Pubblicato da E/O nel 2012, “Tre, numero imperfetto” è il secondo capitolo della serie gialla di Patrizia Rinaldi con protagonista la soprintendente Blanca Occhiuzzi. Nel primo capitolo, “Blanca” – di cui abbiamo parlato da poco – abbiamo avuto modo di assistere all’arrivo della poliziotta ipovedente al commissariato di Pozzuoli e di conoscere molti dei personaggi che caratterizzano la serie, nonché il contesto peculiare in cui la stessa si svolge. Ora, in “Tre, numero imperfetto” facciamo dei passi avanti, approfondiamo la conoscenza e le dinamiche fra i protagonisti che diventano più chiare e definite. Il “pretesto” ce lo dà un caso di cronaca che fa scalpore.

Gennaro Mangiavento, in arte Jerry Vialdi, “ex cantante di matrimoni, poi ex cantante neomelodico, poi ex cantante di tradizione e folclore, poi ex cantante Ariston, poi ex attore di musical, poi finalmente cantante sensibile di entusiasmi di critica colta”, viene ritrovato morto in una scenografia apparecchiata per l’occasione. Invischiato in strani giri, affarista di quart’ordine, stizzoso e viveur con la puzza sotto al naso, Vialdi ne aveva di figuri che potessero volergli fare la festa, e nella lista vanno incluse svariate donne con le quali il cantante aveva frequentazioni più che ambigue. Ai commissariati di Pozzuoli e Fuorigrotta – uniti per l’occasione in una collaborazione male assortita e ancor meno desiderata – non fanno in tempo a chiedersi chi l’abbia ucciso che spunta un’altra morte su cui indagare. Servirà l’acume di Blanca e l’alacre lavorio di Martuscello e Liguori per sbrogliare la matassa intricata di sentimenti, rancori e non detti che questa vicenda si porta dietro.

A livello di trama gialla, devo confessare che ho trovato un po’ meno coinvolgente questa storia rispetto ad altre della serie. Tuttavia, anche questo secondo giallo con protagonista Blanca è stato utile perché propedeutico ai capitoli successivi. Si chiariscono, infatti, le dinamiche fra i personaggi, li si conosce meglio, ci si fa un’idea più precisa sul loro carattere e sul modo che hanno di indagare (sul piano lavorativo) e di pensare (su quello personale). La stessa Blanca, ora a suo agio nell’ambiente lavorativo, appare contestualizzata alla perfezione e nel pieno delle sue potenzialità. Come già sottolineato nel recensire il primo romanzo, grande importanza hanno l’ambientazione (Napoli), lo stile narrativo e il registro linguistico usato da Patrizia Rinaldi. In particolare, riguardo il linguaggio, c’è, in questo giallo come in tutta la serie, una musicalità debordante che dà ritmo alla narrazione. Leggendo sembra quasi di vedere i personaggi muoversi – ognuno col suo passo – in una dimensione altra, musicale, esotica, eterea. È come ascoltare un

buon blues, ritmato, sincopato, vellutato ma incisivo e vibrante.

A chi non avesse ancora letto il primo romanzo della serie, Blanca, non consiglierei di cominciare da questo: sarà per abitudine o gusto personale, ma ritengo che una serie vada letta nell’ordine in cui è stata concepita, a maggior ragione quando vi sono delle evoluzioni nei personaggi che prescindono dalla singola indagine di volta in volta affrontata. In definitiva, se vi ha incuriositi questo libro, dovreste prima leggere “Blanca“. Il terzo capitolo, invece, si intitola “Rosso caldo“… ve ne parlerò presto.

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Articolo protocollato da Rossella Lazzari

Lettrice compulsiva e pressoché onnivora, una laurea in un cassetto, il sogno di lavorare nell'editoria e magari, un giorno, di pubblicare. Amo la musica, le serate tra amici, mangiare e bere bene, cantare, le lingue straniere, i film impegnati e cervellotici, il confronto, la condivisione e tutto ciò che è comunicazione.

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