emiliano longobardiCari amici di Thriller Cafè, se non avete ancora mai letto “Rusty Dogs”, dovete assolutamente rimediare. Fatelo ora, prima di andare avanti con questo pezzo. Oppure finite di leggerlo e poi andare a leggere Rusty Dogs, come vi pare, ma fatelo! Vi basta andare qui [http://rusty-dogs.blogspot.it/], cliccare sul primo episodio, “Next door to paradise” e vedrete che vi scollerete dal sito – a malincuore – solo quando arriverete alla fine dell’ultimo. Se la nostra parola non vi basta, se siete il tipo di persone che vogliono sapere perché dovrebbero andarci, perché dovrebbero leggere proprio quel fumetto, be’, allora la possiamo mettere giù così: se siete qui significa che amate il thriller, il noir, il giallo e tutte le altre declinazioni, tutte le sfumature, di quel genere di storie che ora ci tengono col fiato sospeso, ora ci sporcano l’anima e ci infondono nelle vene, come droga, atmosfere tese, a tratti malinconiche; storie di degrado e di vite ai margini, frammenti di vite andate in pezzi tenute insieme sul filo delle parole per la durata di un racconto.
“Rusty Dogs” è tutto questo e molto di più: è la vita, ai minimi termini.
Sceneggiature impeccabili, testi di qualità e disegni intensi; storie toccanti che sono un pugno nello stomaco ogni volta. Storie impregnate di una vena malinconica che ti graffia il cuore. Rusty Dogs non si può non leggere.
Oggi abbiamo il piacere di ospitare colui che di questo fortunato webcomic è la mente creativa: Emiliano Longobardi.

[D]: Buongiorno Emiliano, benvenuto su Thriller Cafè. Nel 2010 segnalammo su questo sito la quarta uscita di Rusty Dogs; da allora sono passati quattro anni e trenta episodi. Come vanno le cose, sei soddisfatto?
[R]: Discorso complesso. Che non vuol dire difficile, ma solo che ha bisogno di essere articolato su più livelli. Se penso a quando siamo partiti – ormai quasi cinque anni fa – e alle reali intenzioni che avevo, direi di no. Speravo di finire di scrivere tutte le storie entro un paio d’anni, invece – a tutt’oggi – me ne rimangono ancora quattro. Non sto ad entrare nel dettaglio dei perché e dei percome, conta il fatto in sé. Però è pur vero che quando siamo partiti la serie si sarebbe dovuta concludere in trentacinque episodi e invece saranno cinquanta. Questo significa che lungo il percorso si è creato un interesse estremamente gratificante attorno al progetto e – in particolare – l’autocandidatura di molti disegnatori mi ha spinto a riconsiderare buona parte della storyline principale. A tutti gli effetti, oggi, Rusty Dogs sarebbe una cosa molto diversa da quella che invece sta diventando e che diventerà il giorno in cui metteremo online l’ultimo episodio. E questo è l’aspetto più importante: oggi non riesco a vedere la serie in maniera diversa da com’è in questo momento e la cosa mi soddisfa enormemente.

[D]: So che te l’hanno chiesto in tanti, ma ti andrebbe di raccontare lo stesso ai nostri lettori che ancora non ti conoscono – e che soprattutto non conoscono Rusty Dogs – com’è nata l’idea di questo progetto?
[R]: È nata per caso e per gioco. Per caso perché per caso mi sono ritrovato a scorrere la colonnina del mio blog dedicata ai link ai blog di disegnatori che apprezzavo molto e per caso mi sono ritrovato a immaginare quanto sarebbe stato bello coinvolgere molti di loro in un unico progetto che gli permettesse – pur nelle grandissime differenze espressive – di esprimere una certa propensione al nero. Per gioco, invece, perché per gioco ho provato ad articolare un progetto e a sottoporlo a ognuno di loro. Già al primo “sì”, tanto l’aspetto casuale che quello ludico si sono trasformati nella stimolantissima necessità di dare concretezza al tutto. C’è da dire, però, che se Mauro Mura (che si occupa di lettering, cura grafica e tutte le questionaglie tecniche) non avesse accettato la proposta di accompagnarmi, oggi Rusty Dogs sarebbe solo un’ipotesi di progetto. E se – poco dopo – a lui non si fosse aggiunto Andrea Toscani a farmi da editor, molto difficilmente avrei acquisito quel poco di consapevolezza e sicurezza che ho maturato nel cammino. E questo senza togliere naturalmente nulla all’enorme gratitudine che nutro nei confronti di ognuno dei disegnatori dello staff.

[D]: Perché “Rusty Dogs”?
[R]: Perché non c’è mondo che non sia corruttibile e perché ci sono poche metafore efficaci come quella del cane. E perché mi piaceva un sacco il suono.

LogoRDgs[D]: Come mai hai scelto di realizzare un webcomic e non un cartaceo?
[R]: Perché avevo il desiderio di condividere immediatamente il risultato degli sforzi di tutti e solo il web mi permetteva di soddisfare questo tipo di esigenza: i tempi del cartaceo – tanto con un editore alle spalle quanto nell’ambito dell’autoproduzione – sono troppo lunghi. Inoltre – ed è un motivo importante quanto il primo – il contenitore (l’oggetto-libro) non può che modificare il contenuto: Rusty Dogs è una serie composta da episodi brevi di quattro pagine e un volume che le potesse contenere avrebbe avuto il grande vantaggio di offrire una visione d’insieme, ma avrebbe alterato i tempi di lettura tipici del seriale. Questo prescindendo dal fatto che i tempi ci siano poi scappati un po’ di mano, dilatandosi in maniera eccessiva.

[D]: C’è un episodio a cui sei legato in modo particolare, che magari rileggi volentieri, o sei affezionato a tutti allo stesso modo?
[R]: Onestamente, no. Per due motivi. Il primo, strutturale: vedo Rusty Dogs come un unico episodio composto da cinquanta frammenti, ognuno dei quali a loro modo importante per il risultato finale. Il secondo, emotivo: ognuno degli episodi ha una sua storia personale dietro, fatta di rapporti diversi coi disegnatori, tempi diversi di realizzazione, grandi entusiasmi, discussioni, attese, correzioni e vita personale di ognuno di noi: nel corso di cinque anni l’ambito personale e privato ha inciso profondamente nel percorso della serie, fra matrimoni, lutti, nascite, separazioni, enormi soddisfazioni e cocenti delusioni private e professionali, tutti elementi che non potevano non influire su un progetto che nasce amatoriale nel senso letterale del termine, per il puro piacere di farlo.

[D]: Sono molti i nomi illustri che si sono passati la matita per disegnare le tue storie. C’è un artista con cui ti piacerebbe lavorare ma con cui ancora non ne hai avuto occasione
[R]: Non uno, tantissimi. Cito però gli unici due autori che hanno dovuto declinare l’invito a partecipare, ma il cui sincero apprezzamento alla serie è stato e continua a essere comunque di grande stimolo: Maurizio Di Vincenzo e Igort.

[D]: Dai un consiglio a un giovane che vorrebbe diventare sceneggiatore di fumetti.
[R]: Nessun consiglio: ho ancora tanto bisogno di riceverne io.

TavolaRustyDogs[D]: Quali caratteristiche che deve avere un storia per essere buona, secondo te?
[R]: Una storia di Rusty Dogs deve “suonarmi” in testa, un po’ come se fosse un pezzo musicale. Se “suona”, allora mi soddisfa. Deve convincermi l’atmosfera, l’interazione fra i personaggi e ciò che vogliono esprimere.

[D]: Tu sei anche un libraio. Si parla tanto di crisi del libro, qual è la realtà del fumetto oggi in Italia?
[R]: Una realtà fatta di grande difficoltà, tanto in edicola quanto in fumetteria e libreria di varia. Per quanto riguarda l’edicola, è un settore che conosco solo da fruitore o come osservatore, ma non conosco i dettagli, quindi sorvolo. Per quanto concerne le fumetterie e le librerie di varia, invece, le prime soffrono principalmente per le caratteristiche vetuste di un modello distributivo incapace di aggiornarsi e che non vuole aggiornarsi realmente alle vitali necessità del settore: avere 2/3/400 negozi che acquistano senza diritto di resa, alla fine, garantisce introiti sicuri. Le librerie di varia sembrano riuscire ad accogliere tutti quei cataloghi che invece  stentano a decollare o addirittura a entrare nelle fumetterie. Mi riferisco in particolar modo a quegli editori che non pubblicano seriale, ma prevalentemente volumi autoconclusivi che possono incuriosire e interessare i lettori di libri. C’è anche da dire, però, che pure noi librai dovremmo metterci in testa che la formazione – soprattutto in momenti di grande sofferenza come quello che stiamo vivendo – è una necessità non più rinviabile. Fare impresa in frangenti come questo significa imparare ad affrontare un mercato con regole nuove e per farlo bisogna studiare, non sperare di utilizzare gli strumenti che potevano essere validi dieci anni fa.

[D]: C’è qualcosa che vuoi dire ai lettori di Thriller Cafè prima di salutarli?
[R]: Solo di dare un valore alle proprie letture e non un prezzo.

È tutto. Salutiamo e ringraziamo Emiliano per essere stato con noi e gli auguriamo buona fortuna per il prosieguo di questa appassionante avventura.
Non fatevelo ripetere ancora: leggete Rusty Dogs!

càne
s.m.
1 sm
{zoologia} mammifero domestico, con testa allungata orizzontale, muso generalmente aguzzo, dentatura robusta, canini sporgenti, olfatto sviluppatissimo, corpo di media grandezza
2 sm
[in senso figurato] persona spregevole, villana o malvagia
3 sm
nelle armi da fuoco portatili, martelletto metallico che, premendo il grilletto, percuote la capsula e accende la carica di lancio
4 sm
forma italianizzata di khan

rùggine
s.f., s.m.inv., agg.inv.
1 sf
sostanza di colore bruno-rossastro che si forma per ossidazione sulla superficie del ferro e di altri metalli esposti all’aria e all’umidità, logorandoli
2 sf
[in senso figurato] astio, rancore reciproco
3 sf
malattia che colpisce il frumento, dovuta ad un fungo parassita; si manifesta con macchie rossicce sulle foglie

Articolo protocollato da Oreste Patrone



Oreste Patrone ha scritto 12 articoli: