Memorie del capo della polizia di San Pietroburgo di Ivan PutilinSellerio continua indomita a proporci ristampe di suoi titoli da tempo esauriti in catalogo e ora tocca a un volume molto particolare, Memorie del capo della polizia di San Pietroburgo di Ivan Putilin.

Putilin è stato capo della polizia investigativa proprio nella San Pietroburgo titolare del libro, durante un periodo di tempo compreso fra il 1866 e il 1889, ruolo che svolse con grande efficacia e senso del dovere, al punto di meritarsi ben presto la nomea di “Sherlock Holmes russo“. Quando andò in pensione, Ivan Putilin si dedicò alla scrittura delle proprie memorie: un totale di una ventina di racconti, riguardanti i casi più interessanti, complicati e coinvolgenti affrontati mentre era in servizio.

Si tratta di storie dal sapore particolare, perché se il materiale è quello tipico dei “fatti realmente accaduti”, lo stile e il linguaggio le avvicinano alla fiction e confondono i piani, rendendo l’esperienza di lettura ancora più significativa. Memorie del capo della polizia di San Pietroburgo era già apparso nel catalogo Sellerio verso il 2005, all’interno della collana Il divano (nr. 235) e viene ora riproposto dall’editore siciliano con la cura di Rosa Mauro.

Tre i racconti scelti a far parte della raccolta Memorie del capo della polizia di San Pietroburgo, in un volume di facile, veloce e agile lettura che vi porterà indietro a un mondo nel quale molti strumenti scientifici e metodi moderni erano ancora ben lontani dall’affermarsi e la loro assenza rendeva sicuramente più problematiche le soluzioni delle indagini.
Altro indubbio merito delle Memorie del capo della polizia di San Pietroburgo è che riesce, pur affrontando fatti criminali, a far anche divertire e che ci offre una visione della vita quotidiana di quella città in quell’epoca, affollata di personaggi di vario tipo, appartenenti a diverse classi sociali.

Una folle vendetta: nel primo racconto viene ritrovato un cadavere in una stanza d’albergo e, una volta escluso il possibile movente della rapina, Putilin riuscirà a individuare motivo e, di conseguenza, identità del colpevole, anche grazie all’aiuto dell’agente Z., suo fido braccio destro.

La beneficenza: niente omicidi in questo racconto, ma una serie di truffe ai danni di uomini di chiesa, che ha portato il delinquente ad accumulare una discreta fortuna. Purtroppo Antipova, l’amante del truffatore, nonostante sia chiusa in cella non ha la benché minima intenzione di confessare e rivelare l’ubicazione del maltolto. Servirà uno stratagemma tanto classico e di vecchia scuola quanto sempre efficace…

Il terribile caso della bella omicida, al contrario, di cadaveri ne ha ben quattro: quelli di marito, moglie, figlio e cameriera. Si tratta di un’ammirevole confessione di errore da parte di Putilin, che all’inizio sospetta delle persone sbagliate. E si tratta anche della dimostrazione di come anche il caso e la fortuna abbiano un ruolo talvolta importante nella soluzione dei crimini.

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Articolo protocollato da Elvezio Sciallis

Elvezio Sciallis è stato uno dei più attenti e profondi conoscitori di narrativa e cinema di genere horror. Ha collaborato per molti anni con La Tela Nera e con Thriller Café prima della sua tragica scomparsa nel maggio 2019.

Elvezio Sciallis ha scritto 242 articoli: