
Oggi al Thriller Café parliamo di “Dimenticate” di Viveca Sten, il romanzo che viene definito come “il gran finale dei Misteri di Sandhamn”. Gli appassionati di questa saga conosceranno bene i primi capitoli che sono iniziati nel 2016 con “Nel nome di mio padre”.
La storia entra subito nel vivo già dal primo capitolo: siamo a Telegrafholmen, una piccola isola dell’arcipelago di Stoccolma vicino a Sandhamn e, durante dei lavori in un cantiere, vengono trovati dei resti di ossa umane. Essendo semplici ossa, per lo più quasi tutte frantumate a causa dell’esplosione indotta dagli operai, le indagini sono difficoltose. Non è quindi semplice scoprire il sesso della persona in questione, infatti “un bacino avrebbe fatto molto comodo”, perché, attraverso quell’importante pezzo di scheletro, quanto meno il lavoro sarebbe stato più agevole. Inoltre, le ossa potrebbero essere vecchie di chissà quanti anni.
In questo scenario che ci offre un caso di difficile soluzione, entra in gioco Thomas Andreasson che si occupa delle indagini e che, aiutato dai suoi collaboratori, decide di iniziare a stabilire un range temporale su cui investigare. Viene così deciso di scartabellare una ventina d’anni di vecchi dossier per scoprire l’identità delle persone scomparse in quel lasso di tempo.
Vengono alla luce i nomi di due donne, Astrid e Siri. I loro casi vengono presi in considerazione, e Viveca Sten ci racconta le loro storie e ci porta a conoscenza di ciò che accadde loro diversi anni prima, introducendo nella narrazione dei capitoli flashback che le riguardano.
Chi si occupa altrettanto di questa indagine, per conto suo e senza alcun titolo, è la pm Nora Linde, grande amica di Thomas. Anche lei è una dei protagonisti più conosciuti dai fan della saga. È un personaggio che, almeno in questo capitolo, non mostra molta forza di carattere, ma vuole tentare di risolvere questa vicenda per riscattarsi. È ancora succube dei sensi di colpa che riguardano il caso Kovač, affrontato tempo prima e che l’ha segnata in un modo che sembra irreparabile. È ansiosa, paranoica e depressa, beve e assume farmaci per tentare, senza successo, di dimenticare, o quanto meno alleviare, il ricordo della brutta esperienza vissuta in passato.
“Aveva fallito miseramente con Mina e si portava quel peso sulle spalle da tutta l’estate. Tutte le cose che avrebbe dovuto fare diversamente, tutte le sue decisioni sbagliate. Quel pensiero era un chiodo fisso, e più ci tornava sopra più sentiva crescere il disprezzo per se stessa.”
L’autrice decide di far menzione di ciò che accadde a Nora in precedenza, ma senza approfondire più di tanto, perciò chi non conosce nel dettaglio i trascorsi, rimane un po’ a bocca asciutta di informazioni tant’è che, mentre si legge, sembra sempre che manchi un pezzo (ed effettivamente è così).
Per un neofita del genere, e nello specifico di questa saga, il consiglio, forse un po’ scontato, è di leggere prima i romanzi antecedenti, perché, seppur questo capitolo sia una lettura abbastanza piacevole, non conoscere l’evoluzione delle vicende e dei personaggi, fa perdere al lettore i particolari significativi che danno modo di godere appieno della storia.
Dimenticate è suddiviso in oltre un centinaio di capitoli brevi, forse troppi e non tutti proprio necessari. In ogni caso, lo stile narrativo di Viveca Sten è abbastanza coinvolgente, il romanzo è ben scritto e, per essere un thriller nordico, è piuttosto scorrevole e non si fa fatica a star dietro alla trama. Inoltre, la presenza di pochi personaggi permette di seguire la storia senza confondersi con nomi o intrecci.
Di sicuro il grande tema principale è la violenza sulle donne. Diverse protagoniste ne sono coinvolte in maniere differenti e, quando si legge di esperienze di questo tipo, l’amaro in bocca rimane sempre. Inoltre, la figura femminile qui è bene analizzata e messa in rilievo, sia negli aspetti tragici della vita e nelle sue fragilità, sia nella forza d’animo che, in determinate circostanze, una donna è obbligata a tirare fuori.
“Si tirò le coperte sopra la pancia. Malgrado la malinconia, non poté fare a meno di sorridere. Era strano essere così intensamente felici e infelici allo stesso tempo. E ancora più strano che l’amore riuscisse a trionfare su ogni rimorso di coscienza, su ogni scrupolo morale.”
Tocca dare atto che, nell’ultimo centinaio di pagine, Dimenticate ingrana bene e mette curiosità. Viveca Sten, dietro ai flashback, cela dei dettagli fondamentali fino all’ultimo momento e costruisce una certa suspense, perciò il finale di questa storia riesce a regalarci il suo lato sorprendente.
Recensione di Erika Giliberto.
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Articolo protocollato da Redazione
Libri della serie "I misteri di Sandhamn"

Dimenticate – Viveca Sten
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