Hannibal lecterRecensito oggi Hannibal Lecter. Le origini del male, il quarto romanzo di Thomas Harris sulle vicende del dottor Lecter, nonché ultimo episodio della serie. Il libro si prefigge l’ardua impresa di spiegare le origini psicologiche e sociali della psicopatia di Lecter, razionalizzando in tal modo la genesi del mostro.

Titolo: Hannibal Lecter: le origini del male
Autore: Thomas Harris
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2008
Pagine: 343
Traduttore: Callegari A.

Trama in sintesi
Vittima della guerra che devasta la Lituaniania, Hannibal vede la propria famiglia sterminata. Si rifugia in un piccolo casale con la sorellina Mischa, ma i due vengono catturati dai collaborazionisti dei tedeschi che, costretti dagli stenti, divoreranno la sfortunata bambina. Dopo l’orfanotrofio, Lecter trova accoglienza a Parigi, presso sua zia, la saggia Lady Murasaki, ma non smetterà mai di coltivare i germi della vendetta, e di dare libero sfogo al suo sadismo.

Nonostante l’apprezzabile tentativo di giustificare l’origine di un mostro tanto efferato, il libro è lacunoso, scritto fondamentalmente male, frutto di un improvviso impulso commerciale più che di una genuina ispirazione letteraria.
Nelle scarne pagine del romanzo, Thomas Harris si conferma ciò che Morandini lo aveva definito: narratore di razza, e scrittore appena discreto. Dotato di talento visionario, senz’altro, ma privo di quello slancio artistico/letterario caratteristico degli scrittori di razza. Il carattere estremamente poco prolifico della sua produzione letteraria (quasi esclusivamente incentrata su un solo personaggio) sta lì a dimostrarlo.
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Fortemente voluta da Dino De Laurentiis, la trasposizione filmica dell’ultima fatica di Thomas Harris vede lo scrittore anche come sceneggiatore: rispetto al romanzo, poco più che mediocre, la sceneggiatura merita senz’altro di più. Inoltre, al di là delle lacune della storia e della discutibile scelta di Harris sulle origini psicologiche del mostro antropofago, la pellicola scorre in maniera abbastanza veloce. Non ci sono tempi morti e l’attenzione è mantenuta a livelli sufficientemente alti dalle ragioni d’interesse alla base di ogni prequel: cosa è successo prima? Come si spiegano certe cose? Nonostante la buona interpretazione di Gaspard Ulliel, la nostalgia del cinefilo che guarda la pellicola riguarda inevitabilmente la mancanza dell’attore che, sopra ogni altro, ha vestito i panni dello psichiatra cannibale: Anthony Hopkins.
Nel complesso, il film è apprezzabile in ogni caso per storia, sceneggiatura e ritmo. Gong Li, nella parte di Lady Murasaki, riesce nella difficile impresa di superare, in eleganza e charme, addirittura se stessa.

Diego Di Dio

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