Battlefield 3. Il russo – Andy McNab
Essendo un feroce lettore di action thriller è naturale che tra i miei autori preferiti ci sia Andy McNab, pseudonimo di Steven Billy Mitchel, ex operatore dello Special Air Service (SAS) diventato scrittore dopo il congedo. Il suo personaggio principale, Nick Stone, secondo me è diventato uno dei più conosciuti tra gli amanti dei romanzi d’azione. Un eroe un po’ borderline, che usa un linguaggio da casermaccia, ma che mette cuore in tutto quello che fa.
Di McNab ho sempre apprezzato le accurate descrizioni tecniche, oltre che quel modo ironico e divertente di descrivere le situazioni. Una delle caratteristiche di McNab che adoro è quella di identificare gli antagonisti (di solito comparse sul cammino di Nick Stone) con dei soprannomi spesso buffi.
Nick Stone è stato così apprezzato che il suo creatore lo ha utilizzato per ben 19 romanzi. Molti, forse troppi. Nel mio caso, ho perso interesse intorno al tredicesimo o quattordicesimo. Mi sono accorto che Nick Stone non mi prendeva più come un tempo.
Ho smesso di seguire McNab, pensando ad altro. Sono fatto così, se qualcosa non mi attira più lo cancello dalla lista dei miei pensieri. McNab è finito in un cassettino dei ricordi nella mia testa fino a quando, in tempi recenti, ho scoperto che l’autore inglese ha scritto un romanzo incentrato su un gioco che avevo per la mia vecchia X Box 360: Battlefield 3.
La pubblicazione risale ormai al 2011 ma, come scrivevo qualche riga sopra, avendo smesso di pensare a McNab mi era sfuggita. Seppur ricordando molto poco del videogioco, ho iniziato la lettura. Fin dalle prime pagine ho riassaporato con piacere lo stile dell’ex soldato britannico, cercando di farmi tornare in mente la trama del videogioco. Dopo tanti anni di Nick Stone, l’autore britannico ci ha regalato un altro personaggio: il russo Dimitri “Dima” Mayakovsky.
Per questa volta dimentichiamoci i russi brutti e cattivi che siamo abituati a trovare nei romanzi d’azione. Dima non è così. Anzi, no. Mi correggo: Dima è sempre brutto e cattivo, così come lo sono i personaggi che lo accompagnano durante il libro tuttavia, in questo romanzo si troverà a impersonare la parte dell’eroe. Questo insolito cambio di schema è uno degli elementi che mi è piaciuto di più del romanzo.
Come già accennato la trama ricalca quella del videogioco, che al momento dell’uscita aveva trovato giudizi molto positivi tra il pubblico. I fatti si svolgono in un Iran dilaniato da una guerra civile, in cui la fazione del PLR sta avendo la meglio. Visto che il PLR è riconosciuto come un’organizzazione terroristica, gli Stati Uniti si mettono in prima fila per cercare di sconfiggerli. Tra loro c’è il sergente Henry Blackburn.
Nel frattempo a Mosca, il Cremlino si accorge che un trafficante d’armi russo ha consegnato degli ordigni nucleari portatili ad un certo Al Bashir, leader del PLR. Se la cosa si venisse a sapere in giro sarebbe un gran bel problema. Bisogna trovare un tizio tosto e soprattutto sacrificabile per recuperare le testate. A chi affidare l’incarico? A Dima Mayakovsky, naturalmente. Ex spetnatz, ex agente segreto del GRU e ora reietto che sbanca il lunario con lavoretti al limite della legalità.
Questo è il quadro generale.
Il romanzo si concentra soprattutto sul punto di vista di Dima, personaggio che in qualche modo può essere considerato la versione russa di Nick Stone: spiccate capacità militari, vita border line, divertente e ironico, talvolta cinico.
Se per una volta i russi fanno la parte dei buoni (come lo stesso Dima recita in una battuta), gli americani ne escono come personaggi negativi, ad eccezione del sergente Blackburn.
Ho già scritto di come lo stile di McNab sia divertente. Ci sono alcuni passaggi in cui mi è venuto proprio da ridere. Ad esempio quando descrive un personaggio con un ghigno da “tutte le ragazze vogliono scoparmi”, oppure un altro che ha l’espressione di “uno che trattiene una scoreggia.”
Pennellate stilistiche alle quali McNab ha abituato i suoi lettori nel corso degli anni.
Il romanzo è abbastanza corposo, le scene d’azione sono tante e dal taglio molto cinematografico (penso sia una scelta dettata dal fatto di essere in linea con il videogioco). In alcune sequenze devo ammettere che ho trovato l’azione un po’ confusa, tant’è che sono tornato indietro per rileggere.
Le storie di Dima e Blackburn corrono parallele e si incrociano ad un certo punto della narrazione per poi dividersi di nuovo fino alla conclusione.
Come giudizio finale promuovo Battlefield 3 – Il russo. Una lettura piacevole per gli amanti dell’action in grado anche di strappare qualche sorriso grazie allo stile inconfondibile di Andy McNab.
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