L’uomo nell’ombra: recensione del film di Polanski
De L’uomo nell’ombra, il film tratto dal romanzo “The Ghost writer” di Robert Harris, Viviana Giorgi ci aveva dato qualche anticipazione qualche tempo fa; Luca Marchetti ci dà oggi il suo parere riguardo a questa pellicola.
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Prima di apprestarsi alla visione di The ghost writer (il titolo italiano, diciamolo, fa un po’ schifo) bisogna scordarsi completamente che il regista, Roman Polanski, attualmente si trova agli arresti domiciliari in Svizzera, che ha ultimato il montaggio del film attraverso il telefono di un carcere, e che molto probabilmente questo sarà il suo ultimo lavoro. Con questi pensieri è impossibile giudicare il film serenamente. La pellicola, infatti, merita tutta l’attenzione possibile proprio perché è un capolavoro. Polanski fa proprio il materiale di partenza (il romanzo di Robert Harris) e lo amalgama con le caratteristiche tipiche della sua filmografia, quelle che lo hanno reso un regista unico. The Ghost writer, infatti, riprende un po’ da Frantic il ritmo incalzante che non lascia mai lo spettatore libero di respirare, e un po’ da L’inquilino del terzo piano il tono claustrofobico e la paranoia che pervade ogni singola inquadratura. Il tutto condito da un’abbondante dose di ironia che riesce anche a far strappare più di una risata sincera (e questo è sicuramente un altro punto in suo favore). Inoltre, anche chi vuole vedere questa opera solo sul piano più superficiale, ovvero come semplice thriller politico, non può certo lamentarsi. La scelta di non creare uno dei soliti mega – complotti interplanetari ma di puntare su qualcosa di quotidiano e credibile (la vicenda dei terroristi rapiti ricorda molto da vicino il nostro “affare Abu Omar”) dimostra che non bisogna intessere trame complicatissime per appassionare lo spettatore (Hitchcock docet). Il merito più grande del regista è comunque, il modo con il quale viene diretto il cast. Sfido chiunque a trovare una faccia che non sia perfetta per il ruolo che ricopre (Polanski, per il suo scopo, arriva addirittura a ripescare attori come Jim Belushi, Timothy Hutton, e Eli Wallach, uno che fa sempre piacere vedere). Anche i due attori protagonisti, obiettivamente reduci da performance (a voler essere buoni) alquanto deludenti, regalano due prove fantastiche. Se per Pierce Brosnan bisogna aspettare la fine perché si discosti dalla caricatura di Tony Blair e dia forza al suo personaggio, Ewan McGregor, nella parte di uno scrittore fantasma del quale, in modo inquietante, non viene mai pronunciato il nome è sempre convincente. La vera perla rimane però la bravissima Olivia Williams. Dopo aver attirato l’interessa di molti come professoressa triste nel recente An education, qui ha la possibilità per dimostrare tutta la sua bravura (e glaciale bellezza). Non vanno sicuramente dimenticati i contributi di Pawel Edelman alla fotografia (l’isola dove è ambientata la vicenda è magnifica quanto terribile) e di Alexandre Despant che con la sua bellissima colonna sonora accompagna umilmente ogni singola scena. Insomma, per gli appassionati dei bei gialli di una volta, alla europea diciamo, questo film è un’occasione da non perdere. Anche per rifarsi la bocca dopo i molti lavori pacchiani che ci ha rifilato Hollywood (ogni riferimento a State of play e a Fuori controllo è puramente casuale).
Il trailer italiano del film lo trovate su ThrillerCafe Channel.
Luca Marchetti
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