L’ultimo ballo – Mark Billingham
A distanza di alcune settimane dall’omicidio della moglie, collega di lavoro e compagna di ballo, il Detective Declan Miler torna in servizio: nessuno se l’aspettava, forse è troppo presto, ma per Miller un’indagine su un duplice omicidio è quello che serve per cercare di tornare alla normalità e trovare un senso alla mancanza dell’amata Alex, e forse trovare anche il colpevole della sua morte.
In un hotel in decadenza vengono assassinati, in due stanze adiacenti, due uomini estremamente diversi tra loro: dato che la prima vittima sembra essere un cittadino irreprensibile, il sospetto è che si tratti di un errore da parte di un sicario che, con ogni probabilità, voleva colpire Adrian Cutler, giovane esponente di una famiglia malavitosa locale. Miller riallaccia gradatamente i contatti con i propri informatori e con gli amici del gruppo di ballo che frequentava con Alex, e il lato oscuro di Blackpool, cittadina balneare affacciata sul mare d’Irlanda, emerge e fa pensare che – forse – la soluzione più scontata non è quella giusta.
Una tendenza del giallo inglese contemporaneo, ormai classica, è quella di creare trame nelle quali, alla ricerca della soluzione di un crimine, si affianca l’analisi psicologica generalmente della figura dell’investigatore principale: non fa eccezione “L’ultimo ballo” , primo romanzo di una nuova serie di Mark Billingham, autore molto famoso in patria per la serie dedicata detective Tom Thorne.
Il duplice omicidio praticamente in contemporanea di due persone apparentemente molto diverse tra di loro è un realtà il pretesto per presentare una nuova serie con un nuovo protagonista, il detective Declan Miller.
“Cocciuto… Inappropriato. Indelicato… infantile, irritante, scortese, stupidamente sicuro di te, senza considerazione per l’autorità, testardo. Distratto, impertinente, sarcastico, irritante, imprevedibile, inaffidabile, stravagante…”
Declan Miller è esattamente questo, ma è anche un uomo che ha perso la moglie, poliziotta sotto copertura assassinata durante una missione: incontriamo Miller il giorno in cui rientra al lavoro, nonostante l’opinione contraria praticamente di tutti, mentre faticosamente cerca di ritrovare una propria identità ed elaborare – a modo suo – il lutto. L’elaborazione del lutto è sostanzialmente l’elemento centrale del romanzo, che si permea di malinconia: certo, Miller non può fare a meno di fare battute (gelide) e giochi di parole, ha una naturale tendenza a dire cose totalmente fuori luogo, ma l’intento di rendere il tutto una commedia gialla si scontra con la sensazione che tutto questo sia una corazza contro la solitudine di chi ha perso una persona amata. Ed è nei momenti in cui Declan Miller torna al gruppo di ballo, che frequentava con la moglie, o conversa con il fantasma di lei nella cucina di casa, che questa solitudine viene fuori insieme un lato più morbido della personalità e a una vaga tristezza.
Declan Miller è un personaggio ben delineato, si rivela un ottimo detective capace di ragionare fuori dagli schemi, il romanzo si regge in larga misura sulle sue spalle: ma questa è un’arma a doppio taglio, perché è uno di quei personaggi che o fa sorridere, e lo si ama per questo e la lettura diventa scorrevole e piacevole, oppure risulta ostico e di conseguenza anche la lettura ne risente. La sua spalla, detective Sara Xiu, non gode dello stesso trattamento di favore, e la rappresentazione di giovane donna di origine asiatica fredda e priva di humour, appassionata di moto e heavy metal risulta in qualche misura prevedibile.
L’indagine scorre veloce, su binari consolidati ma piacevoli, raccontando il lato oscuro di Blackpool: e se i personaggi – vittime, testimoni, sospettati – sono tutto sommato convenzionali, l’atmosfera ha tutto il fascino anglosassone della città balneare dove ti potresti trovare David Tennant nei panni del detective o dell’insospettabile assassino.
Mark Billingham, inglese, è stato attore, autore televisivo e comico. Ha raggiunto il successo letterario con la serie dedicata all’investigatore Tom Thorne.
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