″Un sottile segreto″ di Callie Kazumi, scrittrice anglo-giapponese che, secondo quanto riportato nella nota biografica del libro, ha iniziato a scrivere dopo la lettura di On Writing di Stephen King regalatole dal padre (il Papi destinatario della dedica,suppongo) è un libro ambizioso. Pubblicato in Italia da Piemme, il romanzo si presenta come un thriller psicologico con venature sentimentali, che, pur con le limitazioni derivanti dal genere letterario, intende indagare temi attuali ed eterni come la fragilità degli affetti e la doppia vita nelle relazioni di coppia. Ambizione che, purtroppo, non trova riscontro nella lettura.
Fin dall’inizio si intuisce che la narrazione intenderà essere un intreccio tra mistero e introspezione:la scomparsa del compagno e promesso sposo della protagonista dovrebbe innescare una spirale verso l’ignoto. Ma il difetto principale del romanzo è proprio questo: non c’è ignoto. Un lettore mediamente accorto intuisce dopo poche pagine l’esilità della struttura. L’elemento del mistero si dissolve sotto il peso di una trama che si basa su un colpo di scena finale molto, molto scontato.
La protagonista Claire vive e lavora a Londra, frequenta una collega, Sukhi, che ha anche ruolo di amica del cuore e, soprattutto, ama Noah, un fidanzato perfetto da chick lit. Il giorno del loro anniversario la giovane donna gli porta il pranzo al lavoro (Noah è un leone rampante della city finanziaria londinese, ça va sans dire) e scopre che l’uomo non lavora più lì da tempo e nessuno sa dove sia andato. Inizia una discesa nel delirio fatto di assenza, silenzi e segreti. Claire ritroverà il futuro sposo ma con lui avrà la sorpresa di imbattersi anche in un proprio clone più bello, più biondo e più ricco ossia la fidanzata parallela di Noah.
La trama si svolge attraverso una narrazione in prima persona, sovente sotto forma di diario, che alterna le vicende presenti (la scomparsa e successiva ricomparsa di Noah con tutto ciò che ne consegue) con flashback relativi alla loro, tutto sommato, recente e apparentemente perfetta storia d’amore. A caratterizzare la protagonista numerose pagine sono dedicate al suo rapporto più che problematico con una madre disfunzionale e parecchio stronza.
Nel suo ultimo terzo il libro aspira a diventare un legal thriller (e si, qualcuno si farà molto, molto male) senza averne la solidità: il tribunale escute un testimone per capitolo quando sarebbe bastato sentire l’ultimo per comprendere ciò che, comunque, era già chiaro, ripeto, dall’inizio.
Il finale è sufficientemente inverosimile. Per non creare spoiler basti accennare al fatto che si ″scopre″ che qualcosa non ha funzionato dall’inizio e che, nonostante le vicende narrate, continuerà a non funzionare perché ″chi nasce quadrato non potrà mai essere tondo″.
Il romanzo si basa interamente su un twist narrativo che si smaschera troppo presto. L’accenno al sottile segreto del titolo dovrebbe alludere al mini colpo di scena finale. A proposito: il titolo originale “Cuckoo”, che allude al famoso uccello che si alloca nelle altrui nidiate mi pare più aderente al contenuto del romanzo.
Le vicende di un uomo che vive una doppia vita e inganna la compagna sono state raccontate molte volte e, quindi, ci si attenderebbe un po′ di originalità. Ma questa manca limitandosi l’autrice a una narrazione prevedibile e scolastica. Nonostante le vicende apparentemente sconvolgenti la giovane reagisce in modo irrealistico, senza che si crei quella tensione che ci si aspetterebbe da una situazione come quella vissuta. In molte occasioni, per esempio, stappa bottiglie di vino cercando, forse, nel liquido rosso la verità. La ripetitività, che potrebbe essere un espediente di stile, si tramuta in zuccherose tirate sul ″come eravamo″ della coppia scoppiata. Ancora una volta la strizzata d’occhi alla chick lit è evidente e non realizzata in maniera efficace: il romantico passato si pone in stridente contrasto con l′ansia dell’attuale situazione ma, al contempo, infarcisce pagine e pagine di narrazione saccarinica con esiti letali per il ritmo della narrazione.
Sukhi, l’amica e collega di lavoro di Claire, è uno dei pochi personaggi secondari che sembrano avere una parvenza di spessore: diretta ed empatica sembrerebbe bilanciare, con un po’ di sano disincanto, la melensa vicenda amorosa. Purtroppo, ben presto, anche lei viene sacrificata alle esigenze della trama senza evolvere in maniera efficace. Tutti gli altri personaggi (non molti, per la verità) sono poco più che comparse compresa la madre della protagonista che, con i suoi numerosi appetiti, avrebbe potuto donare interessanti spunti al romanzo.
Lo stile di scrittura, diligentemente tradotta in italiano da Stefania Cherchi, è fluido e accessibile. Talvolta l’autrice tenta di essere più evocativa e profonda ma abusa di cliché.
A livello di struttura l’alternanza tra le pagine del diario e la narrazione diretta inizialmente è efficace ma perde di incisività progredendo nella storia. Molte vicende raccontate sembrano essere state inserite per rendere più lunga la narrazione.
“Un sottile segreto” è un romanzo che parte da spunti interessanti ma non riesce mai a coinvolgere. Dal momento che si poggia su un colpo di scena e mezzo risulta debole e di scarso impatto. La protagonista è discretamente credibile nei suoi tormenti, ma, come detto, gira a vuoto in una narrazione troppo lunga.
Le buone intenzioni ci sono: l’autrice intende parlare di fiducia nei rapporti di coppia, di relazioni tossiche, di identità e manipolazione. Ma lo fa in maniera basica, senza profondità né originalità. Il risultato è un romanzo anonimo.
Thriller consigliato? Solo se si affronta per la prima volta il il genere.
Recensione di Enrico Ruggiero.

