Edito da Bompiani, oggi recensiamo Esequie, romanzo del giornalista e scrittore Jim Knipfel.
Leonard Koznowski, sceriffo della Contea di Kausheenah, ha pochi compiti precisi: sedare le risse, multare chi guida in stato di ebbrezza, non multare chi va a caccia fuori stagione e tenere d’occhio Gus, che quando cade la prima neve invece di spargere il sale sulle strade rinsalda l’amicizia di lunga data con il whiskey. A sconvolgere questa pacifica routine è un duplice omicidio: Klaus Unterhumm, impresario delle pompe funebri, e il suo assistente Kirby Mudge vengono trovati morti dal medico legale.
Fin qui la sinossi ufficiale.
Ora, immaginate che lo sceriffo  Koznowski non sia il raffinato e acuto investigatore relegato per tristi vicende personali in un angolo disperso di mondo  raccontato da  tanta letteratura noir, ma un brav’uomo con alcune idiosincrasie (a tratti inquietanti) e fissazioni innocue, circondato da una squadra più volenterosa che efficiente e a tratti inopportunamente entusiasta, alle prese con una vicenda più grande di loro.
Immaginate una cittadina nel mezzo del Wisconsin, con fattorie, centri commerciali e fast food identificabili per giganteschi maiali di plastica alti 4 metri. E neve che copre le strade e il paesaggio.
L’essenza vera di questo romanzo sta tutta qui, nell’atmosfera  della Contea di Kausheenah, e nei suoi abitanti: l’omaggio a Fargo (che sia il film dei fratelli Choen o l’eccellente serie televisiva) non pare casuale, nemmeno nella scelta del tono narrativo ironico e nerissimo.

L’indagine prosegue con lentezza, gli indizi sono scarsi e anche quei pochi indizi vengono trovati con fatica dai nostri investigatori: ma questo tempo dilatato permette al lettore di immergersi in una atmosfera che, proseguendo nella lettura, passa dall’irriverenza all’inquietudine. Il lettore di provincia potrà probabilmente meglio riconoscere, rispetto al lettore urbano, la plausibilità del racconto di Knipfel: la provincia – e tutte le provincie sono probabilmente uguali – ha le sue regole, i suoi segreti, ruoli sociali con regole diverse dalla città. E se il luogo comune vuole che la metropoli sia violenta, Esequie ricorda al lettore che le piccole cittadine nascondono drammi e reati altrettanto agghiaccianti, e che spesso questa realtà è nascosta da una facciata di perbenismo e protetta da quel meccanismo di rimozione che impedisce di credere che certe cose succedano “da noi”, dove il noi è il limite ristretto della propria cittadina e “fuori” è tutto il resto del mondo, che sia a due o duemila chilometri: non a caso Knipfel si rifà in questo romanzo a una storia vera di omicidi che scossero la comunità di Hudson, in Wisconsin,  dal 1978, dove è nato e cresciuto lo scrittore.
Complessivamente il romanzo è improntato a un certo understatement, che solo a prima vista può sembrare semplicistico: in realtà, più si va avanti nella lettura e più si comprende che Knipfel ha lavorato con attenzione sulle sfumature, scegliendo volutamente un impianto e un ritmo narrativo attraverso il quale si fa strada un senso di fastidio, la sensazione che ci sfugga qualcosa di sostanziale sepolto sotto la verità apparente. C’è un piccolo gioiello di fantascienza del 1956 “L’invasione degli ultracorpi”, girato in bianco e nero da Don Siegel, che ricorda da vicino questa sensazione: un mondo ristretto nel quale alcune entità aliene si impossessano del corpo dei cittadini alterandone i comportamenti, fino a non sapere più chi è umano e chi no e dove fidarsi di qualcuno potrebbe essere un grosso, grossissimo errore. E del resto, le ultime righe finali sono una piccola chicca in questo senso, quasi a voler dire che quello che abbiamo visto e letto non è tutto quello che in realtà avremmo dovuto sapere. E non sapremo mai, grazie allo sceriffo Koznowski.

Ti è piaciuto l'articolo? Iscriviti alla newsletter

Inserisci la tua email e riceverai comodamente tutti i nostri aggiornamenti con le novità, le anticipazioni e molto altro.

Compra su Amazon

Sconto di 5,87 EUR
Esequie
  • Knipfel, Jim (Autore)

Articolo protocollato da Marina Belli

Lettrice accanita, appassionata di rugby e musica, preferisco – salvo rare eccezioni – la compagnia degli animali a quella degli umani. Consumatrice di serie TV crime e Sci Fy, scrittrice fallita di romanzi rosa per eccesso di cinismo e omicidi. Cittadina per necessità, aspiro a una vita semplice in montagna o nelle Highland scozzesi (a condizione che ci sia una buona connessione).

Marina Belli ha scritto 146 articoli: