Omicidio senza colpa di Gianni SimoniLa precedente carriera di Gianni Simoni sarebbe da sola sufficiente a colmare molte vite delle persone interessate al crimine e alla storia italiana tutta visto che, solo per nominare due casi molto celebri e importanti, il magistrato bresciano si è occupato del caso Sindona e dell’omicidio Ambrosoli, due eventi che hanno plasmato il nostro Paese.

E credo che la pensione anticipata, nel caso di Simoni, non sia solo richiesta legittima ma anche esigenza di pura sopravvivenza: quando si opera a determinati livelli c’è un limite al cumulo di ingiustizie che si possono sopportare, un limite oltre il quale o ti ritiri e cerchi di conservare la tua umanità o continui, rinunciando spesso a una fetta troppo importante e vitale della tua persona.

Simoni è però andato in una “finta” pensione: diventando uno dei più importanti e prolifici giallisti italiani ha continuato in pratica a “lavorare” per l’Italia più o meno come faceva in aula, attraverso azioni ed esempi ed evitando i facili pamphlet e sermoni.
E il suo commissario Lucchesi, che qui incontriamo in Omicidio senza colpa, è un personaggio che diventa sempre più importante man mano che, lo vediamo purtroppo ogni giorno, nel nostro Paese crescono intolleranza e razzismo.

Figlio di una eritrea e di un toscano e quindi in sostanza il primo commissario nero nella storia del giallo italiano, attivo nel commissariato di Porta Ticinese, carattere difficile così come gli è difficile rimanere fedele in amore, qualche problema con l’alcol e un sesto senso empatico che gli permette di percepire situazioni e problemi con una sola occhiata: Lucchesi è figura vitale, un vaccino necessario nei confronti delle narrazioni piene di eroi senza macchia e senza paura, e puntuale denuncia di certo stato di arretratezza sociale, politica e culturale del nostro Paese.

Il commissario Andrea Lucchesi si fida del suo istinto, una fiducia basata sui vari casi risolti proprio partendo da un presentimento o qualche tipo di sensazione.
E anche in questo caso l’istinto, il suo formidabile e personalissimo senso di ragno, gli dice che la morte di un vedovo, un vecchio professore in pensione che è stato trovato impiccato, non è un suicidio.

E gli dice anche che tale assassinio è in qualche modo collegato a un giovane mendicante che si regge a malapena, appoggiato a un muro, e che Lucchesi fa seguire e controllare, certo che lo porterà a qualche tipo di soluzione.

Vecchio e mendicante appartengono a quella che spesso viene considerata un’umanità di serie B dai forti, dai vincenti, dai prepotenti. Sono cittadini di serie B anche le donne o quelli che non hanno il giusto colore della pelle.
Nessuno meglio di lui lo sa, e nessuno è più adatto di lui a intervenire e cercare di portare giustizia proprio fra chi più ne ha bisogno: le vittime e i deboli.

Omicidio senza colpa, come tutte le altre Indagini del commissario Lucchesi, è stato pubblicato da TEA, e Thriller Cafè, oltre a occuparsi più volte dei romanzi di Gianni Simoni, ha anche avuto il piacere di intervistarlo, buona lettura!

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