Stavros - Sophia Mavroudis

Sophia Mavroudis è un’autrice di origine greca, ma nata a Casablanca e vissuta a Parigi, che ha già pubblicato in Francia una serie di romanzi che hanno per protagonista il Commissario Stavros Nikopolidis. Esce ora per l’editore e/o, a quattro anni dall’uscita in Francia, il primo di questi, intitolato semplicemente “Stavros” (traduzione di Giovanni Zucca).

Stavros è un Commissario della Polizia di Atene, dal passato travagliato. I nonni hanno subito la deportazione da Smirne dopo la guerra greco-turca degli anni Venti, quando i greci della Turchia furono rimpatriati forzatamente (la “catastrofe” dell’Asia minore la chiamano i Greci). Il padre è stato incarcerato e torturato dal regime dei colonnelli e lui, completamente spaesato, solo e smarrito, ha deciso di entrare in Polizia, per “dare la caccia alle coscienze sporche e proteggere le anime ferite”, come Mavroudis ci dice con un bellissimo breve ritratto in prosa. In più, un feroce criminale chiamato Rudolf ha ucciso la moglie di Stavros e lo ha costretto a un’esistenza ancora più rammendata. Dopo quel delitto il Commissario non si è più ripreso, al punto che il suo Dirigente lo ha dovuto relegare a un lavoro d’ufficio, senza più azioni sul campo, alle quali Stavros aveva dimostrato di non essere più adatto. Ma il colpo di scena iniziale è che Rudolf è tornato a colpire e per Stavros è la grande occasione di ricucire le ferite ancora aperte del passato.

Stavros” è un romanzo intriso di Storia, quella con la esse maiuscola. Ambientato in una Grecia dilaniata dalla crisi economica e ostaggio degli interessi più o meno leciti delle potenze straniere, il racconto ha frequenti richiami alle vicende del passato. Fin dalla guerra greco-turca, per passare alla resistenza nella Seconda Guerra Mondiale, proseguire con il regime dei colonnelli e terminare con la crisi economica e finanziaria. Un romanzo della disillusione, nel quale un popolo perennemente sul confine, di tutto, piange la propria cronica incapacità di liberarsi dai fantasmi del passato. Siano questi ultimi quelli classici di Archimede, Aristotele e Platone, o quelli del risorgimento ottocentesco e della liberazione dai turchi, o ancora quelli dei suoi grandi poeti come Konstantinos Kavafis, di cui Stavros è un grande cultore.

“Certo, suo padre era tutt’altro che l’unico. La storia aveva dato torto a metà della generazione greca del dopoguerra, e la guerra civile aveva spaccato in due il paese. Tuttavia, lo spettacolo della nuova generazione oziosa e priva di cultura rappresentava uno schiaffo quotidiano alle loro utopie fallite”. Basterebbe questa frase per dare conto di quale sia la tragedia di cui Mavroudis ci vuole parlare.

Dentro questa Storia senza speranza, si aprono però minuscole vie d’uscita che ci permettono di respirare. Sono isole di relativo benessere, nelle quali Stavros si ripara quando la tempesta si fa più forte. Il tavli, in omaggio all’anima infantile e ludica che ognuno di noi porta al proprio interno. La cucina greca, in particolare quella dei greci di Turchia, che Stavros sa interpretare meravigliosamente, sempre accompagnata dall’immancabile ouzo, nel quale annegare la triste realtà che ci circonda. I singoli personaggi eroici che esistono all’interno di una comunità stanca. L’indomita poliziotta Dora, l’hacker Eugenios, la spettacolare barista Matoula, dalla quale Stavros si rifugia per leccarsi le ferite.

Difficile non farsi venire alla mente Petros Markaris, altro greco di Turchia, e il suo Kostas Charitos, che è un parente alla lontana di Stavros Nikopolidis. Manca un po’ in Mavroudis la capacità di costruire un intreccio incalzante e di costruire un profilo profondo dei personaggi. In cambio, però, con Stavros abbiamo grandi descrizioni di paesaggio, un quadro insieme desolante e inebriante che ci porta a identificarci nelle meraviglie di un paese straordinario come la Grecia, come potrebbe fare una poesia di Kavafis o un film di Theo Angelopoulos.

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Stavros
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Stavros
  • Mavroudis, Sophia (Autore)

Articolo protocollato da Giuliano Muzio

Sono un fisico nato nel 1968 che lavora in un centro di ricerca. Fin da piccolo lettore compulsivo di tante cose, con una passione particolare per il giallo, il noir e il poliziesco, che vedo anche al cinema e in tv in serie e film. Quando non lavoro e non leggo mi piace giocare a scacchi e fare attività sportiva. Quando l'età me lo permetteva giocavo a pallanuoto, ora nuoto e cammino in montagna. Vizio più difficile da estirpare: la buona cucina e il buon vino. Sogno nel cassetto un po' egoista: trasmettere ai figli le mie passioni.

Giuliano Muzio ha scritto 127 articoli: