La donna dei fiori di carta - Donato CarrisiRieccoci al Thriller Cafè per parlare dell’ultima fatica letteraria di Donato Carrisi che per i tipi di Longanesi ha pubblicato La donna dei fiori di carta. Dopo averlo incontrato per il suo primo libro Il suggeritore e per il secondo Il tribunale delle anime, entriamo nel dettaglio per conoscere i contenuti di questo romanzo che rispetto ai precedenti risulta meno pretenzioso, un libro che può essere tranquillamente affrontato anche da chi preferisce libri ‘veloci’ e disdegna i classici tomi (non sapendo cosa si perde). Carrisi nella storia che ci vuole raccontare diviene narratore onnisciente, perché espone con estrema chiarezza fatti e persone di una vicenda che miscela realtà e fantasia. Ma se volessimo spingerci più in là e fare le persone colte, perché dal Thriller Cafè passano lettori curiosi e intelligenti, potremmo aggiungere che è un narratore extradiegetico, ovvero colui che racconta (Donato in questo caso), si colloca al di fuori della vicenda divenendo egli stesso uno spettatore.
Carrisi è stato affascinato (forse in occasione dell’anniversario dell’affondamento?), dal mito novecentesco del transatlantico che andò incontro ad una tragedia inaspettata, il Titanic, anche se la storia serve come spin-off alle tre domande cui si deve trovare risposta. Chi è Guzman, chi è il prigioniero catturato dagli austriaci, e chi era l’uomo che fumava sul Titanic? Così come viene rievocata la prima guerra mondiale e la vicenda che si svolse sul monte Fumo, luogo reale che vide austriaci e italiani affrontarsi. Se ‘La donna dei fiori di carta’ diventasse un film potrebbe avere la colonna sonora di Morricone e le atmosfere suggestive de ‘La leggenda del pianista sull’oceano’ (Tornatore-1998), perché Carrisi si trasforma in cantastorie appunto, per raccontarci attraverso la voce del soldato prigioniero, una storia che è già leggenda.
Tono rapsodico per una narrazione che ha pochi colpi di scena ma è necessario proseguire nella lettura perché si ha l’impellenza di comprendere, di avere delle risposte, così come è nella natura del genere umano. Le tre domande tengono legata tutta la narrazione durante l’interrogatorio che avviene tra un medico austriaco e il suo prigioniero italiano, prigioniero che deve svelare la propria identità e grado se vuole salva la vita. Da qui tra racconti di guerra, viaggi avventurosi e grandi affabulazioni, il prigioniero rivelerà la vita di un uomo dall’aspetto comune ma con il grande talento di conquistare le persone grazie alle proprie parole. Una sorta di Casanova che abbandona la virtù del corpo per ammagliare con l’intelletto. Ma anche una storia d’amore che racchiude grande gesta. La memoria storica diviene il vero protagonista di questo romanzo che lega continenti, avventure e uomini tanto diversi ma che si ritrovano a vivere le proprie vite con passione.
Un libro per tutti i gusti, da leggere come una favola moderna, un invito a non abbandonare l’importanza delle leggende, perché in quanto tali, capaci di far nascere dei miti.
Anche se Carrisi ha spiazzato qualcuno prendendosi una pausa dal genere thriller, non ha deluso, perché quando si ha la padronanza delle parole e la giusta dose di fantasia, il connubio non può che essere vincente.

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Articolo protocollato da Arianna e Selena Mannella

Arianna e Selena Mannella Collaborano al magazine Albatros per il quale intervistano personaggi del jet set nazionale e internazionale e con Thriller Magazine, nel quale curano la rubrica “Ordinaria Follia”. Sono addette stampa e editor.

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