La figura di cera - Riccardo D'AnnaRecensiamo oggi su Thriller Café La figura di cera, romanzo di Riccardo D’Anna edito da Gargoyle.

Titolo: La figura di cera
Autore: Riccardo D’Anna
Editore: Gargoyle Books
Anno di pubblicazione: 2011
Formato: Brossura
Pagine: 200

Trama:
Londra 1958. Una serie di misteriosi suicidi preludono alla riapertura di un caso risolto forse solo in apparenza, denso di preoccupanti e inaspettati sviluppi.
La scomparsa dalla tomba di una marchesa caduta in disgrazia, da poco defunta fra le mura di un appartamento londinese – donna dall’indiscutibile fascino, musa ispiratrice di D’Annunzio, appassionata di occultismo e interprete dei brillanti riti della belle époque – muove i protagonisti, in una corsa contro il tempo, alla ricerca del suo calco di cera da cui ella avrebbe potuto riattingere vita.
Dopo un incontro a Venezia con Peggy Guggenheim, i nostri eroi si vedranno costretti a recarsi a Berlino, in una città che mostra ancora le ferite della guerra e dove sopravvivono gli ultimi scampoli di quelle società segrete che furono legate ai presupposti oscuri e alle origini magiche del nazismo.

Sono un tipo che, specie per i libri, vuole la pappa pronta. Mi piacciono i telefilm con episodi autoconclusivi, mi leggo un bel Dylan Dog per lo stesso motivo, detesto le saghe, i sequel, prequel e compagnia cantante.
Inizio a leggere “La figura di cera”, mi accorgo che ci sono riferimenti evidenti a un altro libro – che poi scoprirò essere “Il morso sul collo” di Simon Raven – e non posso fare a meno di lasciarmi scappare un’imprecazione. Però lo stile di D’Anna mi piace, ha il gusto del romanzo novecentesco, e proseguo nella lettura, aiutato comunque dalle ricche note alla fine di ogni capitolo e dall’introduzione (mai introduzione fu più benedetta dal sottoscritto) di Stefano Priarone.
Il libro, a dispetto di ciò che pensavo, si regge sulle sue gambe. E ragazzi se si regge bene.
Dovessi dare una definizione, direi che il libro è elegante. La prosa di D’Anna, ricercata ma quanto mai funzionale e affascinante, si sposa alla perfezione con la storia, narrata in prima persona dal maggiore Anthony Seymour, già protagonista del libro di Raven.
“La figura di cera” è un concentrato di omaggi, citazioni, particolari storici, che rendono la vicenda intrigante e appassionante. A volte si ha l’impressione di scorrere pagine di un libro di Sherlock Holmes, altre volte si è proiettati in atmosfere stokeriane, in alcuni frangenti sono riuscito persino a scorgere similitudini con il Pendolo di Eco. Il tutto in duecento pagine, che si mandan giù come acqua fresca.
Difficile catalogare questo romanzo. È un horror ma allo stesso tempo è un noir graffiante, in cui si respira avventura e dove la psicologia colpisce per le sue tinte decise e morbose.
Non è il solito romanzo di vampiri, questo: è molto di più. E non ci si faccia ingannare dalla copertina, che richiama in maniera sinistra quelle post-romantiche di saghe emovampiriche glitterate, “La figura di cera” è un libro che racchiude in sé i crismi del gotico e del fantastico di vittoriana memoria.
Ancora una volta, la Gargoyle dà prova di aver visto giusto, concedendo fiducia a un autore bravissimo, anche se sconosciuto al grande pubblico.
E qui al bar attendiamo con altrettanta fiducia la prossima prova di Riccardo D’Anna.

Gabriele Lattanzio

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