Intervista a Matthew Blake
Il nuovo avvincente romanzo di Matthew Blake “Un omicidio a Parigi”, La Nave di Teseo Editore, è il thriller dei ricordi; dopo averne pubblicato un’accurata recensione scritta da Tatiana Vanini, Matthew Blake si è intrattenuto per parlare del suo thriller con Federica Cervini, in un’appassionante ed approfondita intervista.
[Federica Cervini]: ciao Matthew è un vero piacere poter chiacchierare oggi con te di “Un omicidio a Parigi”.
Da tutti soprannominata “la ville lumière”, qui nel tuo thriller Parigi diventa “città di tenebre”: perché hai scelto di ambientare “A murder in Paris” a Parigi?
E riguardo a Parigi ed al Lutetia: come ti sei documentato circa la storia dell’“albergo che ha ospitato i sopravvissuti all’Olocausto”?
[Matthew Blake]: Adoro Parigi ed ho sempre desiderato scrivere un romanzo ambientato in questa città – e quando mi sono imbattuto nella storia vera dell’Hotel Lutetia ho capito che era il luogo perfetto per un thriller psicologico.
Ho fatto molte ricerche sull’Hotel e sono andato a visitarlo, passeggiando per i corridoi.
È un posto incredibile sulla Rive Gauche, e se qualcuno visita Parigi per una vacanza dovrebbe assolutamente darci un’occhiata!
[FC]: Parlaci dei collaborazionisti, persone che hanno tradito persino i propri amici – a proposito di “épuration sauvage” e di “collaborazionismo orizzontale”, argomenti che citi nel tuo romanzo.
Ed inoltre: che valore possiamo dare al Male commesso dai collaborazionisti in quel particolare periodo storico?
[MB]: Questa è una domanda molto affascinante Federica; pone un dilemma etico impossibile da risolvere, che crea tensione drammatica e che spinge il lettore a chiedersi cosa farebbe nella stessa situazione.
Ero particolarmente incuriosito dai collaborazionisti – persone che avevano collaborato con i nemici durante la guerra e che si travestivano da sopravvissuti per entrare all’Hotel Lutetia e cercare di reinventarsi, per sfuggire alla punizione.
I thriller psicologici sono pieni di travestimenti e doppie identità e questo ha ispirato l’intera vicenda di “Un omicidio a Parigi”.
Ritengo di non essere qualificato per rispondere alle questioni morali, ma posso darti il mio parere circa l’elemento drammatico: sono sempre alla ricerca di aspetti della vita reale che mettano il lettore al centro di una storia e, non appena mi sono imbattuto in questo materiale, ho capito che dovevo scriverlo.
[FC]: Il tuo precedente thriller “Anna O” era incentrato sul fenomeno del sonnambulismo; in questo nuovo thriller la protagonista Olivia è una psicoterapeuta esperta nel recupero dei ricordi e la trama è incentrata sulla memoria.
Cosa ti affascina nella mente umana e ti spinge ad indagarla?
[MB]: Penso che la memoria umana sia uno degli ultimi grandi misteri che ci restano.
Grazie al DNA ed alla Medicina Legale sappiamo moltissimo sull’elemento fisico del crimine.
Grazie alle Neuroscienze sappiamo molto sul cervello.
Ma la “mente” in sé è ancora un mistero.
Non esiste una risposta definitiva circa la mente e quindi qualsiasi domanda sul fatto se qualcuno stia dormendo o invece sia sveglio quando ha commesso un omicidio, o se stia vivendo un falso ricordo o un ricordo reale, deve essere da noi valutata di volta in volta.
Non esiste un test scientifico che ci dia una risposta univoca – e questo risulta avvincente per uno scrittore di thriller.
[FC]: “Senza ricordi, chi siamo?” scrivi in “Un omicidio a Parigi”: è il nostro passato a modellarci e farci divenire ciò che siamo oggi?
E se la risposta è sì: come superare le colpe commesse?
[MB]: Il passato ci plasma sicuramente: in fin dei conti, il presente è il risultato di tutto ciò che è accaduto prima.
Ma non credo che dobbiamo essere definiti in toto dal passato. Deve essere preso in considerazione, ma abbiamo comunque il potere di agire su gran parte di ciò che accade nel presente.
Non possiamo ignorare il passato, ma non possiamo a mio avviso nemmeno esserne intrappolati.
[FC]: Uno dei temi principali di “Un omicidio a Parigi” è il dubbio circa la possibilità di conoscere l’altro: tu scrivi “Conosciamo mai davvero qualcuno, anche chi ci è più vicino?”.
Come costruire rapporti di fiducia e di amore se non possiamo mai veramente conoscere il nostro prossimo?
Che valore hanno i segreti in un rapporto?
[MB]: Anche questa Federica è una domanda molto interessante.
Tutti gli esseri umani sono misteriosi, e non sono sicuro che sia possibile sapere tutto quello che c’è da sapere su un’altra persona.
Ma possiamo avvicinarci molto.
A volte, tuttavia, l’inconoscibilità può essere parte del fascino di una relazione.
Una vita senza mistero sarebbe davvero molto noiosa secondo me.
[FC]: Al centro della trama di “Un omicidio a Parigi” c’è il Memory, il dipinto realizzato dalla nonna di Olivia ed esposto al Lutetia: quale è a tuo parere il potere salvifico dell’arte, della bellezza e (perché no) anche dei libri?
[MB]: Non sono sicuro che l’arte abbia un potere salvifico – ma può cristallizzare l’esperienza umana.
Il dipinto “Memory” nel libro rivela una verità su quel periodo storico e sull’esperienza umana in un modo tale che nessuna altra documentazione ufficiale avrebbe potuto mai riuscire a fare.
Questo vale ancora oggi per l’arte e la letteratura.
[FC]: Ancora una citazione dalle pagine del tuo thriller: “Le appare il volto di suo padre e la sua voce dolce e profonda, e lui le ripete che il perdono è il dono più grande”.
Come affronti nel tuo thriller il rapporto tra perdono e vendetta, tra bontà e desiderio di farsi giustizia da sé?
[MB]: È un dibattito infinito che viene indagato in tutto il romanzo – e io non ho una risposta, ma ammiro molto le persone che sono capaci di perdonare chi ha fatto loro del male.
Ci sono tante storie incredibili accadute in quel periodo, ed affrontarle richiede una forza davvero eroica ed impressionante.
E in definitiva questo porta il lettore a chiedersi come reagirebbe lui stesso.
Potresti perdonare qualcuno che ti ha tradito?
[FC]: Tu scrivi: “Anche le stelle più grandi sono delle meteore”.
Cosa ne pensi del successo?
Ti ha cambiato?
[MB]: Il successo di un libro è molto diverso, immagino, da altre forme di successo; il mio obiettivo è sempre stato che i miei libri venissero letti da persone di tutto il mondo.
È questo che mi ossessiona: la mia unica missione è scrivere libri che piacciano ai lettori.
Quindi il successo che “Anna O” ha avuto come bestseller in tutto il mondo – e presto diventerà una serie TV su Netflix – è la prova che questa cosa sta funzionando, il che mi rende molto felice.
[FC]: Non ti nascondo che ci sarebbero molti altri spunti di cui mi piacerebbe parlare con te a partire dal tuo incredibile thriller – ma devo concludere e quindi ti chiedo se vuoi lasciare un messaggio di saluto ai lettori di Thriller Café.
[MB]: Vorrei ringraziare di cuore te e tutti i lettori di Thriller Café!
Il vostro supporto è importantissimo per me.
Sono immensamente grato a tutti i miei lettori in Italia e mi fa davvero piacere ricevere messaggi su Instagram e sentire le vostre opinioni sul nuovo libro.
Spero di venire presto in Italia per un tour promozionale del libro, incontrare i lettori e ringraziarvi di persona!
Fino ad allora, Instagram è il modo migliore per contattarmi.
Scrivetemi in privato e certamente vi risponderò.
Non vedo l’ora di sentirvi.
Thriller Café e Federica Cervini ringraziano Matthew Blake per la disponibilità a rilasciarci un’intervista.
La foto di Matthew Blake è pubblicata su concessione dell’autore.

