24 Hours di Claire SeeberHarperCollins Italia continua a proporre nuovi nomi nel panorama thriller e con 24 Hours aggiunge anche Claire Seeber alla sua scuderia, in un esordio italiano fatto di una vicenda tesa, concentrata in un ristretto periodo di tempo e che ha come tema uno problema sociale che ha sempre più importanza anche in Italia, ovvero la violenza sulle donne e il modo in cui gli uomini, in particolare coloro con legami di parentela, trattano le stesse.

C’è un po’ di Italia nella biografia di Claire Seeber, visto che suo padre (austriaco) e sua madre (inglese) si sono incontrati e conosciuti in Umbria, fra un cappuccino e una bottiglia di Chianti.
Claire nasce a Greenwich e in prima battuta, dopo il diploma, tenta di farsi strada nel mondo della recitazione, salvo essere chiamata quasi sempre per parti da prostituta, bambolina poco intelligente o spacciatrice.

Dopo un viaggio ai tropici scopre di trovarsi molto più a suo agio dietro la macchina da presa e ha così inizio una carriera di documentarista e regista di programmi televisivi di vario tipo, carriera che la porta letteralmente in giro per il mondo.
Accanto ai vari incarichi di regia, Claire comincia a scrivere pezzi per testate quali l’Indipendent, il Guardian e il Telegraph.

È però l’arrivo del primo figlio a spingerla a scrivere un romanzo, nel tentativo di trovare un’occupazione che le potesse permettere di stare a casa con il bambino.
Trovata finalmente la sua reale vocazione, Claire Seeber procederà con lo sfornare quattro volumi con buon successo di pubblico e diffusione oltre i confini nazionali. 24 Hours è la sua prima opera tradotta in lingua italiana.

Laurie sta vivendo quello che con ottime probabilità è il peggior giorno della sua vita: solo poche ore prima era con la sua migliore amica, Emily, e le due stavano divertendosi e rilassandosi in un hotel. L’edificio ha preso fuoco e l’incendio, che sembra essere doloso, ha ucciso Emily, lasciando Laurie confusa e sconvolta in ospedale.

La scena dell’incidente è confusa e la polizia crede che a essere morta sia la stessa Laurie, uno sbaglio prezioso per la donna, visto che è convinta che l’assassino intendesse colpire proprio lei. Ora Laurie ha ventiquattro ore di tempo per ritrovare sua figlia Polly, prima che l’omicida scopra che lei è ancora viva.

Il maggiore sospettato del crimine è Sid, il marito da cui la donna si è separata, un artista tanto capace e geniale quanto manesco, aggressivo e possessivo nella sfera privata. Laurie ha accettato per molto tempo comportamenti, tradimenti e azioni intollerabili e ora che sta cercando di rifarsi una vita sente che, nonostante Sid frequenti altre donne, il suo ex è ancora furioso e geloso del fatto che lei frequenti altri uomini.

Sid però si è sempre comportato in maniera esemplare con Polly ed emergono altri possibili sospettati che potrebbero aver causato l’incendio. Ventiquattro ore sono poche, pochissime: cosa accadrà a Laurie e a Polly?

Sentiamo sempre più spesso parlare di relazioni disfunzionali e abusive, di mariti, fidanzati e compagni che sono violenti sia psicologicamente che fisicamente nei confronti delle donne.
Alcuni uomini, profondamente immaturi, trattano il prossimo come un oggetto e di conseguenza, quando la donna che hanno al loro fianco, rifiuta di continuare a vivere dentro una relazione violenta e senza speranza, diventano carnefici spietati e vogliono distruggere il loro “giocattolino”: se non posso più averti, allora non ti avrà nessuno, sembra essere il loro motto.
Abbiamo anche coniato un nuovo termine per indicare con precisione gli omicidi che avvengono all’interno di simili situazioni: femminicidio.

Ben venga dunque qualsiasi testo, di saggistica o narrativa, che tenta in qualche modo di ragionare, far riflettere o semplicemente denunciare l’emergenza di questo argomento.
24 Hours di Claire Seeber è strutturato in due livelli cronologici di narrazione: il presente, dominato da una azione comunque più concitata e ricco di twist e colpi di scena, e il passato, che serve a definire meglio psicologicamente i personaggi principali e a farci capire come sia stato possibile arrivare fino a questo punto.

E proprio quest’ultima domanda, ovvero “come è possibile che una persona sopporti di essere trattata così male così a lungo?” è uno dei cuori pulsanti del romanzo, e l’autrice non ci offre risposte semplici in quanto non ce ne sono: è una domanda tuttora priva di una risposta precisa.

Uno degli errori più ricorrenti quando si dipingono situazioni famigliari o di coppia di questo genere è la polarizzazione nelle caratterizzazioni psicologiche: la vittima diventa una persona completamente innocente, angelica, priva di difetti, mentre il boia diventa un mostro di colpa, violenza e odio.
Ciò non accade in 24 Hours: Claire Seeber complica il quadro dando vita a personaggi credibili, con i loro pregi e difetti, alcuni sicuramente colpevoli e condannabili, ma persino nel caso di Sid è difficile non provare un po’ di empatia.

Per quanto possa sembrare odioso sulla carta, questo è un grande risultato al quale dovrebbe ambire ogni narratore: allo stesso modo il lettore si troverà a dover accettare alcuni difetti di Laurie, che ne “sporcano” l’ideale ruolo di agnello sacrificale, rendendola molto più tridimensionale e umana.

Va un po’ meno bene, cercando di trovare dissonanze nel romanzo per dovere di critica, a livello di gestione della trama, nello specifico per quel che riguarda l’accumularsi di indizi e depistaggi per cercare di mantenere l’efficacia di alcuni twist e cercare di nasconderci l’identità del colpevole per quanto possibile.

Per ottenere questo effetto Claire Seeber dissemina 24 Hours di false piste e probabilmente eccede in questa azione, senza per questo renderci più difficile l’identificazione del colpevole già nella prima parte del romanzo. Bisogna però tenere conto che questa è una valutazione fatta da un lettore come il sottoscritto, che ha circa 35 anni di letture di thriller, gialli e crime alle spalle: è quindi molto complicato per chi vi scrive capire se la facilità nell’identificare il criminale è dovuta alla sua esperienza nel campo o a qualche mancanza da parte della scrittrice.

Si tratta comunque di un particolare che non inficia il godimento dell’opera anche perché, come detto, i punti focali sono altrove: Claire Seeber ha confezionato un thriller psicologico che ha il doppio vantaggio di essere una lettura rapida e coinvolgente senza che questo fatto tolga forza ai sotto testi presenti nell’opera.
Non resta che augurarci che HarperCollins Italia continui a offrirci nel tempo romanzi di questa promettente scrittrice.

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