
Andrea Nagele, scrittrice austriaca, torna al pubblico con “Grado e la ragazza nella laguna”, settimo episodio della serie dedicata alla commissaria Maddalena Degrassi e ambientato, come dice il titolo, a Grado. In questo nuovo giallo si parla di Acquamarina, una ragazza di diciassette anni che divide le sue giornate tra il ristorante, gestito dal padre e dallo zio, e l’amico/fidanzato Sebastiano, una figura per lei più che famigliare vista la conoscenza che risale ai tempi dell’asilo. Quando un giorno, sulla spiaggia, Acquamarina conosce Goran e si innamora di lui, per lei le cose cambiano in modo drastico. In un’estate tranquilla, dove anche i crimini sembravano essersi presi una vacanza, la commissaria Degrassi dovrà confrontarsi con un delitto odioso.
L’opera si apre in modo deciso e tragico, con la descrizione di un omicidio. Non si sanno nomi, non si conoscono le circostanze, il lettore rimane avvinto e con tante domande. Da qui partono i capitoli che sono un riavvolgere il nastro, con un lungo resoconto degli antefatti, che fa quasi dimenticare di avere tra le mani un giallo. Appare come un’opera di narrativa, dove c’è sullo sfondo una commissaria e i suoi colleghi, ma centrato sulle giornate dei ragazzi, Acquamarina, Sebastiano, Goran e di Toto, un uomo con la mente di un bambino, che già in precedenza ha avuto modo di aiutare Degrassi in alcuni casi. Se non si conoscono i libri precedenti della serie, ci vorrà qualche pagina per fare ordine tra i personaggi che, in modo evidente, hanno tutti dei pregressi e dei legami. Ma con un po’ di pazienza questo scoglio viene superato: problema che non esiste per i fedeli lettori della Nagele. I protagonisti del romanzo sono ben caratterizzati, a partire da Toto che, con la sua diversità, lancia un bel messaggio sulle diverse abilità delle persone che si possono incontrare. L’inclusione può esistere, anche una vita il più possibile vicina alla normalità, senza dimenticare le dovute accortezze e il carico, non indifferente, che ricade sui familiari accudenti.
Il triangolo dei ragazzi, mostra alcuni spunti interessanti per la riflessione, soprattutto alla luce di come si sviluppa diversamente l’amore per le ragazze e per i ragazzi. Con Acquamarina troviamo l’entusiasmo, l’affacciarsi a un amore nuovo con gioia e in modo totalizzante, il fare progetti; con Sebastiano leggiamo di un rapporto che è più simile al possesso, dove le cattiverie sono più numerose delle carinerie, dove il conoscere da sempre Acquamarina, lo porta a darla per scontata, più un qualcosa da mostrare che una ragazza da rispettare e un amore da coltivare. Goran, all’inizio appare migliore di Sebastiano, finché anche lui non mostra il fianco ai difetti: più interessato a sé stesso che a quella che definisce la donna perfetta, è egoista, pavido e superficiale. Immersi nell’atmosfera di Grado, leggendo una storia d’amore tra le difficoltà familiari del padre e dello zio di Acquamarina per il ristorante, con la commissaria che fa sporadiche entrate in scena soprattutto conviviali, ci si trova da un lato a dimenticarsi che il libro dovrebbe essere un giallo, e dall’altro a chiedersi quando le cose inizieranno a muoversi sul serio e, dopo la metà, finalmente ci si arriva. Abbiamo la tensione, l’azione, la tristezza per una vita sprecata, ma anche tanta rabbia data da comportamenti leggeri e davvero irresponsabili dei personaggi. Mentre si legge ci si chiede come sia possibile fare certe scelte non scellerate, ma proprio idiote. C’è di mezzo la droga, che altera percezioni e decisioni, verissimo e ottimo modo per mostrarne i danni legati al suo consumo, al di là di quelli legati alla salute, ma anche gli inquirenti si muovono in modo raffazzonato, quasi goliardico. Possibile che con una scomparsa da indagare ci si preoccupi di mettere una maglietta a righe bianche e blu per intonarsi alla barca che andranno a prendere per un sopralluogo? Invece di battere a tappeto l’ultimo luogo dove una persona è stata vista, si perde tempo dando informazioni inutili sulla quotidianità in un monastero. E mentre i poliziotti vagano, ci sono ragazzi definiti adulti dall’anagrafe che si comportano come bimbetti timorosi e fin troppo ingenui. Per il lettore non c’è grande sorpresa su chi sia il colpevole, su questo non c’è alcun mistero, è però poco soddisfacente il modo in cui si arriva a conclusione: in fretta, quasi come se la parte gialla fosse incidentale in una trama che vuole raccontare altro.
“Grado e la ragazza nella laguna” è un libro che lascia quindi un po’ di dubbi. Ben scritto in certe parti che sono immersive e interessanti, ma come giallo è meno incisivo. Andrea Nagele, che di professione è psicoterapeuta, nella trama investigativa perde mordente, mentre mostra le sue grandi capacità comunicative nella prima parte dell’opera.
Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.