Intervista a Guido Rodriguez
L’autore che ospitiamo oggi al bancone del Thriller Café è Guido Rodriguez, neurofisiopatologo che si è occupato in Università di studiare l’invecchiamento cerebrale ed ha contemporaneamente dedicato alcuni anni alla stesura del suo noir “La ragazza con la gonna a fiori”, Morellini Editore.
Il romanzo è stato letto e recensito da Federica Cervini, che si è piacevolmente intrattenuta con l’autore per rivolgergli qualche domanda.
[Federica Cervini]: ciao Guido, inizio questa intervista con una citazione dal tuo romanzo: “Schierarsi sempre con i perdenti” – che è una caratteristica di Antonio, il tuo protagonista innamorato di Itaca.
Parlaci delle sensazioni legate alla patria di Ulisse, dei perdenti e del cercare se stessi.
[Guido Rodriguez]: Antonio si dichiara apertamente “comunista” un richiamo a quella utopia che lui vede sconfitta, con sempre più evidenza.
Sono queste utopie di cambiamento e di speranza in società più eguali che lo fanno schierare con gli ultimi.
Itaca fa parte di questa continua ricerca identitaria, di un’umanità non sottoposta alla legge del più forte.
Antonio non vuole fuggire ma nello stesso tempo non si sente a suo agio in una città che gli sbatte in faccia, a volte in forma aggressiva, i cambiamenti sociali dovuti alle grandi disuguaglianze che spingono all’emigrazione; ed ecco il motivo del suo continuo viaggio lungo una strada che lui sente in parte già definita.
Itaca in definitiva è solo una metafora di una meta esistenziale. Arrivare a Itaca è quasi un sogno, è la necessità di intraprendere un lungo viaggio.
Il viaggio deve essere in grado di operare la trasformazione e di renderci umani.
Itaca è l’esperienza accumulata nel nostro viaggio.
[FC]: Parlaci di don Gallo (1928-2013): chi era quest’uomo e che significato ha per la città di Genova.
[GR]: Andrea – Don Gallo – è stato un personaggio fondamentale per diverse generazioni di genovesi.
Pecora nera per alcuni, divino profeta per altri.
Paladino degli ultimi, lui che ha sempre aiutato, anche a dispetto delle autorità, tossicodipendenti e chiunque fosse parte di minoranze non accettate e spinte ai margini della società “civile”.
Un ricordo personale: ho la piccola mano di mia figlia stretta nella mia: siamo in una manifestazione, una delle tante di quei tempi. Arriva Andrea. Ci abbracciamo.
Lui vede la piccola “Lei deve essere Valentina”, dice.
Valentina gli sorride, lui l’abbraccia.
Quando siamo soli le dico: “Attenta. I preti buoni fanno credere che tutta la chiesa sia come loro”.
[FC]: In un breve sfogo nel capitolo 5 Laura descrive la situazione delle Università italiane: parlaci della situazione oggi del nostro mondo accademico.
Sono vere le parole di Laura?
[GR]: sono stato docente universitario; certo, nelle parole di Laura ci sono verità che derivano dalla mia esperienza.
Come non accettare che il ricambio a favore dei giovani debba essere una regola inderogabile?
Perché non ipotizzare sistemi che permettano, a chi lo desidera, di contribuire allo sviluppo scientifico dei più giovani senza bloccarne l’entrata in ruolo e l’inizio della loro carriera accademica?
[FC]: “In Grecia, ogni giorno, un minorenne svanisce nel nulla”.
Come ti sei documentato su questo inquietante fenomeno di cui parli nel romanzo?
Parlaci anche dell’Associazione Te-in-mente, qualora esista – posto che sicuramente ci sono associazioni simili sul nostro territorio.
[GR]: in quella frase che riporti Federica ho utilizzato una notizia tratta dal web. Viene citato l’ente assistenziale “Hamogelo Tou Paidiou” (Sorriso del Bambino) in occasione della Giornata Mondiale dei ragazzi scomparsi.
Il numero delle ragazze che scompaiono è due volte e mezza superiore a quello dei ragazzi.
Comunque, ho letto anche per fortuna che circa l’80% dei giovani viene ritrovato.
Le associazioni che in Italia aiutano a ricercare persone scomparso sono diverse, quella che Antonio trova è del tutto inventata. Mi serviva un aggancio realistico affinché il protagonista potesse entrare in possesso del manifesto e effettuare un confronto tra il volto della ragazzina scomparsa e quello della giovane donna con la gonna a fiori.
[FC]: Parlaci ora dell’affettuoso e commovente rapporto esistente tra Antonio e lo zio Ettore.
[GR]: Il rapporto tra Antonio ed Ettore è quanto di più lontano ci sia nella mia esperienza di vita.
Ettore fa da madre e da padre ad Antonio, da quando aveva circa sette anni, dopo la morte dei genitori in un incidente d’auto. Ovvio che il legame diventi centrale.
Ettore è il modello a cui conformarsi, anche se lo zio lo guida senza imporsi; così Antonio fa proprie molte delle idee di Ettore e insieme costruiscono un vincolo indissolubile.
Si potrebbe vedere in Ettore la figura del “maestro”, di colui che ti prende una mano e ti accompagna nel viaggio della vita.
[FC]: Un esordio raffinato “La ragazza con la gonna a fiori” – che ti è valso la vittoria del Premio Selezione Bancarella 2025 e la finale a Pontremoli il prossimo Luglio.
A tale riguardo, parlaci delle tue sensazioni, speranze, timori.
[GR]: incredulità, cara Federica!
E poi devo dirti che, compiuti gli 80 anni, anche per me come per Antonio, speranze e timori sono elementi di un viaggio in parte già segnato dal destino.
[FC]: Nelle pagine di “La ragazza con la gonna a fiori” il tuo protagonista Antonio legge “L’assassinio del commendatore” di Murakami, poi cita Petros Markaris – il creatore del commissario Kostas Charitos, ed in casa colleziona testi di Gramsci e Mark Solms.
Quali sono gli autori che tu leggi di preferenza e che ci consigli di avvicinare?
[GR]: “Lettere dal carcere” di Gramsci merita di essere letto.
Personalmente, avendo vissuto nel mondo delle neuroscienze sono sempre stato affascinato dal problema della coscienza.
Nei primi del ‘900 coscienza era la percezione dell’esterno che arriva nel nostro cervello (inteso come corteccia cerebrale), dove viene elaborata e diventa cosciente.
Solms, come altri, ritiene che la coscienza primaria sia dovuta a zone cerebrali sottocorticali ”affettive”.
Grazie a questa coscienza diventiamo consapevoli di quello che proviene dall’esterno (vedi “La fonte nascosta” di Mark Solms, AdelphiEditore).
… e quanto a libri che consiglio: sono tantissimi e tutti meritano di essere letti; nel libro ne cito alcuni.
Poi ci sono quelli che adesso sono sul comodino: Carofiglio, Connely, Harari, Morchio.
I libri sono grandi esperienze anche se non sempre ”travolgenti”. Da tempo inseguo la fine di un romanzo “Il peso delle parole” di Pascal Mercier, pseudonimo di Peter Bieri, scrittore e filosofo svizzero.
[FC]: E per concludere: vuoi lasciare un messaggio ai lettori di Thriller Café?
[GR]: Se siete arrivati a questo punto e non avete ancora letto “La ragazza con la gonna a fiori”, credo che potreste tentare di farlo per poi farmi sapere cosa ne pensate.
Scrivere è stata un’esperienza molto bella durata diversi anni.
Mi sono chiesto molte volte cosa sarebbe avvenuto dopo aver consegnato alle stampe il manoscritto.
Una cosa era certa: le parole avrebbero smesso di appartenermi, e ognuno di voi che legge le avrebbe fatte sue almeno per metà.
Federica Cervini e la Redazione di Thriller Casé ringraziano l’autore per il tempo dedicato, arrivederci!
La foto di Guido Rodriguez è pubblicata su concessione dell’autore.
