Qui siamo tutti colpevoli – Karin Slaughter
Torna in libreria Karin Slaughter con un nuovo, potente romanzo: “Qui siamo tutti colpevoli”, pubblicato da HarperCollins Italia. Il libro è, un thriller oscuro e stratificato che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la maestria della scrittrice statunitense nel descrivere il lato contorto dell’animo umano. Ci troviamo di fronte a un’indagine profonda sulla colpa, sull’identità, sulla violenza e sulla vita di provincia, con personaggi, credibili nella loro imperfezione, che si muovono in un Sud degli Stati Uniti tradizionalista e pieno di segreti.
È il Quattro luglio e la cittadina di North Falls si prepara a una serata di tradizionali fuochi d’artificio, hot dog, hamburger e famigliole all’apparenza felici. Ma per Madison Dalrymple, quindicenne insofferente e rabbiosa, la festa è solo una sbarra della gabbia che l’imprigiona Ha un piano: fuggire con l’amica Cheyenne, una ragazza carismatica e manipolatrice, verso un futuro più brillante ad Atlanta. Hanno preparato tutto nei minimi dettagli, ma Cheyenne non si presenta all’appuntamento. Il tempo passa, l’ansia cresce, e Madison si rende conto che qualcosa non sta andando secondo i loro piani. Quando, finalmente, individua un’auto nei pressi del luogo dell’appuntamento Madison si precipita verso il veicolo convinta di trovare l’amica pronta a partire. Invece scopre Cheyenne in balia di qualcuno. Ma prima che possa aiutarla viene bloccata e rapita. Nel frattempo, Emmy Clifton-Lang, agente di polizia locale, moglie frustrata appartenente alla famiglia egemone del luogo che ha un proprio rappresentante al vertice di ogni istituzione locale, si ritrova a gestire, assieme al padre Gerald che è lo sceriffo del luogo, il caos conseguente alla duplice sparizione. Sotto la superficie patinata della comunità la giovane tutrice dell’ ordine intuisce l’esistenza di un’inquietudine che sta per esplodere. Emmy si getta in un’indagine che la costringerà a mettere in discussione tutto: la lealtà della sua città, i legami familiari, e perfino se stessa. Il caso svela a poco a poco una rete inquietante di silenzi, abusi e corruzione, e porterà Emmy a scavare nel passato delle due ragazze, nel loro rapporto simbiotico e pericoloso, nelle dinamiche tossiche di una comunità in cui il potere è sempre nelle mani di chi ne può abusare.
Slaughter ti immerge in una narrazione corale e psicologica, fatta di alternanza di punti di vista, flashback, dialoghi serrati e momenti di introspezione. La scelta di partire con la voce di Madison, adolescente problematica e ribelle, è tanto audace quanto efficace: fin dalle prime pagine si respira una tensione tangibile, un senso di pericolo imminente che si fa via via più soffocante.
Uno dei punti di forza del romanzo, diligentemente tradotto da Anna Ricci, è la rappresentazione della provincia americana: North Falls non è solo un ambientazione, ma un microcosmo claustrofobico dove si intrecciano potere, omertà, pettegolezzo e decadenza morale. La famiglia, la polizia, la chiesa, la scuola: ogni istituzione appare corrotta e il concetto stesso di “giustizia” assume connotazioni ambigue.
″Era così che funzionava a North Falls: tutti sapevano tutto di te.″ Questa frase, che arriva quando Emmy osserva il comportamento della comunità è, forse, il cuore ideologico del romanzo. Slaughter costruisce una critica feroce verso quei luoghi (reali o simbolici) dove l′omertà è mascherata da senso di appartenenza, e dove la protezione del ″buon nome″ collettivo ha sempre la precedenza sulla protezione delle vittime. Non è un caso che il male nel romanzo non venga da fuori, ma da dentro: da famiglie rispettabili, da uomini insospettabili, da chi esercita autorità e gode di fiducia.
Il personaggio di Emmy Clifton-Lang è il cuore pulsante del romanzo. La capacità dell’autrice di dare vita a solidi personaggi femminili è confermata. Mentre cerca le due ragazze (e una scomparsa dodici anni dopo) , Emmy combatte su più fronti: il crollo del matrimonio, il giudizio della comunità, il peso della maternità e una rete di legami familiari corrosivi. È un personaggio femminile scritto con profondità e onestà, lontano dagli stereotipi dell’eroina da thriller.
Se c’è un difetto, sta forse nella sovrabbondanza di sotto-trame e personaggi secondari, che a volte rallentano il ritmo e rischiano di offuscare la narrazione principale. Tuttavia, per chi apprezza i romanzi densi, a cavallo tra il noir sociale e il thriller psicologico, questa complessità è parte del fascino.
“Qui siamo tutti colpevoli” è uno dei romanzi più maturi e disturbanti di Karin Slaughter, capace di mescolare suspense, critica sociale e dramma umano con grande abilità. Non è una lettura rassicurante – il titolo dice già tutto – ma è una necessaria per chi cerca storie che sappiano colpire dove fa più male.
Per chi già conosce l’autrice (ricordiamo titoli come ″La moglie silenziosa″, ″Frammenti di lei″ e ″Scia di sangue″), questo romanzo rappresenta un ulteriore passo verso una narrativa più ambiziosa e adulta. Per chi non l’ha mai letta, è un buon punto di partenza per capire perché Slaughter sia considerata una delle voci più incisive del thriller contemporaneo.
Recensione di Enrico Ruggiero.
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