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Al Thriller Café è protagonista oggi Luca Giraldi, autore di Pisa da poco in libreria con la sua antologia di racconti “Piccolo mondo schifoso“. Il volume raccoglie tredici racconti brevi che oscillano tra il noir, l’horror e il grottesco, trattando problematiche come l’alienazione nella società contemporanea, la moderna schiavitù del precariato, il razzismo, il classismo, l’omofobia e la misoginia. Ve li introduciamo brevemente a uno a uno.

Luce rossa. Un impiegato stressato in cerca di evasione decide di trascorrere del tempo in un cinema porno. Mentre immagini cruenti scorrono sullo schermo, lui si danna per portare all’orgasmo il suo vicino di poltroncina, ma avrà una brutta sorpresa.

Il giorno in cui i morti scioperarono. Un operaio assiste avvilito all’impiego di zombi in ambito lavorativo. I non morti sfruttati dal sistema capitalistico però iniziano a ribellarsi…

Principe azzurro. Un uomo si finge innamorato di una prostituta decisa a cambiare vita, ignara delle sue vere intenzioni.

Incidente a Chinatown. Un imprenditore in difficoltà contrae una malattia venerea in un centro massaggi cinese. Deciderà di vendicarsi in maniera feroce.

Indice di gradimento. Un politico, spinto dal proprio partito e dalla madre, è disposto a qualsiasi bassezza pur di raccogliere consensi, ma pagherà a caro prezzo lo spregiudicato arrivismo.

L’anomalia. Un alto livello di competizione aziendale e una forma di paranoia spingono un operaio metalmeccanico a un atto folle.

Un certo Alex. Un assessore ipocrita viene ucciso durante un incontro clandestino in una pineta. Il suo spettro riempie le notti con lugubri lamenti affinché il suo corpo sia rinvenuto…

L’uomo sul cavalcavia. Un aspirante suicida intenzionato a lanciarsi da un cavalcavia blocca il traffico su una strada ad alta percorrenza. La folla cercherà di persuaderlo a desistere dall’intento.

Eredità. Un eterno precario che sogna una vita gaudente eredita dallo zio armi e feticci appartenuti a un serial killer che decenni prima trucidava coppie appartate in auto.

L’estatico martirio di Kat_02. Un internauta inappagato segue sui social una influencer afflitta da disturbi alimentari.

Dogging. Un presunto cuckold incontra in un locale il futuro amante occasionale della moglie; il rapporto sessuale prospettato si rivelerà ben diverso.

Anniversario. Un borghese benpensante è convinto di esser stato derubato e se la prende con un migrante.

La donna in vetrina. Un inveterato alcolista si imbatte nel cadavere orribilmente mutilato di una prostituta che esponeva il proprio corpo nella vetrina di un vicolo. Va alla polizia, ma le cose prenderanno una strana piega.

Questi i tredici racconti presenti in “Piccolo mondo schifoso“; per aiutarvi ad approfondire il libro aggiungiamo a seguire tre domande all’autore e un estratto da uno degli scritti.

Tre domande all’autore

Com’è nato questo libro?

Il libro è nato dalla volontà di raccontare, attraverso la forma del racconto breve, alcune delle tensioni più forti e spesso rimosse della nostra epoca.

L’idea iniziale era quella di usare i generi del noir, dell’horror e del grottesco non solo per intrattenere, ma per offrire uno sguardo critico sulla realtà contemporanea: il lavoro precario, l’alienazione, il razzismo, la violenza di genere, l’ipocrisia sociale. Temi spesso affrontati in chiave realistica o saggistica, qui vengono rielaborati attraverso una narrazione disturbante ed eccessiva, anche se talvolta può risultare difficoltoso superare la trivialità dei nostri tempi. Infatti Non è un caso che molte delle trame prendano spunto da fatti di cronaca o da dinamiche osservate nella quotidianità.

La struttura a racconti è stata una scelta precisa: ogni storia esplora un volto diverso del disagio sociale e individuale, permettendo di costruire un mosaico ampio, fatto di toni diversi ma legati da una visione coerente.

Qual è la cosa che i lettori potrebbero apprezzare di più in questa raccolta?

Ciò che i lettori potrebbero apprezzare maggiormente è la brutale schiettezza nel raccontare il presente attraverso storie dove l’inquietudine narrativa si intreccia con una cruda riflessione sui mali della società contemporanea.

La violenza e il degrado morale non sono qui solo elementi narrativi, ma strumenti per mettere a nudo ipocrisie e contraddizioni diffuse. Ogni storia mostra un frammento del mondo in cui viviamo, spesso da una prospettiva spiazzante, scomoda, ma autentica.

I lettori più sensibili alle dinamiche sociali potrebbero trovarsi coinvolti nella denuncia esplicita che attraversa le trame.

Infine, l’antologia può attrarre chi cerca una narrativa che vada oltre l’intrattenimento, offrendo un’esperienza priva di facili consolazioni, dove l’orrore non è solo quello delle azioni raccontate, ma anche quello che emerge dal contesto in cui tali azioni sono, purtroppo, possibili o addirittura plausibili.

Quali sono i tuoi autori di riferimento? 

Senza la minima presunzione di volermi accostare a quelli che considero mostri sacri della letteratura, posso stilare una breve lista degli autori che più hanno segnato il mio percorso di lettore.

Dino Buzzati per l’uso del surreale e del simbolico come veicolo di riflessione esistenziale, e per la capacità di creare racconti brevi con un forte impatto etico o psicologico, anche quando la trama sfocia nell’assurdo e nel perturbante. 

Flannery O’Connor per la fusione di violenza, ironia nera, riflessione morale e spirituale. 

Irvine Welsh per la rappresentazione spietata delle classi marginali, del corpo umiliato, della dipendenza e della brutalità quotidiana.

Thomas Ligotti per la visione del mondo come una farsa oscura e senza redenzione, e per il modo in cui l’horror diventa metafora dell’oppressione sistemica e della perdita del sé in una realtà spersonalizzata.

Estratto

(dal racconto “Il giorno in cui i morti scioperarono”)

Ci abituammo in fretta a vedere in giro i morti che svolgevano mansioni lavorative: morti in sella a biciclette traballanti che si muovevano da un capo all’altro della città per consegnare cibarie a domicilio; morti che riempivano gli scaffali e riordinavano carrelli nei piazzali dei supermercati; morti che disinfestavano campi, spazzavano marciapiedi, spurgavano fogne, raccoglievano pomodori sotto un sole feroce, preparavano la malta e portavano a passeggio i cani.

Sulla mia linea produttiva gli operatori vivi erano stati dimezzati; l’azienda nel giro di poco aveva mandato a casa tutti gli interinali (con sommo rammarico di Masoni che giudicava disdicevole insidiare un cadavere, seppur piacente) rimpiazzandoli con gli zombi.

Mi ritrovai così a lavorare fianco a fianco con un venticinquenne vittima di uno schianto in moto. Una cicatrice gli solcava la fronte e, con il sopraggiungere di un caldo anomalo per la stagione e la mancanza di un appropriato sistema di climatizzazione all’interno dello stabilimento, pezzi di carne presero a staccarglisi dalle ossa delle braccia (problematica alla quale si ovviò facendogli indossare magliette a maniche lunghe); attraverso un foro sulla guancia potevo intravedere i denti ballerini e le gengive necrotiche.

I lavoratori a tempo determinato che erano stati liquidati in anticipo rispetto alla scadenza contrattuale e che, vista la situazione, difficilmente avrebbero trovato un altro impiego, scesero in piazza sostenuti dai pochi sindacati non asserviti e le associazioni studentesche, ma le mobilitazioni vennero prontamente sedate da violente cariche della polizia seguite da incarcerazioni, denunce e diffide penali.

Poi accadde l’inaspettato.

Il primo caso di insurrezione da parte di un morto vivente si verificò in una ditta tessile. Quel giorno lo zombi in questione era risultato meno efficiente non raggiungendo il target stabilito dai parametri aziendali perciò il suo responsabile diretto aveva pensato bene di motivarlo a sprangate. Il sadico superiore mai e poi mai si sarebbe aspettato una reazione da parte di un cadavere, visto che era solito adottare certi comportamenti pure coi dipendenti che ancora respiravano senza che questi ultimi osassero opporsi, subendo in timoroso silenzio le angherie a cui giornalmente li sottoponeva. I testimoni descrissero ai giornalisti l’espressione di incommensurabile terrore dell’aguzzino, allorché il morto si era rigirato affondandogli i denti nel collo. L’uomo era indietreggiato: il sangue gli fuoriusciva a profusione dallo squarcio in sincronia col battito cardiaco; era inciampato e caduto a terra e il morto si era chinato su di lui, sventrandolo a mani nude e portandosi alla bocca le viscere calde mentre lui stava ancora strillando come un maiale al macello.

Nei giorni seguenti si sono ripetuti episodi simili, ma la situazione è degenerata del tutto la settimana scorsa, quando torme di morti hanno disertato il lavoro per invadere le strade dei centri urbani rovesciando i tavoli di bar e ristoranti che ingombravano selvaggiamente il suolo pubblico, infrangendo le vetrine delle grandi catene commerciali che pagavano ai loro commessi salari da fame, saccheggiando e devastando le boutique di lusso, ribaltando e incendiando auto costose.

A poco sono servite le cariche della polizia, poiché l’unico modo scientificamente provato di fermarli è quello di distruggergli il cervello e, come tutti abbiamo potuto vedere nei servizi mandati in onda, la maggior parte degli insorti indossa dei caschi.

Tutt’ora la protesta è ben lungi dal terminare. Colonne di fumo si ergono su tutti i capoluoghi, il suono delle sirene e degli allarmi è incessante, le autorità raccomandano di non uscire di casa se non strettamente necessario.

Chiunque provi anche solo a intralciarli viene morso e si trasforma a sua volta in un morto vivente pronto a rivoltarsi. In tal modo le file dell’armata di zombi si sono ampliate con impressionante celerità.

Luca Giraldi

Luca Giraldi è nato nel 1977 a Pisa, città dove risiede tuttora. Cresciuto a punk e body horror, si diploma al Liceo classico per poi frequentare la Facoltà di Lettere Moderne senza tuttavia laurearsi. Ha svolto i mestieri più disparati — falegname, benzinaio, carpentiere, bracciante agricolo — e da oltre vent’anni lavora come operaio metalmeccanico. Finalista in diversi concorsi letterari nazionali, tra cui il Premio Bukowski, Streghe Vampiri & Co. e Giovane Holden, ha vinto nel 2023 la XVII edizione di quest’ultimo con il racconto Anniversario.

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Piccolo mondo schifoso
  • Giraldi, Luca(Autore)

Articolo protocollato da Redazione

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