante della terra, ho seicento metri quadri e faccio tutto a mano. Tra scuola e orto e scrittura ho una vita piena.

[D] Preferisce scrivere da solo o in coppia con sua sorella come è avvenuto per altri suoi romanzi?
[R] E’ stata un’esperienza interessante che è sfumata, ormai scrivo da tre romanzi da solo, ma non è cambiato molto da prima perché sento sempre il bisogno di scrivere.

[D] Oltre a scrivere legge…
[R] Molti saggi, soprattutto per lavoro, che riguardano la chimica e gli atomi ecc.

[D] Narrativa? Quella tipica da ombrellone?
[R] Pochino… ho fatto poche vacanze anche se quando posso vado in Croazia, ha dei paesaggi bellissimi.

[D] Però sappiamo che sta per partire per la Sardegna…
[R] Sì ma solo per lavoro, anche se ne approfitto per godermi l’Italia.

[D] Una società multirazziale ha ancora molta diffidenza verso il prossimo? Lei per esempio introduce la figura di kosovari e boliviani nel romanzo…
[R] Domanda complessa, qui da noi non puoi prescindere dallo straniero, sono molti. Forzandolo lo inserisco nei romanzi. E’ un lungo percorso che abbiamo appena iniziato anche se dal punto di vista istituzionale, non siamo partiti bene. Anche tra di loro tuttavia ci sono persone buone.

[D] Che importanza ha la scrittura nella sua vita
[R] Orto scrivo, orto scrivo… (ride) senza leggere e scrivere mi sentirei in prigione, non potrei farne a meno.

[D] Una cosa curiosa che può dirci legata alla sua scrittura?
[R] Invento di solito le mie storie a Maggio, poi le scribacchio in estate e le aggiusto a Settembre, Ottobre. Tutto ciò che scrivo è un argomento, qualcosa che mi deve interessare.

[D] Vuole fare un saluto agli amici di Thriller Café
[R] Innanzi tutto vi saluto entrambe dato che siete in due… Agli amici di Thriller Cafè dico che mi auguro leggiate i miei libri, ma se non lo fate è lo stesso e poi vi auguro di divertirvi perché l’estate è brevissima e divertirsi è il modo migliore per affrontare le difficoltà!

Grazie davvero Fulvio per la simpatia dimostrataci e la piacevole chiacchierata senza interferenze!

Articolo protocollato da Arianna e Selena Mannella

Arianna e Selena Mannella Collaborano al magazine Albatros per il quale intervistano personaggi del jet set nazionale e internazionale e con Thriller Magazine, nel quale curano la rubrica “Ordinaria Follia”. Sono addette stampa e editor.

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