Dead city – Shane Stevens
Autore che abbiamo conosciuto qui in Italia con Io ti troverò (forse il primo romanzo in assoluto con un serial killer) e successivamente con L’ora della caccia, Shane Stevens torna nelle librerie italiane con Dead city.
A lungo ignorato dall’editoria italiana, Stevens è arrivato nel nostro paese grazie a Fazi, editore che ha avuto sicuramente il merito di sdoganare uno degli scrittori di noir più oscuri della scena statunitense, sia per temi che per l’alone di mistero che ha sempre aleggiato attorno alla sua figura (di lui pare non ci sia nessuna foto e della scomparsa presunta nel 2007 nessuna certezza). Un romanziere tanto rilevante che Stephen King gli tributa apertamente omaggio con il suo La metà oscura, in cui il protagonista Thad Beaumont scrive polizieschi violenti incentrati su Alexis Machine, personaggio importante proprio di Dead City.
Questo libro è ambientato a Jersey City, posto da sempre caratterizzato da forte immigrazione italiana, una roccaforte della mafia. A inizio anni Settanta sono due le cosche a contedersi la città: quella di Joe Zucco e l’altra di Alexis Machine. Organizzazioni dalla rigida gerarchia e con altrettanto inderogabili regole di comportamento. Spietati e privi di scrupoli, gli uomini di Zucco sono cinquantenni convinti di avere in pugno mondo; gente che ha fatto fortuna con droga e prostituzione. Con loro ventenni senza famiglia che non vogliono altro che arrivare in cima alla scala. Charly Flowers, Harry Strega, Frank Farrano e Hymie Cole. Piccoli uomini con grandi ambizioni, che pensano di potersi far strada con pistole e coltelli.
Dead city è un romanzo che non risparmia violenza, descrizioni fredde, quasi asettiche, ma che allo stesso tempo offre un ritratto spietatamente veritiero del lato nero dell’American Dream. Un libro fondato su protagonisti solitari, che vivono perennemente nel sospetto e altra guida non hanno che la smania di potere e denaro. Self made men, ma di quelli che il destino se lo costruiscono con ogni mezzo illecito e cruento.
Se non avete ancora letto Shane Stevens, è tempo che rimediate.
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