Terzo capitolo della serie con protagonista l’ispettore Miranda, “La lince sa aspettare – il ritorno dell’ispettore Miranda” di Daniele Bresciani, Bompiani Editore, è un thriller in cui non ci sono certezze a cui aggrapparsi, e nel quale l’autore, in capitoli definiti da archi temporali alternati, costruisce una trama complessa ed avvincente.

“Troppi morti.
Pochi indizi.
E un mondo che conosciamo poco, anche se vive in mezzo a noi”
.

Nella calda estate 2021, dopo la seconda ondata di COVID, l’ispettare Miranda si trova ad indagare con il supporto della sola Andrea Brunner – l’agente scelto dai capelli rossi sempre al suo fianco – su una serie di omicidi efferati ed estremamente crudeli, le cui vittime sono tutte persone di origine albanese.
Ad affiancare Miranda e la Brunner ci sono questa volta l’esperto di informatica Gianni Losi – che in questo thriller ha un ruolo importantissimo – e l’archivista / topo di biblioteca Arrighi; la vicenda è intricatissima poichè perdono la vita ad uno ad uno un gruppo di amici, tutti presenti in una medesima fotografia scattata alcuni anni prima al parco, tutti di origine albanese.

A questa indagine si intreccia un secondo filone di inchiesta che riguarda il traffico di droga ed i commerci che gravitano su Milano.

Al centro della trama del romanzo c’è l’Albania – non quella che oggi conosciamo quale meta turistica con belle spiagge e belle isole, ma quella della dittatura comunista di Enver Hoxha, che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale al 1991 ha governato il Paese con crudeltà ed odio.

A partire da quegli anni si costituì un’ampia comunità di albanesi a Milano, dove un’associazione garantiva aiuto ed assistenza ai tantissimi che erano riusciti a fuggire dal regime di Hoxha e riparare in Italia.

Miranda coinvolge nell’indagine Drita Aslan – la Direttrice di quella Associazione -, e chiede persino la collaborazione ad una Professoressa dell’Università di Milano esperta di Storia dell’Albania, quando l’ indagine si rivela essere particolarmente difficile ed i delitti aumentano.

In continui salti temporali, che rendono appassionante la lettura ed incuriosiscono ad approfondire la storia recente dell’Albania, l’autore parallelamente all’indagine condotta da Miranda descrive la drammatica storia di Besa e dei suoi tre figli in Albania, della fuga dal crudele marito Dhimiter, e della tenera storia d’amore con Fatmir: l’occasione permette a Bresciani di parlare del Sigurimi, la tremenda polizia segreta albanese, nella cui struttura milita Dhimiter.

Uno dei punti di maggiore interesse del thriller è sicuramente il riferimento all’attività di questo gruppo di polizia: il Sigurimi, nato come gruppo di élite con persone che godevano di molti privilegi (volti a garantirne l’affidabilità e la fedeltà al partito), ben presto divenne una struttura di comando malvagia, dal potere immenso, che giustiziò moltissime persone; motivo per cui molti albanesi cercarono di fuggire dal proprio territorio e trovarono riparo in Italia.

Daniele Bresciani ne parla nei tanti interessanti capitoli in cui descrive l’approdo della nave Vlora a Bari (30 anni prima rispetto all’indagine condotta da Miranda), intrecciando così il destino di Besa ai molti omicidi su cui ora l’ispettore sta indagando.
Molti i temi toccati dall’autore e gli spunti di riflessione per il lettore: anzitutto amore ed amicizia, affrontati nella descrizione del rapporto tra Miranda ed Andrea Brunner, tra Miranda ed il magistrato del Tribunale di Milano Chiara Baroni, tra la Brunner e Losi, ed infine tra Besa e Fatmir.

Bresciani conduce il lettore anche a riflettere su argomenti quali l’accoglienza degli stranieri, l’ospitalità, la dignità umana, il coraggio ed infine anche tradizioni e valore della storia.

Lungo tutta la vicenda compaiono alcuni elementi legati autenticamente alla cultura albanese: anzitutto l’immagine della lince, in riferimento ad una prima antica leggenda albanese secondo la quale “chi incontra una lince nel bosco e incrocia il suo sguardo diventa cieco”, e poi una seconda sulla base della quale “la lince sa leggere nel cuore degli uomini e protegge le anime pure”.

Inoltre c’è una filastrocca che viene cantata ai bambini in Albania, che gioca un ruolo importantissimo dall’inizio fino alle ultime pagine del romanzo.

Ed infine la spiegazione di cosa è il Kanun – per la cultura albanese una sorta di legittimazione a compiere vendette di sangue.

Tra storia e thriller l’Ispettore Miranda, già protagonista dei romanzi “Anime trasparenti” (Garzanti 2020) e “Testimone la notte” (Bompiani 2022), benché “irritante, ostinato, permaloso, irascibile, intrattabile, sfuggente”, tuttavia è un uomo a cui è impossibile non affezionarsi: è retto, pulito, onesto – ed intenerisce per il timore che vive circa il nascente rapporto con Chiara Baroni.

Segnalo peraltro che la lettura di “La lince sa aspettare” non necessita della lettura dei due precedenti volumi, ma è apprezzabile in sé.

Daniele Bresciani regala un romanzo che condensa thriller, dati storici, azione e sentimento: tutti i capitoli ambientati in Albania inoltre parlano di violenza e speranza, di torture e coraggio, di crimine e amore.

Daniele Bresciani (classe 1962) è un giornalista professionista cresciuto a Milano.
Oltre ai già citati primi due thriller con protagonista l’ispettore Miranda, Bresciani ha pubblicato “Ti volevo dire” (Rizzoli, 2013) e “Nessuna notizia dello scrittore scomparso” (Garzanti, 2017). Bresciani vive tra Milano e Modena, dove lavora come responsabile dei contenuti editoriali per la Ferrari.

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Articolo protocollato da Federica Cervini

Classe 1972, mamma lavoratrice curiosa ed infaticabile, sono laureata in Filosofia indirizzo Psicologico e da che ne ho memoria sono innamorata dei libri: non esco mai di casa senza un romanzo nello zaino. La mia parola d’ordine, mutuata da “Wonder” di R.J. Palacio, è: “Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile”.

Federica Cervini ha scritto 22 articoli:

Libri della serie "Ispettore Miranda"

La lince sa aspettare – Daniele Bresciani

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